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Per non dimenticare: l'Almanacco di Roberto Alajmo

"Almanacco siciliano delle morti presunte", scritto da Roberto Alajmo, è uscito la prima volta nel 1996 e ristampato nel 2013 dalla casa editrice "Il Palindromo"

  • 8 giugno 2013

Esistono molti modi per descrivere una città: puoi parlare dei suoi edifici, delle sue strade, delle montagne che la circondano. Ne esistono altri, poi, sicuramente meno convenzionali, ma maggiormente in grado di rimanere impressi nella memoria di un lettore o di un ascoltatore, fatti di avvenimenti che in maniera indelebile hanno segnato la coscienza dei suoi luoghi. Questo il caso di una città come Palermo - e di altre parti della Sicilia - teatro di omicidi di mafia, crocevia di esperienze diverse, ma accomunate da quell'unico atto finale della morte per mano altrui.

"Almanacco siciliano delle morti presunte", scritto da Roberto Alajmo, è un volumetto uscito la prima volta nel 1996 e ristampato nel 2013 dalla casa editrice "Il Palindromo" (LEGGI IN ALLEGATO L'INTERVISTA AGLI EDITORI). Si tratta di tanti piccoli paragrafi che coprono un cinquantennio di storia, raccontando gli omicidi di mafia da una prospettiva diversa: il punto di vista di chi morirà dopo pochi istanti, fatto di pensieri, paure, speranze magari.
Niente di malinconico, pretenzioso, ufficiale: sono immagini semplici e descrizioni di gesti e scenari quotidiani; non c'è spazio neanche per i nomi, né per i numeri, perché le date sono scritte tutte a lettere, come titolo di ogni ricostruzione. E i nomi, in fondo, sarebbero superflui, perché è facile intuire chi sta parlando; da Mario Francese a Piersanti Mattarella, da Carlo Alberto Dalla Chiesa fino a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Una rassegna che fa riflettere, ancora di più in nel mese di giugno, che sta a metà tra le commemorazioni delle stragi di mafia del 1992. A dirla tutta, i siciliani riflettono ormai da anni perché quelle morti, non presunte, ma reali, sono diventate talmente tanto parte integrante del tessuto delle città da non essere soltanto avvenimenti ormai storici, ma un loro pesante tratto distintivo.
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