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Stava lì da 81 anni e nessuno lo sapeva: la scoperta nei mari di Sicilia

Ritrovato nei fondali di Capo Passero un velivolo tedesco Junkers 88 abbattuto nel 1943 durante una missione bellica. I dettagli e le immagini della nuova scoperta

Balarm
La redazione
  • 21 novembre 2024

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Un importante ritrovamento nei fondali di Capo Passero, in provincia di Siracusa, aggiunge un nuovo tassello alla ricostruzione storica della Seconda Guerra Mondiale in Sicilia.

Un velivolo Junkers Ju 88, bombardiere tedesco della Luftwaffe, è stato rinvenuto a 51 metri di profondità grazie alle ricerche condotte dal team del Capo Murro Diving di Siracusa.

L’aereo, identificato tramite il suo numero seriale come appartenente al Kampfgeschwader 54 (KG 54), decollò da Catania il 2 marzo 1943 con l’obiettivo di bombardare il porto di Tripoli, in Libia, prima di essere colpito e costretto ad ammarare.

Il ritrovamento ha permesso di ricostruire la vicenda dell’equipaggio: il pilota Hans Bergé e il radiotelegrafista Hans Treffkorn rimasero feriti, l’osservatore Werner Paetow e il mitragliere Albert Burging persero la vita e i loro corpi vennero successivamente sepolti a Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania.

I resti dell’aereo sono stati trovati integri, con le ali, lunghe circa 14 metri, in assetto di volo ancora adagiate sul fondale.
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Sono visibili anche serbatoi, tubazioni e componenti dei motori e dei carrelli, testimonianze della tecnologia bellica dell’epoca.

Secondo Francesco Paolo Scarpinato, Assessore ai Beni culturali e all'identità siciliana, «la scoperta rappresenta un ulteriore tassello nella ricostruzione storica delle operazioni aeree che si svolsero lungo il litorale siracusano durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare nel contesto dell'Operazione Husky, lo sbarco alleato in Sicilia del luglio 1943».

Essendo uno dei velivoli più versatili dell'epoca, questo Junkers Ju 88 è il sesto individuato nei fondali siracusani, dopo quelli scoperti a Punta Izzo (anni Ottanta), Capo Ognina (2021), alla foce del Simeto (2023), a Punta Campolato (2023) e a Calabernardo (2024).

Gli ultimi cinque relitti sono stati trovati dal team di Capo Murro Diving, guidato da Fabio Portella, in collaborazione con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.

La scoperta sottolinea l'importanza di preservare questi siti come memoria tangibile di un passato che continua a influenzare il presente.

I fondali del Mediterraneo, veri e propri archivi sommersi, raccontano storie di vite, conflitti e sacrifici, offrendo l’opportunità di comprendere meglio le dinamiche storiche che hanno plasmato il nostro mondo.
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