CURIOSITÀ

HomeNewsCulturaCuriosità

Era l'erba degli eroi, oggi è il "cucuddu": la pianta (siciliana) utilizzata da Harry Potter

Interrogato da Severus Piton, Harry Potter utilizza questa pianta erbacea per realizzare il famoso "Distillato della morte vivente", dall'alto potere soporifero

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 25 aprile 2024

Il bacino del Mediterraneo, insieme alla parte Sud orientale della Sicilia, è una culla della magia.

Qui, infatti, esiste una pianta assai nota per dei giovani maghetti in erba: l'asfodelo, una tipologia diffusa nei terreni incolti e presente in Harry Potter, la saga di romanzi fantasy più famosa della storia ideata da J.K Rowling.

Il riferimento alla pianta lo troviamo nel capitolo 8 del primo tomo “Harry Potter e la pietra filosofale", per essere una delle erbe coltivate dai maghetti e per una frase enigmatica durante la prima lezione di Pozioni.

Un distratto Potter è ripreso dal professore Severus Piton che lo interroga, testando la sua conoscenza, con la domanda: “Cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia?".

Due ingredienti usati per creare il noto Distillato della morte vivente, una pozione dall’alto potere soporifero.

Ma per comprendere l’entità di questa pozione e quesito bisogna fare un volo con una nimbus 2000 alle origini della pianta.
Adv
La parola asphodelus deriva dal greco (a = non, spodos = cenere e elos = valle) e incarna il significato “valle di ciò che non è stato ridotto in cenere” per la sua resistenza.

In siciliano lo conosciamo come mafalufo, arvuzzedda, burrazzedda o cucuddu e si tratta di una pianta erbacea che oltre a crescere in Sicilia, si trova pure in Sardegna e nelle Isole minori.

Come una fenice risorge dalle ceneri, in questo caso quelle di terre desolate e incolte da marzo a maggio, e si riconosce dalla forma simile a un asparago, dalle foglie strette e appuntite che si generano di continuo su uno stelo lungo.

In sommità, dei fiori pallidi e delicati.

Vederlo nell’antica Grecia, significava avere al cospetto una pianta sacra, definita "l’erba degli eroi" e della vita ultraterrena, oltreché essere considerato il fiore dei morti. Questo perché l’asfodelo era piantato apposta o cresceva spontaneamente sulle tombe, divenendo cibo per i defunti e garantendo un’amnesia della vita terrena.

Non a caso, Omero lo cita nell’Odissea, quando Ulisse incontra Achille nei campi Elisi ricoperti da asfodelo. Achille chiede all’eroe notizie sul proprio figlio e, scoperta la sua fama come guerriero coraggioso, pago e immemore si allontana.

Il sacerdote e teologo greco Epimenide, invece, usava l’asfodelo come uno degli ingredienti per inibire la fame e la sete. E pare sia vissuto senza mangiare, grazie all’uso di erbe, fino a 157 anni.

Dal mito, alla modernità vanno ricordate anche le molteplici funzioni dell'asfodelo: dalle foglie immerse nel vino e usate come antidoto per i morsi di serpente a combustibile per accendere i camini e le stufe o piccoli focolari in montagna.

E ancora come mangime per animali, fino a materia plasmabile per la creazione di cesti artigianali (in Sardegna). Immancabile è anche il suo uso alimentare nei periodi di carestia e in cucina, in particolare delle radici.

Ma il fascino di questa pianta dai molteplici usi e citazioni letterarie consiste nel suo significato, secondo il linguaggio dei fiori: "Il mio rimpianto ti segue nella tomba" e il ricordo eterno oltre la morte.

Un messaggio che rende bene l’idea di quella domanda, quasi confessione di Piton sul dispiacere per la scomparsa dell’amata madre di Harry, unita al significato di "assenza" dell’artemisia.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI