ITINERARI E LUOGHI
Cunicoli, tombe e anche una stanza "sacra": il percorso sotterraneo nell'isola di Ortigia
Dalla Cattedrale alle mura della Marina, vi portiamo alla scoperta di un vero e proprio itinerario sotterraneo fatto di gallerie, cisterne pozzi e acquedotti e tanto altro
Una delle tante gallerie sotterranee dell'Ipogeo di Siracusa
Il sottosuolo di Ortigia è ricco, infatti, di latomie (cavità sotterranee dalle quali avveniva l'estrazione di materiale lapideo), cisterne (usate per la conservazione sia di acqua sia di derrate alimentari), pozzi e acquedotti (costruiti con l'esigenza di veicolare l'acqua anche al di fuori dell'isola), cunicoli e tombe.
L'impulso maggiore nella realizzazione di opere in sottosuolo si registra in epoca greco-romana tra il V secolo a.C. e i primi secoli d.C. e l'uso si protrae fino ai tragici eventi della seconda guerra mondiale, quando molti di questi percorsi sotterranei furono usati come rifugi antiaerei.
È un percorso sotterraneo che dal punto più alto di Ortigia, ovvero da Piazza Duomo, spunta poi presso il Foro Italico dove vi si trovano le mura della Marina affacciate sul Porto Grande. Vi si accede da una piccola apertura posta lungo il muro del giardino del Palazzo Arcivescovile, questo affascinante itinerario sotterraneo è stato riscoperto nel 1869 durante i lavori che hanno interessato l’area della piazza, compresa tra l’Arcivescovado e la Chiesa di Santa Lucia alla Badia.
Il percorso si articola in una galleria principale e da una trama di gallerie minori, cunicoli e altri passaggi sotterranei. Una di queste gallerie si ricollega alla cisterna situata nel cortile del Palazzo Arcivescovile, vicino al punto di partenza dall'alto.
Tale cisterna ha avuto un ruolo fondamentale poiché serviva a fornire acqua al palazzo vescovile e all'intera isola di Ortigia; questo impianto idrico fu voluto dal vescovo Paolo Faraone (1619-1629). Lungo il percorso sotterraneo è possibile scorgere i resti di pozzi o di antiche cisterne dalle quali i siracusani attinsero l'acqua nel corso dei secoli.
L'utilizzo delle cavità sotterranee come cave di estrazione del materiale lapideo è testimoniato dalla presenza delle latomie, che consistono in ampi vani a sviluppo orizzontale interrotte da pozzi verticali attraverso i quali veniva portato in superficie il materiale estratto (testimonianza fondamentale di questa attività sono le "ntacche", dette anche pedarole, ovvero le incisioni rilevate sulla superficie dei pozzi che consentivano l'accesso alle cavità), e venivano areati ed ispezionati i cunicoli.
In particolare questo ipogeo fu un’importante cava (riconducibile al primo nucleo di gallerie), poiché da essa venne estratta la pietra siracusana con la quale è stato costruito proprio il Duomo di Siracusa, latomia ricordata dalle cronache locali del XVIII secolo come “la cava da cui venne asportato il materiale lapideo utilizzato per la costruzione della facciata della Cattedrale”.
Tale ipogeo è stato importante per la città di Siracusa anche perché, a seguito degli avvenimenti bellici della seconda guerra mondiale, i siracusani trovarono rifugio durante i bombardamenti aerei proprio all'interno di questo percorso sotterraneo e che fu appositamente ampliato a questo scopo: per l’occasione, infatti, vennero utilizzate numerose squadre di “pirriatori” (scavatori) con il compito di ampliare il tracciato già segnato dalla preesistenza dell’antica cava.
L'affascinante e caratteristico sito è strettamente legato alle vicende storiche dei siracusani, basti pensare che fu il luogo dove, sempre durante la seconda guerra mondiale, venne nascosto e protetto dai bombardamenti il prezioso simulacro argenteo di Santa Lucia, patrona della città.
Infatti, insieme ai rifugi per la cittadinanza, venne data disposizione di scavare una stanza “sacra” appositamente allestita per salvaguardare il simulacro e il tesoro della Santa che fu sistemato all’interno di speciali casse di zinco.
Nel corso degli eventi bellici, nel cuore dell'ipogeo, si svolse persino una processione sempre in onore della Santa. L’ipogeo è dedicato alle vittime civili del bombardamento su Siracusa del 19 luglio 1943 (che investirono la città prima dell'armistizio fra l’Italia e le potenze alleate, firmato a Cassibile nel settembre 1943) e, a seguito dei lavori di restauro, è stato riaperto nel 2006.
Il percorso è corredato da immagini scattate all’interno di esso durante il periodo bellico e da pannelli esplicativi che illustrano le trasformazioni subite dall’ipogeo nel corso del tempo.
I cunicoli di Piazza Duomo risultano collegati ad un altro importantissimo sistema ipogeico, localizzato al di sotto della Chiesa di S. Francesco di Paola e Convento dei Minimi in via Logoteta, nel quartiere della Giudecca, ed edificato nel 1705 dai Padri Minimi.
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