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I nemici del Santo Graal nascosti in Sicilia: il mistero del Castello di "Kalot Embolot"

Kalot Embolot non poteva che essere Caltabellotta, in provincia di Agrigento, poiché l’antico nome arabo del paese siciliano era "Kalat Al Bellut", roccia delle querce

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 26 febbraio 2021

I resti del castello di Caltabellotta

Una città misteriosa Caltabellotta, in provincia di Agrigento. Cosa è venuto a fare in questo borgo il conte delle Fiandre Guy de Dampierre al suo ritorno da una crociata?

Probabilmente partendo da questa domanda molti studiosi hanno pensato di dover inserire Caltabellotta nel circuito dei luoghi dove si pensa si possa trovare il Santo Graal, la coppa tanto cercata dai cavalieri di Re Artù. A Caltabellotta però molto presto arrivarono anche i nemici del Graal.

Nel suo celebre “Parzival” (opera del 1216) il poeta bavarese Wolfram von Eschenbach dissemina qua e là vari indizi proprio sulle sedi dei nemici del Graal ed indica in un castello normanno di Caltabellotta la inquietante presenza di uno dei più malefici avversari della misteriosa coppa.

Wolfram ci dice infatti nel libro XIII che Klingsor, il malefico mago e signore del Castello delle Meraviglie, proveniente da Capua, si era trasferito in Sicilia e risiedeva nel castello di Kalot Embolot.
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«Lassù a Kalob Embolot, una solida fortezza, si trovò il duca (Klingsor)» leggiamo in Parzival. Nel 1928 Johannes Stein, discepolo di Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, scrisse una curiosa e dotta opera, Weltgeschichte im Lichte des Heiligen Gral (1928), che si basava su un’interpretazione antroposofica della letteratura e della storia medievale.

L’antroposofia concepisce la realtà universale come una manifestazione divina in continua evoluzione. Stein riprese e approfondì suggestioni provenienti dalle lezioni di Steiner, in una delle quali sostenne che “l’ostilità al Graal era concentrata nella fortezza di Iblis a Kalot Embolot”.

Kalot Embolot non poteva che essere Caltabellotta, poiché l’antico nome arabo del paese siciliano era infatti Kalat Al Bellut, roccia delle querce.

Ma in particolare viene sottolineato che Iblis è nella tradizione araba il nome proprio del diavolo nel Corano. Così Caltabellotta diventa la mitica sede dei «nemici del Graal».

Stein argomentava che la storia del Graal contenuta nel Parzival (1220 c.a.) di Wolfram von Eschenbach era stata scritta sullo sfondo storico del IX secolo e che i favolosi personaggi dell’epica corrispondevano a persone reali che erano vissute durante l’impero carolingio. Stein ha identificato Klingsor con Landolfo II di Capua, (morto nel 961), sanguinario e crudele principe longobardo, uomo di sinistra reputazione scomunicato nell’875 per aver praticato la magia nera con l’intento di acquisire il potere assoluto.

Landolfo II riparò in Sicilia dove strinse un patto con le potenze pagane dell’Islam nella Sicilia occupata dagli arabi. E Kalot Embolot era Caltabellotta. Landolfo II, secondo altre leggende, in virtù di un patto col demonio, divenne il signore del Castello delle meraviglie ( che secondo alcuni studiosi sarebbe sempre quello di Caltabellotta) dove praticò il satanismo sadico.

Da qui la denominazione “fortezza di Iblis”. Il castello venne identificato pertanto come la mitica sede dei «nemici del Graal», quel flusso di forze negative che ha fatto dire a Rudolf Steiner: “L’ostilità al Graal era concentrata nella fortezza di Iblis a Kalot Enbolot”.

Dietrich Eckart, uno studioso di occultismo, tentò di adattare i materiali di Rudolf Steiner e di Johannes Stein e giunse in Sicilia per trovare il castello di Landolfo II a Caltabellotta, reclutando addirittura per le sue imprese Aleister Crowley (1875 – 1947), un mago inglese, che aveva da qualche tempo stabilito la sua “Abbazia di Thelema” a Cefalù nel 1921.

Fu Hitler, che aveva letto il Parzival, ad inviare Dietrich Eckart a Caltabellotta perchè riteneva che il Graal potesse garantire illimitati poteri per fare il bene o il male e dunque intendeva trovarlo e credeva persino di essere la reincarnazione di Klingsor-Landulf.

Secondo altri, invece, a Caltabellotta si trovava anche la forza positiva del Santo Graal, raffigurato in mano ad un Santo dipinto sul soffitto della chiesa Madre, andato distrutto con il terremoto del 1968.

Così Caltabellotta sarebbe mitica sede dei «nemici del Graal, ma anche sede positiva dei suoi difensori. Chi sostiene tali congetture ricorda due grotte che si dipartono dall’eremo di San Pellegrino di Caltabellotta e si chiamano del Bene e del Male.

Una donna mantellata e stigmatizzata è raffigurata in un affresco nella grotta del Bene. La vediamo in ginocchio che beve il sangue che sgorga dal costato di Gesù Cristo.

Chi rappresenta? Santa Caterina da Siena, sostengono alcuni, che in una epistola scrive: «Bagnatevi, bagnatevi nel sangue di Cristo Crocifisso; andate leccando il sangue di Gesù Crocifisso per cotesti perdoni; che altro non fa la creatura quando va per li Perdoni, se non ricogliendo il sangue».

Un altro riferimento al Graal questa raccolta del sangue di Cristo? Abbiamo inoltre la statua di Sant'Onorato nella cappella laterale della Chiesa dei Cappuccini e l'acquasantiera in cattedrale.

Nella chiesetta di San Francesco d'Assisi dei Cappuccini, a Caltabellotta, troviamo il simulacro di Sant'Onorato, soldato normanno o templare morto decapitato nei pressi della stessa chiesa. Nella mano sinistra - poggiata sul rispettivo fianco - è tenuto un calice di vetro. Questo Santo martirizzato, anche se venerato non è catalogato tra i Santi.

Il calice che tiene nella mano sinistra raccoglie il sangue del suo martirio o sta a significare che la sua persona era a protezione di una preziosa reliquia come il Graal? L' ipotesi è: Onorato, santo vestito da Templare, ha difeso il Graal e, per questo, è stato ucciso, probabilmente dai nemici del Graal presenti a Caltabellotta.

L'acquasantiera della Cattedrale di Caltabellotta ha qualcosa a che fare con la numerologia per l'identificazione del luogo dove si nasconde il Santo Graal? E’ del 1300 e ha 12 lati ed ogni lato è diverso dall' altro: ci sono simboli dei Templari, le chiavi del Regno di Dio, si ripetono i numeri 4 e 5. L'oggetto in questione è infatti una pietra calcarea dura, di colore rosato ed ha forma di dodecaedro.

Chi lo ha studiato sostiene che vi vediamo l'emblema dell'ordine dei Templari con sotto l'ideogramma della sacra Sindone e che sia presente una numerologia che indicherebbe delle coordinate specifiche, che ci porterebbero al luogo dove sarebbe custodito il Santo Graal.

Un ultimo interrogativo su Caltabellotta: l'anomala longevità degli abitanti (oltre il 30% della popolazione over 60) è forse dovuta alla presenza del Graal in città?
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