CINEMA E TV
The notebook, le pagine della nostra vita
Le pagine della nostra vita (The notebook)
USA, 2004
Di Nick Cassavetes
Con Ryan Gosling, Rachel McAdams, James Garner, Gena Rowlands, Sam Shepard, Joan Allen
Un preludio di Chopin sottolinea la suggestiva visione di un paesaggio immerso in un tramonto i cui colori si riflettono sulla superficie di un fiume dorato. Un incipit che può insospettirci oppure spingerci ad una sensazione di nostalgia per i paesaggi perduti e da ritrovare. E’ una visione di quiete che prepara una tempesta da melodramma, il luogo incontaminato che, nel cinema americano, è spesso il teatro di passioni estreme. Proprio in un paesaggio così, nel North Carolina di tanti classici, è ambientata la storia raccontata in questo “Le pagine della nostra vita” (Il titolo originale, “The notebook”, è molto più significativo), diretto da Nick Cassavetes, il figlio di quel celebre John (che ha segnato le vicende del new american cinema raccontandoci in modo magistrale soprattutto le ombre della società americana) e di quella meravigliosa attrice che rimane Gena Rowlands. Il giovane Cassavetes ha esordito dirigendo proprio la madre in “Una donna tutta sola” (che raccontava le insicurezze di una donna trovatasi di colpo ad affrontare la vedovanza), e adesso ci riprova cucendole addosso il ruolo di un’anziana in preda all’Alzheimer, ricoverata in una casa di cura. Un ottantenne, interpretato da un magnifico James Garner, tutte le mattine si avvicina alla donna, che per via della malattia sta perdendo la memoria, e le legge alcune pagine di un consumato taccuino.
Naturalmente, non sveliamo il finale di questa struggente love story, anche se i lettori del romanzo di Nicholas Sparks, da cui è stato tratto questo film, ne conoscono i risvolti. Non sveliamo nemmeno l’identità dell’anziano signore che legge le pagine dell’indimenticabile amore narrato, ma almeno permetteteci di ribadire la nostra ammirazione per Gena Rowlands, preziosa gemma di attrice capace di farci vibrare per verità ed intensità. Fra le rughe di un vissuto non completamente da make-up scorgiamo i segni dell’Alzheimer, spesso bagnati dalle lacrime della memoria. La sua perfomance memorabile è il segno forte di questo bel melodramma diretto con garbo e delicatezza da Nick Cassavetes che funziona anche come l’amore di un figlio nei confronti di una madre. La lezione familiare, il giovane Cassavetes l’ha bene appresa. Il grande John, con le sue partiture liberatorie, ha insegnato a tutti come sia possibile parlare di sentimenti attraverso la forza delle immagini. Ogni tema d’amore è anche un tema legato ai valori della memoria. In questo bel film, la malattia diventa bergmanianamente un destino che conduce a nuove rigenerazioni. Per una vita che finisce altre ricominciano: ed è sempre vita che si consuma, a patto che la sincerità ci renda liberi. Quando il cinema americano sa trasmetterci con coraggio le tante derive dei sentimenti, allora diviene utile e bello sedersi in sala di fronte ad un grande schermo.
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