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La cascata in Sicilia dalla storia millenaria: alta 15 metri nella "valle dei 100 mulini"

Il borgo strettamente collegato all'omonima cascata di cui vi parleremo oggi, è posto poco distante dal centro di Messina e vanta una storia millenaria

  • 5 settembre 2023

La cascata di San Filippo

A Messina a pochi minuti dall’uscita autostradale Gazzi, imboccando l’uscita di "San Filippo", seguendo nell’ordine le indicazioni per i "villaggi" di Santa Lucia, e San Filippo Inferiore si arriva infine a San Filippo Superiore.

Il borgo strettamente collegato all'omonima cascata di cui vi parleremo oggi, è posto poco distante dal centro di Messina e vanta una storia millenaria, che racconta di come l'uomo secoli fa sia riuscito con ingegno e rispetto per il territorio ad integrarsi perfettamente con la natura circostante ed a fruire in maniera sostenibile della ricchezza delle acque che caratterizzano questi luoghi.

I villaggi di San Filippo superiore ed inferiore i loro nomi al santo di Agirà, che nel V secolo, aveva dimora ed operava in queste terre. Nel Medioevo e fino al 1866, nella vallata di San Filippo, anticamente detta Vallelonga, si ebbe una fiorente attività sviluppatasi con la fondazione di un monastero Basiliano, tra il VI e l'VIII secolo e poi nuovamente rifondato nel XI secolo dal Conte Ruggero d'Altavilla, dopo la parentesi della conquista Musulmana in Sicilia.
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Grazie ai Basiliani ed alle concessioni ricevute da Ruggero, la valle a ridosso dei Peloritani, fu trasformata e coltivata per secoli. Frequentata sin dalla preistoria, anche per l'agevole viabilità del fondovalle, i lussureggianti boschi e l'abbondanza di cacciagione, la "Vallelonga" con la sua abbazia di San Filippo, ebbe numerosi privilegi sovrani e vaste concessioni territoriali. Lo sviluppo dell'abitato di San Filippo superiore, posto più a monte sulle pendici della vallata è stato nei secoli strettamente legato alle vicende dell'Abbazia.

La chiesa di S. Nicola di Bari, ancora oggi, fulcro di questo piccolo borgo, edificata nel '500 conserva intatta tutta la sua bellezza, sia nella linea e nei dettagli ornamentali che nel pregevole il tetto ligneo e costituisce anche l'unica chiesa cinquecentesca sopravvissuta al terribile terremoto del 1908.

Secondo gli scritti riportati dallo storico Messinese Bruno Villari, nel 1554, Carlo V decide di concedere al convento (cit.test.): "L'assoluta podestà sulle acque che scorrono in questo ambito" affinché il convento se ne possa servire liberamente e chiunque volesse nel corso del fiume fare con le acque di esso monastero qualche molino, doveva ricevere la distribuzione delle acque da questo monastero.

"Sulla base di tali concessioni, la vallata di San Filippo fiori' di mulini per la lavorazione del grano, che rimasero in attività fino ai primi decenni del XX secolo.

La località venne anche conosciuta come la valle dei cento mulini (in realtà solo quaranta), proprio per l'abbondanza di strutture atte alla lavorazione e produzione del grano e delle varie farine. In memoria di questa attività secolare, oggi, un'importante attrattiva di San Filippo superiore è costituita dal Museo del Grano, dove si trovano strumenti di lavoro finemente restaurati e si possono scoprire aneddoti sui luoghi, i racconti contadini e le tradizioni agro-pastorali legate al territorio.

Lasciato il cuore urbano, si scoprono il verde e le fonti che hanno reso prosperosa questa vallata. Non mancano le tracce dei mulini.

Alcuni di questi sono ancora in buono stato, altri ormai ruderi risalgono a quasi mille anni fa. Il percorso che conduce alla cascata fa parte di un percorso ad anello, che affrontato con la adeguata conoscenza dei sentimenti, può condurre ad una visita più approfondita della valle, dei vari mulini e dei colli circostanti da cui si gode di una meravigliosa vista sui Peloritani, sulla città di Messina e sullo stretto.

Molto più semplicemente, qualora si volesse visitare solamente la cascata, seguendo il tracciato del fiume bisogna prendere la stradina sulla destra e posteggiato il proprio mezzo, continuare a piedi.

Purtroppo il tracciato non è segnalato, e si arriva ad un punto dove accanto a dei cancelli di alcune casette di campagna,il ruscello S. Filippo sembra sparire nella vegetazione. Una volta arrivati lì però, non bisogna demordere.

Noi abbiamo trovato un gentilissimo abitante del luogo che indicandoci il sentiero, ci ha spiegato che la cascata era a pochi minuti di distanza da dove ci trovavamo. Bisognava solamente proseguire e arrivati davanti ad un rudimentale cancello,costruito forse per impedire il transito degli animali, scostare la cordicella che lo tiene chiuso ed entrare. Dopo di che, bisogna seguire il tracciato del percorso e guadando il fiume, nei punti segnati dalle pietre apposte sul suo letto per facilitare il passaggio.

La vegetazione è rigogliosa e lo scrosciare dell' acqua unito al canto delle cicale in estate ed al suono dei campanacci delle mucche al pascolo, riempie l'aria della magica musica della natura.

La cascata di San Filippo è alta 15 metri e vi si giunge in pochi minuti in un percorso che, se idoneamente segnalato e curato sarebbe immensamente più agevole da percorrere. Ai piedi della cascata c’è un ampio spazio da cui poter ammirare comodamente questa meraviglia della natura.

Purtroppo la bellezza dei luoghi e lo stupore che suscita il salto della cascata, sono umiliati dalla presenza di decine di tubi di gomma trasportanti acqua che si riforniscono dal nucleo della fonte sorgiva e che, a quanto ci è dato conoscere, sono già stati da tempo segnalati da diverse denunce alle autorità competenti alla salvaguardia contro l’abusivismo e alla tutela ambientale del territorio.

La cascata risiede infatti in un'area protetta ZPS (zona a protezione speciale) e non si comprende perché questa mortificazione ad un luogo di tale bellezza debba ancora perdurare.

Ci si chiede, perché le popolazioni di secoli fa riuscivano perfettamente ad integrarsi con il territorio a renderlo fertile e produttivo senza aggredire la natura ed oggi nonostante tutti i mezzi di cui disponiamo non siamo capaci di tutelare una tale meraviglia?

Il luogo è veramente un piccolo angolo di paradiso, una ricchezza naturalistica e storica a due passi da Messina, che se adeguatamente valorizzato, unitamente al museo, alla chiesa di S. Nicola di Bari, all'Abbazia ed al percorso nella valle dei mulini offre delle potenzialità illimitate e potrebbe diventare meta di un turismo storico naturalistico consapevole e responsabile.

Far rifiorire l'antica Vallelunga in tutto il suo splendore. Salutiamo, incantati dalla potenza del salto, questa storica cascata, con la speranza che il racconto di questa meraviglia possa sensibilizzare le istituzioni ad adoperarsi per la sua tutela e valorizzare.
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