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Caruso dirige la Sinfonica su musiche di Brahms

  • 5 marzo 2004

Sarà Carmelo Caruso, il direttore del Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, a dirigere l’Orchestra Sinfonica Siciliana nei tre consueti appuntamenti del fine settimana, venerdì 5 marzo alle 21.15 (repliche sabato 6 alle 17.30 e domentica 7 alle ore 11) al teatro Politeama Garibaldi di Palermo. Accanto a lui il violinista rumeno Eugene Sarbu, interprete solistico del “Concerto in re maggiore op. 77” di Johannes Brahms. Pagina oggi fra le più note e apprezzate dal pubblico, questo “Concerto” è stato composto da Brahms durante le vacanze estive trascorse in Carinzia nel 1878, unica pagina da lui dedicata al violino e orchestra. Quest’opera, la sua poeticità serena e distesa, il lirismo affabile e la estrema dolcezza dettata dall’ambiente alpino, rappresenta un’amicizia profonda, quella tra Brahms e il coetaneo violinista Joachim, che fra alti e bassi, fra consigli e critiche, durò lungo l’arco di una vita. La prima esecuzione ebbe luogo al Gewandhaus di Lipsia nel 1779, con Brahms e il dedicatario protagonisti: non fu un grande successo, probabilmente perché si trattava di una partitura “moderna”, con un intenso dialogo fra solista e orchestra e un virtuosismo non protagonistico ma fine all’espressione, alla concezione globale dell’opera.

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“Se dal punto di vista della tecnica violnistica il Concerto brahmsiano si presenta ricchissimo di inruizioni geniali, ciò che rende immortale questa pagina, di una delicatezza stupenda, è soprattutto il trattamento dell’orchestra […]. Ed è infatti proprio nell’orchestra che Brahms rivela la sua più vera natura: un’orchestra che non ha mai la funzione di accompagnamento, ma è anzi sviluppata sinfonicamente con ampi interventi di grande importanza” (S. Martinotti). In tre movimenti – seppur inizialmente erano quattro – il “Concerto” si apre con un imponente “Allegro non troppo” in forma-sonata, in cui emerge la grande cadenza solistica, seguito da un estatico “Adagio” in cui il violino intesse un magico dialogo con l’oboe e, in chiusura, da un “Allegro gioioso, non troppo vivace” dal piglio beethoveniano, eroico e ride al contempo, con un finale in crescendo che trascina trionfalmente verso il successo.

Nella seconda parte, Caruso e la Sinfonica Siciliana saranno impegnati invece nella “Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36” di Pëtr Il’ic Cajkovskij. Il lavoro di stesura di questa grande pagina orchestrale, che venne presentata per la prima volta a Mosca il 10 febbraio 1878, coincide con l’inizio della “relazione epistolare” fra il compositore e Nadezda von Meck, una misteriosa nobildonna, ricchissima vedova madre di dodici figli, che aiutò e finanziò Cajkovskij – senza mai incontrarlo – con uno stipendio annuo di seimila rubli. Questa “Sinfonia” viene inviata per lettera alla generosa benefattrice nel maggio del 1877 e a lei dedicata. In quattro movimenti, l’opera si apre con un “Andante sostenuto” in tempo di valse, in cui l’autore espopne la cellula tematica che sarà generatice dell’intera Sinfonia. Fato inarrestabile, angoscia, melanconia, ma anche gioia indomabile, fortuna, letizia, sono i significati che lo stesso compositore dà alla sua partitura, descrivendola alla dedicataria. I motivi della tradizione popolare russa, qui come in molte altre pagine, si uniscono alle finezze accademiche e al genio musicale di Cajkovskij, creando un affresco pieno di luci e ombre di forte impatto emotivo. Biglietti in vendita al botteghino del teatro (ore 10-13); informazioni al numero 091.588001.

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