MUSICA
Al Massimo "Mozart e Salieri" tra leggenda e realtà
Sarà il ventisettenne Dmitri Yurowski a dirigere l’orchestra nell’esecuzione del Mozart e Salieri di Rimsky-Korsakov per il prossimo appuntamento della stagione concertistica del teatro "Massimo" di Palermo (piazza Verdi) il 7 e 9 dicembre (rispettivamente alle 20.30 ed alle 18.30). Finzione o realtà? Leggenda o verità? Dal dramma di Puskin, il celebre scrittore russo, la vicenda è divenuto pettegolezzo e da lì si è trasformato in un vero e proprio mito: Mozart è stato assassinato da Salieri per mezzo di un potente veleno? Ma le analisi storiografiche hanno scagionato in più occasioni il compositore italiano dall’accusa di omicidio ai danni del genio di Salisburgo. Seguendo un ipotetico percorso cronologico, le testimonianze hanno lasciato ai posteri tracce di continui battibecchi fra Mozart e Salieri, scaramucce dettate dall’invidia del musicista di Legnago verso l’artista austriaco e che sarebbero culminate nell’atroce epilogo dell’assassinio di Mozart.
Le voci corsero via e l’eco di questo episodio sarebbe arrivato alle orecchie di Puskin, che credette alla storia e montò su il suo microdramma, in sole due scene, "Mozart e Salieri". In seguito altri autori si ispirarono a questa leggenda, come Rimsky-Korsakov, celebre compositore russo, facente parte del rinnovatore "Gruppo dei Cinque", che sul testo puskinano costruì la partitura ed il libretto omonimi. L’autore teatrale Shaffer, affascinato dalla storia mozartiana, scrisse una pièce teatrale, mentre il regista Milos Forman ebbe larghi consensi con il film "Amadeus".
Dmitri Yurowski. 27 anni. Direttore d’orchestra. Enfant prodige. Come Rimsky-Korsakov si è accostato allo studio di uno strumento musicale in tenera età.
«Ho cominciato a suonare il violoncello a 3 anni (fino al 2002-2003) e come pianista; i primi anni, sono stato autodidatta, ma ho anche studiato normalmente, come per esempio per direttore d’orchestra e per suonare il pianoforte».
Cosa spinge un bambino ad avvicinarsi alla musica classica e al suo studio?
«È una delle tradizioni della nostra famiglia: mio padre è direttore d’orchestra, mio fratello anche e mio nonno è stato compositore. La mia è una famiglia di musicisti non so da quante generazioni. Io sono nato con la musica. Ho fatto i miei primi passi in teatro. Non mi sono mai domandato "cosa farò in futuro?", per me è sempre stato chiaro fare musica. Per esempio il violoncello è stato come la "playstation" dei bambini di oggi: mi piaceva e ricordo che mi mettevo a piangere quando i miei genitori mi dicevano "Adesso devi andare a letto, non puoi suonare più" o cose simili».
Quali insegnamenti professionali e di vita ha potuto trarre dall’esperienza di direttore d’orchestra di suo padre?
«Per me è stato tutto: padre ed insegnante. Credo di aver avuto fortuna nel poter usare la sua esperienza e la sua vita musicale. Devo dire che non abbiamo mai avuto i problemi classici fra padre e figlio: è stato padre da un lato, collega dall’altro. Ha più di quarant'anni di esperienza, ancora adesso ne usufruisco e sarebbe stupido da parte mia non farlo».
Dirigerà il "Mozart e Salieri" di Rimsky-Korsakov: leggenda o verità? Le ricerche dei critici hanno più volte dimostrato l’innocenza di Antonio Salieri a proposito del presunto assassinio di Mozart, tuttavia gli artisti negli anni hanno sempre creduto ad un Salieri omicida.
«Questa storia mi piace molto, ma sono convinto che sia una leggenda. Quando Puskin ha scritto il microdramma su Mozart, che morì a 35 anni, la stampa, che nel Settecento-Ottocento lavorava come oggi, si è buttata sopra questa vicenda e ha creato certamente un mistero, una leggenda. Credo che Salieri – povero Salieri! – sia stato un compositore veramente bravo, un professionista ed ha avuto rispetto per Mozart, ma anche qualche problema con la personalità di Mozart, perché è stato provocatorio. Salieri non è stata l’unica persona che ha avuto problemi con lui. Forse Puskin ha scritto di Salieri perché era una persona più o meno senza casa, senza una grande tradizione musicale alle spalle: era un compositore italiano, ma in Italia non ha fatto quasi niente. Per Salieri, la vita era una sofferenza perché non ha mai avuto una chance, come Mozart, anche se non era un genio come Mozart. Mozart ha dialogato, per tutta la sua breve vita, con suo padre e ha avuto una scuola molto professionale sin dall’inizio. Salieri invece ha cominciato a fare musica verso i 9 o 10 anni, proveniva da una famiglia molto semplice, contraria alla sua scelta. Puskin ha preso Salieri come il responsabile d’una diceria del popolo. Un genio è sempre più in alto del livello normale: Puskin era un genio e credo che questo sia uno dei suoi testi migliori. La combinazione Puskin/Rimsky-Korsakov e Mozart/Salieri è molto interessante. Rimsky-Korsakov ha cercato di scrivere una partitura attraverso la musica classica, e non secondo la struttura di un’opera tipica russa.
