STORIE
Fu abbandonata quando fondarono Bronte: (l'imponente) fortezza sulla rocca in Sicilia
È uno dei monumenti più rappresentativi del territorio. Il complesso militare, situato nella valle di Bolo sopra uno sperone roccioso, si distende su più livelli
Il Castello di Torremuzza in Sicilia
In basso, per di più, si stagliano delle strutture residenziali che probabilmente erano adibite a celle per i detenuti.
Al livello superiore,invece, figura un piccolo ingresso che in passato era inquadrato da una porta robusta e fortificata. Quasi certamente, l’intento era volto ad isolare il livello inferiore da quello superiore.
Quest’ultimo assume l’aspetto di una grande terrazza non coperta che, a sua volta, sfoggia dei piccoli muri costituiti da feritoie quadrate o circolari. Trattasi, dunque, di un luogo difensivo deputato all’osservazione dell’area limitrofa.
Inoltre, a nord-ovest dal terrazzo, si scorgono i resti di una torre ascrivibile all’epoca bizantina. La struttura, come appurato dagli studiosi, è impiantata sulla cresta di una poderosa roccia attigua al maniero.
Esso, con molta probabilità, era accessibile da una scaletta elicoidale in pietra. Non per nulla, alcuni fori presenti lungo la parete interna presuppongono un’impostazione di tal tipo. Ad ogni modo, si ritiene che la fortezza risalga al periodo della dominazione bizantina in Sicilia. Tuttavia, siamo a conoscenza che sotto il dominio dei Normanni subì dei notevoli ampliamenti edilizi.
Ulteriori modifiche architettoniche si attribuiscono ai successivi periodi dell’egemonia spagnola e del governo borbonico. Sotto i Borbone, a quanto sembra, il fortilizio fu uno dei principali centri di detenzione del versante territoriale.
In ogni caso, risultano essere preziose le testimonianze rilasciate da parte di Benedetto Radice, storico brontese vissuto a cavallo tra la metà dell’Ottocento e il primo trentennio del Novecento.
Autore di numerosi saggi ed articoli, fu uno degli esponenti intellettuali più attivi nella politica e nella produzione storiografica. Le sue opere sono raccolte nel famoso volume intitolato "Memorie storiche di Bronte".
Ancora oggi, non a caso, è uno dei manuali più esaustivi ed esaurienti che tratta delle origini storiche sul paese. Non passano, altresì, in secondo piano dettagliati riferimenti ai moti insurrezionali nella cittadina etnea, al casale di Maniace, alla questione Bronte-Nelson, alla condotta politica dei garibaldini e all’azione repressiva svolta da Nino Bixio nel 1860. Nella fattispecie della roccaforte, ricaviamo notizia che l’area circostante era già frequentata a partire dal III secolo a.C..
A conferma di ciò, il rinvenimento di deposizioni funerarie e sarcofagi collocabili nel medesimo arco cronologico. Altre informazioni riguardano le vicende storiche del summenzionato feudo di Cattaino.
A tal proposito, sappiamo che nel XIII secolo apparteneva agli eredi del giudice Giovanni de Manna.
Tuttavia, secondo quanto tramandato, nel 1453 re Alfonso confermò il possesso di Cattaino all’altolocata famiglia Blasco di Sant’Angelo. Ciononostante, a distanza di poco tempo, la titolarità fu assegnata al casato dei Lancia.
Ben presto, però, la contrada fu progressivamente abbandonata in seguito alla fondazione dell’odierna Bronte.
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