STORIE
È esistita davvero e adesso "protegge" i nostri fondali: chi è la (vera) Sirena di Sicilia
Chi la scorge per la prima volta, l’accoglie con lo stesso stupore di Ulisse. Vi presentiamo la creatura di Pietro Marchese dedicata a un'importante atleta
La Sirena di Sicilia (foto di Pietro Marchese)
Chi la scorge per la prima volta, l’accoglie con lo stesso stupore di Ulisse, lasciandosi però sedurre dal suo silenzio: lei è la Sirena di Sicilia.
Una statua di bronzo, in eterna apnea, che si trova nei fondali dell’Area Marina protetta del Plemmirio a Siracusa.
Realizzata dallo scultore aretuseo Pietro Marchese nel 2008, l’opera oltre a incarnare il mito e l’immaginario fiabesco ha le sembianze di una donna realmente esistita, che ha fatto del mare il suo liquido amniotico, Rossana Maiorca.
Figlia dell’apneista Enzo Maiorca - re dei mari e detentore più volte del record mondiale di apnea - scomparsa nel 2005 all’età di 40 anni per un cancro al seno. Lei, che dal padre aveva ereditato la passione per le immersioni, sirena lo era realmente: è stata la prima a utilizzare la monopinna nell’immersione verticale e come il papà Enzo a detenere diversi record mondiali.
A omaggiare lei e questa passione è Pietro, detto “l’Esopo della scultura” per le sue opere zoomorfe, che invece ha nel suo destino l’arte di plasmare la materia.
Figlio di un panettiere inizia con gli impasti, per scegliere in seguito il percorso artistico all'Accademia di Belle Arti a Carrara e la specializzazione a Brera. La sua scultura trova espressione soprattutto nelle fusioni del bronzo, con il quale esprime leggerezza e assenza di gravità, qualità perfette per la Sirena di Sicilia; commissione che arriva a 29 anni.
«La Sirena - dice Pietro - è stata la mia prima commissione importante, perché si trattava di un’opera pubblica. Mi fu raccontata la storia di questa importantissima apneista e tutte le dinamiche legate alla sua vita e professione e da lì venne fuori l’idea di una sirena, anche perché lei stessa era stata ribattezzata "la sirenetta" con uno dei suoi record monopinna».
La gestazione dell’opera ha richiesto circa 1 anno e ha restituito una creatura di 2 metri dalla coda al volto per 1,60 m di altezza e indicativamente 1,20 m la larghezza delle braccia che formano un triangolo con la testa.
Fusa a Pietrasanta in Versilia, la piccola Atene e cittadella della scultura, la Sirena è colta nel suo movimento sinuoso con la schiena inarcata, una lunga treccia che segue lo slancio, mentre le dita della mano si abbandonano all’acqua che scorre in circolo.
Una visione che pare risalire da un’immersione di ben 20 metri nelle profondità del Plemmirio. Acque incontaminate che la statua tutela e abita rispettosamente a impatto zero, grazie a un tavolino di appoggio in acciaio inox ancorato a un panettone di roccia con quattro perni.
Struttura che impedisce un danno al fondale e rende più facile il recupero per un restauro.
Posizionata nel 2008 dalla stessa nave base di appoggio per l’ultimo record di Rossana e seguita in processione da altre navi, tra i ricordi più emozionanti di quella giornata c’è il momento dell’immersione.
Le bollicine di risalita davano quasi la sensazione di un’improvvisa risalita di Rossana da una delle sue immersioni o di una metamorfosi umana davanti agli occhi dei presenti.
A distanza di sedici anni la Sirena di Sicilia monitora le acque della costa orientale di Siracusa e accoglie tacita chi la conosce o la scopre per la prima volta. Sguardo nello sguardo ci si specchia con questa figura magnificente, figlia quasi di una catarsi dal dolore, con un velo di tristezza negli occhi.
A contrasto con l’energia del corpo e in ricordo di ciò che di più prezioso, il suo cuore, ha lasciato sulla terraferma.
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