Rimsky-Korsakov è un autore vissuto in pieno nazionalismo musicale, fece parte del "Gruppo dei Cinque", formazione di compositori sostenitori di un rinnovamento in senso nazional-popolare della musica russa, e fra questi musicisti fu l’artista più aperto alla tradizione musicale occidentale. Ma nel "Mozart e Salieri", prima di metterlo in scena, tolse la fughetta: a suo parere, è stata una scelta dettata dall’anti-accademismo proprio del "Gruppo"?
Questo pezzo è stato un esperimento, perché Rimsky-Korsakov non si aspettava che sarebbe diventato un grande successo in Russia. Era la moda di quel tempo: non solo Rimsky-Korsakov, anche Dargomyžskij, per esempio, basandosi sulla tragedia di Puskin, ha scritto un pezzo simile al tema del "Don Giovanni" di Mozart (il riferimento qui è al "Convitato di Pietra", ndr). Si sono utilizzati gli stilemi propri di Glinka, padre della musica in Russia, inserendovi elementi della musica italiana e russa. L’orchestra del "Massimo" non userà la fughetta come intermezzo: abbiamo fatto una lettura del "Don Giovanni" di Mozart prima dell’inizio della seconda scena e devo dire che questo intermezzo non mi piace! Il resto della musica funziona molto bene ed in modo naturale, ma quest’intermezzo è come se fosse stato creato a parte e messo fra le due scene.
Il "Mozart e Salieri" di Puskin ha ispirato molti artisti: Rimsky-Korsakov, l’autore teatrale Shaffer e Forman, il regista del film "Amadeus". Il testo dello scrittore russo delinea il personaggio di Salieri come cupo e tormentato, ponendo l’accento sul suo "essere non geniale", mentre Mozart è descritto come persona vincente, scanzonata e geniale. Secondo lei, geni si nasce o si diventa, magari grazie anche a stimoli esterni dati dalla famiglia? Leopold, il padre di Mozart, per esempio era un violinista e scrisse un manuale musicale.
Essere un genio, in ogni caso, è una cosa che hai sin dalla nascita. Devi avere dall’inizio qualcosa di particolare. Ma un genio diventa tale, se ha dalla sua parte anche altri tanti elementi, come per esempio la famiglia che ti tira avanti o avere una scuola di alto livello. Certamente essere genio, è avere più che talento. Ricordo che a Mosca, alla scuola di musica, mi dicevano che talento è il 5%: il resto è tutto lavoro. E solo quando hai terminato questo 95% di lavoro, comincia ad essere più importante quel 5%. Ma prima, ciò non ti aiuta. L’essere genio va coltivato. Non puoi dire "Ok sono un genio, posso rilassarmi!". E’ qualcosa difficile da spiegare, forse sarebbe più facile farselo spiegare da qualcuno che è un genio. Io non sono un genio, quindi non posso dirlo. Oggi si creano geni in modo molto semplice, ma è importante e prioritario che si faccia sempre il proprio lavoro, perché creare un talento è una responsabilità. Ho imparato a 5-6 anni che avere genio è un regalo della vita o di Dio, dipende da ciò in cui credi. Non puoi solo tenere questo regalo e non farne niente, se hai un grosso talento, devi fare ancora di più, devi lavorare nella tua vita ancora di più.
Guardando al vastissimo panorama musicale attuale, composto di brit, metal, rock, mezzi tecnologici e altro ancora: c’è un limite fra suono e rumore?
Per il mio orecchio, sì. Dico la verità: una volta sono andato in discoteca, ed è stata la prima e ultima volta. Nella musica classica contemporanea il rumore viene inserito, il silenzio può creare un rumore ed un peso opprimenti per l’orecchio, alcune volte il silenzio è più insopportabile del rumore, dipende dall’atmosfera. In musica il limite del rumore dipende dalla persona. Esistono più limiti sui tipi di musica, non solo riguardo al rumore: per esempio la techno non mi piace. È solo una risposta dettata dal mio gusto, niente di più! Non dico che sia una cosa negativa, ci sono persone a cui piace; io parlo per me. A casa non sento solo musica classica: normalmente la ascolto solo per questioni di lavoro. Sento con piacere anche musica pop o jazz. Faccio anche jazz con gioia: nella vita bisogna avere sempre equilibrio, se sei sempre rinchiuso in una camera, un giorno avrai una vita senza orizzonti.
Di solito, che tipo di musica ascolta?
Jazz, classico e moderno. Fra gli italiani (sic, ndr), sono andato a vedere tante volte Petrucciani: era un grande e mi piace. Della musica pop, ascolto Sting, che ha talento e una forte personalità, e Bjork.
Preferenze fra musica sinfonica e musica lirica?
Entrambi. Tutte e due hanno aspetti positivi ed aspetti negativi. Mi piacciono molto le voci: se hai bisogno di qualcosa per il cuore, allora la musica lirica. Ma dipende dallo stato d’animo.
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