TEATRO
“Anatomia. Titus. La caduta di Roma”, quando il sangue è troppo
Un testo violento e visionario di Heiner Muller, ispirato alla tragedia di Shaskespeare “Titus Andronicus”
Dopo avere dato inizio alla stagione 2004 del teatro Garibaldi di Palermo (in via Castrofilippo 30 alla Kalsa), il teatro Bulandra di Bucarest la conclude con lo spettacolo “Anatomia. Titus. La caduta di Roma”, andato in scena il 15 e 16 ottobre, un testo violento e visionario di Heiner Muller, ispirato alla tragedia di Shaskespeare “Titus Andronicus”, una fra le opere più sanguinarie del drammaturgo inglese. E la regia di Alexandru Darie, giovane direttore del teatro Bulandra già dal 2002, di questo sangue se ne fa gran corredo, riempiendone tanto le scene e facendo sì che ad un primo orrore ne segua poi una pigra abitudine. La tragedia originaria narra di una serie di vendette e omicidi sempre più efferati che hanno inizio quando il generale Tito ordina di far uccidere pubblicamente il figlio primogenito della regina degli sconfitti Goti, Tamora. Ai personaggi della tragedia qui si aggiungono un narratore e un clown: il primo veste i panni del drammaturgo tedesco che instaurando così un dialogo con Shaskespeare definisce un ponte ideale fra il teatro di ieri e quello di oggi nel quale elementi comuni rimangono purtroppo quelli della crudeltà e della ferocia; il secondo invece sottolinea quell’ironia che sottende a tutto l’orrore in scena. Molto bello l’uso che dello spazio fa il regista, ben adattando (e con pochissime prove) alla specificità del teatro della Kalsa un disegno scenico creato altrove, e molto bella la fisicità di quei corpi che tanto dicono pur se offesi e martoriati.
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