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Un bagno in Sicilia in laghetti freschi (e limpidi): il tour tra sentieri e oleandri fioriti

Un viaggio tra paesaggi di una bellezza straordinaria che ti sorprendono. L'itinerario ideale per trovare un po' di refrigerio soprattutto nelle giornate afose

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 24 luglio 2024

Cavagrande del Cassibile (foto di Alberto Cuccia)

Panorami di una bellezza abbacinante per l’ordine e la perfezione geometrica delle finestrelle della necropoli, affacciate come occhi scuri nel bianco candore delle pareti rocciose su paesaggi dai colori nitidi.

Un fine settimana di metà luglio come quelle persone a cui sembra che la casa gli caschi addosso, o come diceva mia suocera :”Non avvi pensiero da so’ casa” ci siamo rimessi in viaggio questa volta per raggiungere Cavagrande di Cassibile.

Forti di una ventina di unità abbiamo parcheggiato le automobili in un’area attrezzata e custodita dove abbiamo avuto la gradita sorpresa di trovare un cane maremmano con la sua nidiata di cuccioli che sembravano degli animati batuffoli di cotone e che veramente facevano tenerezza, al punto che Paola non ha saputo trattenersi dal prenderne uno in braccio nonostante che ciò sia un’azione sconsigliata in presenza della madre.

Dopo ci siamo avviati ed abbiamo attraversato un ovile adagiato sulla bianca pietra calcarea e custodito da altri maremmani che ci hanno visto passare senza minimamente scomporsi. (Dopo ho appreso che non attaccano mai gruppi numerosi).
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Abbiamo attraversato un paesaggio abbastanza brullo con pochi alberi di pere selvatiche con frutti rotondi e duri come il legno. Tuttavia accanto alle basse siepi spinose crescevano dei cespugli di salvia emananti un balsamico profumo.

Dopo qualche chilometro siamo giunti all’ingresso del sentiero Carrubbella lato A che si è snodato con un percorso interamente in discesa totalmente scavato nella chiara roccia.

A tratti era ombreggiato con le chiome delle siepi e di alcuni larici a formare come delle gallerie, ma c’erano pure dei tratti scoperti ed assolati, ma via via scendendo potevamo goderci la spettacolare visione del grande Canyon con le bianche pareti perfettamente in verticale e ricoperte da una fittissima verde sfavillante vegetazione.

Alla fine della discesa ci attendeva un rinfrescante bagno in uno dei tanti laghetti che forma il fiume scavati nella roccia e completamente levigati. Intorno c’era una vegetazione rigogliosa e degli oleandri fioriti che abbiamo utilizzato come attaccapanni per riporre i nostri indumenti.

L’acqua era fin troppo fresca, è stato arduo entrarci, ma dopo l’impatto iniziale subentra una piacevole sensazione di frescura e ci si sente rivitalizzati.

Abbiamo intrapreso la via del ritorno per il sentiero Carrubbella lato B, con la differenza che questa volta il percorso era in salita, ma la difficoltà non era costituita tanto dall’ascesa quanto dal sole dardeggiante che infieriva sulle nostre teste, del resto eravamo ormai nel primo pomeriggio : la contr’ora come dicono a Napoli.

Rientrati in albergo la domenica ci siamo partiti in macchina per l’escursione sul fiume Anapo. Arrivati in un largo spiazzo abbiamo lasciato le auto ed abbiamo incominciato a scorgere la necropoli di Pantalica che si presenta come una parete di bianca roccia costellata di innumerevoli finestrelle che come grandi occhi sembravano scrutassero e custodissero la vallata.

Sotto certi aspetti pure noi ci sentivamo sub judice come coloro in obbligo di muoversi in punta di piedi e con voci sommesse per non profanare un luogo sacro. Esso risale ad un’epoca molto anteriore rispetto all’arrivo dei greci.

Il nostro sentiero è iniziato dal lato delle abitazioni e delle chiese rupestri bizantine. Infatti questo popolo al tempo delle invasioni arabe ha riutilizzato questi antichi siti scoscesi perché più sicuri.

Giunti al fiume ci siamo fatti il secondo bagno rinfrescante. Dopo proseguendo il nostro cammino siamo giunti sul tracciato di una ferrovia dismessa dagli anni 60, ma con ancora la stazione con i relativi locali restaurati, con i servizi igienici funzionanti e le relative indicazioni: da un lato, dall’altro.

Parità di genere perfettamente rispettata. Abbiamo proseguito per l’impervio sentiero Bisanti delimitato da una staccionata. Inizialmente si è trattato di una arrampicata vera e propria avendo dovuto usare pure le mani per issarci su aggrappandoci a degli speroni rocciosi. Dopo lo stretto sentiero si è fatto più agevole ma l’abbiamo intrapreso sotto il sole cocente.

Verso metà cammino ci siamo imbattuti in un locale scavato nella roccia che fungeva da punto di accesso per l’acquedotto. Infatti entrando abbiamo visto scorrere in un pietroso canale la limpida e fresca acqua.

La stanza in cui ci trovavamo era così fresca che sembrava che ci fosse l’aria condizionata. Purtroppo non abbiamo potuto fermarci a lungo.

Per fortuna dopo abbiamo imboccato un percorso in discesa e quando le energie a causa del gran caldo incominciavano a scemare siamo giunti ad un’altra riva del fiume e ne abbiamo approfittato per immergerci nuovamente e ancora con le fresche acque rigenerarci.

Risalita l’aspra costa abbiamo visto sul lato prospiciente un grande buio antro punteggiato dalle luci delle torce di alcuni visitatori. Abbiamo appreso che trattasi di una delle più vaste caverne naturali d’Europa.

Dopo, s’era fatto nuovamente il primo pomeriggio, abbiamo proseguito il nostro cammino sotto il sole cocente che più che picchiare, questa volta menava proprio di brutto.

Alcuni di noi a causa del gran caldo avevamo finito le riserve d’acqua e incominciavamo a boccheggiare. Gli ultimi tre chilometri su strada asfaltata ci sono sembrati interminabili. La prossima volta ci attrezzeremo meglio.
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