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Turismo al collasso: almeno duemila licenziamenti

Dopo Cefalù, anche le mete più gettonate per le vacanze in Sicilia soffrono per l'aumento delle tasse imposte dai Comuni, dalle Eolie a Taormina

  • 6 dicembre 2012

Continua la crisi del turismo in Sicilia, nonostante il mese di dicembre e un periodo - quello natalizio - in cui molti alberghi dovrebbero registrare il tutto esaurito. Come in un brutto universo parallelo, in cui tutto procede al contrario di come dovrebbe, si parla di almeno duemila licenziamenti: dopo l'eclatante protesta messa in atto a Cefalù con la serrata di ristoranti e alberghi, altre parti della Sicilia si trovano ad affrontare difficoltà economiche, derivanti da aumenti delle tasse imposti dai Comuni.

Ad essere colpite anche le mete solitamente più gettonate, alcuni dei "fiori all'occhiello" delle vacanze nell'isola: le Isole Eolie, Sciacca, Taormina. Dall'Imu alla Tarsu, l'aumento della tassazione serve a sanare i bilanci locali, ma va tutto a scapito di un indotto turistico che dovrebbe invece essere settore trainante dell'economia siciliana.

Una crisi che, dunque, non risparmia nessuno: Pietro La Torre, segretario regionale della Uiltucs - l'Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio e Servizi - ha già inviato una lettera alle Federazioni regionali del turismo, per creare un tavolo tecnico e discutere dell'emergenza in corso. Al di là delle strutture più grandi, poi, c'è anche la piccola impresa, quella a carattere familiare, che risulta sicuramente più difficile da monitorare. Serve un confronto con il governo regionale, per trovare soluzioni e alternative: «Crocetta deve prendere in mano la situazione - ha dichiarato Nico Torrisi, presidente di Federalberghi Sicilia - e ci troverà collaborativi».

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