ITINERARI E LUOGHI
Un'antica città si svela davanti al mare: dov'è (l'altra) "Splendidissima" di Sicilia
Fu Cicerone in persona a definirla così. Vi portiamo alla scoperta di uno dei luoghi più strepitosi dell'Isola in un lungomare bellissimo. Un'area che va tutelata
Il Parco archeologico Lilibeo-Marsala (foto Facebook del Parco)
Lo scenario è il Lungomare Boeo, non uno qualunque. Le premesse “sembrano” buone per accompagnare i curiosi nella giusta direzione, in un ambiente suddiviso in epoche, vicende storiche, reperti e studi approfonditi. La grandezza della struttura (baglio) riconduce a uno stabilimento ottocentesco (costruito attorno al 1880), un tempo fonte di produzione di vino.
Messo piede all’interno, la scelta cade sulla visita del museo (adibito nel 1985 e inaugurato nel 1999) e, successivamente, alla scoperta dei 28 ettari dove sorgeva l’antica città. Vasellame e oggetti di vario tipo incantano gli sguardi attenti. Eppur si muove qualcosa… In effetti, tra le varie testimonianze sono presenti tre “particolari” importanti, da non perdere.
Sollecitati - causa “magari” brezza marina - “prova” a tirare con forza verso il primo relitto: la Nave Punica (a remi). Collocata nella sala principale, è possibile - grazie a una passerella - ammirare il rinvenimento nei suoi minimi dettagli. Risale (naufragio) al III sec. a.C., probabilmente durante la battaglia delle Egadi (241 a.C.).
Scoperta nel 1971 nelle vicinanze della Laguna dello Stagnone (Punta Scario), è uno dei simboli dell’area museale. Tecniche e caratteristiche fanno parte del periodo fenicio (in ogni asse è inciso un simbolo). Con una linea slanciata, è lunga 35 m. e larga 4,80 con circa 68 vogatori. Inoltre, sono conservate la poppa e la fiancata.
Bastano una ventina di passi e la storia si ripete. Una grande stanza protegge un altro relitto dalle proporzioni "mastodontiche": la nave tardo-romanica. Recuperata in prossimità dell’antica foce a estuario del fiume Birgi, gli archeologi hanno trovato una sistemazione su “piano orizzontale”. Fanno parte alcuni elementi costitutivi, come la dotazione di bordo e il suo carico.
La stanza è arricchita da pannelli didattico-illustrativi, un apparato multimediale e un sistema di realtà aumentata che creano l’esatta atmosfera, di protagonismo assoluto di un periodo impegnativo. La “scorpacciata” interna lascia il passo alle faccende esterne.
Un giardino (poco curato) è il preludio verso un nuovo orizzonte chiamato “Lilibeo”.
Fondata dai superstiti di Mozia, occupava un quadrilatero difeso da una poderosa cinta muraria. Le torri proteggevano i lati rivolti a “mare”. Invece, sulla terraferma era presente un profondo fossato. Nei lunghi anni di assedi nemici ebbe la forza di resistere con ardore.
Solo - dopo la guerra delle Egadi - i Romani riuscirono a espugnare e dotare la città di nuove risorse. Nel corso del tempo divenne prospera, florida e acquisì notevole influenza navale nei viaggi verso l’Africa. Lo stesso Cicerone la definì come "splendidissima civitas”.
Successivamente ottenne riconoscimenti di tipo “Colonia” (Helvia Augusta Lilybitanorum). Oggi le tracce archeologiche sono visibili grazie ai percorsi pedonali. Sentieri tracciati e indicati che offrono una panoramica dell’effettiva importanza rivestita. L’ambiente è (un po') offuscato dalla presenza delle margherite gialle. Lu (majo) - dai profumi intensi - coglie alla sprovvista.
Un ampio manto ha “quasi” inghiottito l’intera area, simbolo di una mancata attenzione. In uno scenario “interamente siculo” sono presenti una parte delle fortificazioni nordoccidentali, le terme pubbliche (con il prefurnio per il riscaldamento dell’acqua e la piscina di acqua calda retta da suspensurae), la Grande Domus, dotata di un impianto termale e il santuario dedicato alle divinità salutari Asclepio e Salus-Igiea.
Una menzione speciale la merita l’Insula Romana. È una villa nobile di fine secondo secolo d.C. Gli splendidi pavimenti decorati - dalle perfette forme geometriche - mettono in luce l’accuratezza romana. Il segno tangibile di un periodo ricco, dove Lilybeo - punto strategico della Sicilia - fece la sua parte.
Il parco marsalese rientra tra le quattordici strutture amministrative decentrate. Dati alla mano, merita il giusto riconoscimento culturale per non disperdere parte della storia siciliana. Una fortuna, la nostra, che dobbiamo salvaguardare con ogni mezzo possibile.
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