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In Sicilia tra onde smeraldo e fondali ricchi di storia: la "Venere" emersa dal Mar Jonio

La sua costa è meta balneare apprezzata da turisti e aretusei che vogliono fare un bagno nelle sue acque pure e scoprire i fondali che racchiudono un’altra storia

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 20 agosto 2024

L'Isola di Ognina (foto di Gianluca Latina)

Luogo di sosta per i gabbiani in cielo e di curiosità per gli sguardi della terraferma, in Sicilia esiste una visione emersa dal Mar Ionio. L’alba esalta il suo banco roccioso, il tramonto invece il mistero della superficie in parte erosa: è Ognina.

Un’isola che c’è a Siracusa e sito archeologico, in cui di "sperduto" ci sono solo i resti di un’antica comunità neolitica raggiungibili a nuoto dalla costa o mediante barca.

Il luogo, dall’etimologia incerta e dall’aspetto triangolare, pari a quello di un promontorio era connesso all’omonima località costiera mediante un istmo roccioso, oggi sommerso.

Località, a 15 km a sud della città aretusea e compresa tra le zone balneari di Arenella e Fontane Bianche, e posto strategico - con tanto di torre usata in epoca spagnola - nel luglio del 1943: anno dello sbarco degli Alleati.

L'isolotto calcareo di Ognina posizionato di fronte a un porto con attracchi e un alaggio per piccole imbarcazioni da pesca o diporto, testimonia anch'esso un passato ma ben più lontano.
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Durante il Neolitico medio è stato la casa di una comunità della cultura di Stentinello e a ricordarlo sono le buche allineate e scavate nel banco roccioso, lunghe oltre cinquanta metri, che servivano a sostenere tavolati per abitazioni palafitticole.

E alcune di queste buche sono talmente ampie da far pensare che servissero a contenere sale o lavorare il pescato. Un tempo di vita comunitaria fra le onde smeraldo e un porto locale, cui però segue un lungo periodo di spopolamento.

Ma il ritorno alla vita avviene nei primi secoli del II millennio a.C con una colonia maltese e della cultura del Bronzo antico di Tarxien; caso unico e inspiegabile nella preistoria siciliana e testimoniato dalla presenza di alcune schegge di ossidiana di Lipari e da frammenti di vasi con decorazioni geometriche.

Ritrovamenti che parlano probabilmente di un ruolo importante di Ognina nel traffico marittimo di ceramiche che partiva dall’Egeo, fino alle coste meridionali dell’Italia e che attraverso lo Stretto poi arrivava alle Isole Eolie, la costa della Sicilia Orientale fino a Ognina e Malta. Ma oltre alle ceramiche, di notevole rilevanza sono anche i resti funerari, quelli di una tomba a grotticella.

Dalla forma semicircolare scavata nella parete rocciosa con un corridoio - dromos - e rivolta all'antico istmo; rinvenuta intorno agli anni ‘60 con gli scavi condotti da Luigi Bernabò Brea, uno dei maggiori archeologi del XX secolo.

Infine, l’Isolotto di Ognina si fa portavoce anche di un passato bizantino, come dimostrano i resti di un’antica basilica a tre navate. Un luogo, insomma, di vari resti temporali, unico nel suo genere e da preservare soprattutto dall’erosione del suo mare, nei secoli poco clemente.

Oggi, la costa di Ognina è meta balneare apprezzata da turisti e aretusei che vogliono fare un bagno nelle sue acque pure e scoprire i fondali che racchiudono un’altra storia.

Fatta di archeologia sottomarina, rappresentata bassi fondali rocciosi e da reperti geologici di un vulcanismo sommerso. Mentre dall’altra parte della terraferma c’è sempre lei: l’isola di Ognina.

"Venere" naturale che sbuca dal mare, con un suo piccolo faro luminoso a vivificare presenza e memoria storica.
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