CRONACA
Addio per sempre alla "siciliana" Sandra Milo: la musa di Fellini che amava l'Isola
In una recente intervista aveva raccontato delle sue origini siciliane e del grande amore che la lega alla Trinacria. Si è spenta a 90 anni tra l'affetto dei suoi cari
Sandra Milo
"Sandrocchia", come l'aveva soprannominata Federico Fellini per il quale è stata una musa, è stata una delle attrici più popolari del cinema italiano.
Nata a Tunisi da padre siciliano e madre toscana, trascorse l'infanzia a Vicopisano, borgo medievale poco distante da Pisa, dove frequentò le scuole elementari sino alla quarta classe.
Di recente aveva raccontato delle sue origini siciliane e del grande amore che la lega all'Isola. «Questo posto è magico», aveva detto facendo i complimenti in modo particolare a Marco Savatteri per lo spettacolo “Il Simposio degli Dei” che aveva definito di una bellezza unica
Adolescente si trasferisce con la famiglia a Viareggio. Nel 1948, a 15 anni, sposò il marchese Cesare Rodighiero, da cui rimase incinta, ma il bambino morì alla nascita a causa del parto prematuro.
La Milo esordì al cinema accanto ad Alberto Sordi in Lo scapolo (1955) di Antonio Pietrangeli. Riconoscibile per le sue forme prorompenti e vistose e per la voce ingenua da bambina, divenne una maggiorata del grande schermo e prese parte a numerosi film di genere.
Il primo ruolo importante arrivò nel 1959 grazie al produttore greco Moris Ergas, che poi la sposò: si tratta de Il generale Della Rovere, per la regia di Roberto Rossellini, in cui interpretava il ruolo di una prostituta al fianco di Vittorio De Sica.
Un ruolo analogo fu quello ricoperto, nel 1960, in Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli, che la diresse anche in seguito. Nello stesso anno fu diretta da Claude Sautet in Asfalto che scotta, con protagonisti Lino Ventura e Jean-Paul Belmondo, iniziando così un'intensa e promettente stagione di film d'autore.
Nel 1961 è stata protagonista con Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni di Fantasmi a Roma, diretto da Antonio Pietrangeli.
Nel 1963 stesso anno la sua carriera ebbe tuttavia una brusca interruzione dopo la stroncatura al Festival di Venezia di Vanina Vanini, tratto dall'omonimo racconto di Stendhal e ancora una volta firmato da Roberto Rossellini. Il film, e soprattutto la recitazione della Milo, vennero accolti con aspre critiche e l'attrice per vario tempo venne sarcasticamente soprannominata Canina Canini.
Nel 1962 tornò al cinema con Il giorno più corto di Sergio Corbucci, dove recitò al fianco di Totò, Eduardo e Peppino De Filippo, Jean-Paul Belmondo, Ugo Tognazzi, Aldo Fabrizi e altri. Sandra Milo in Giulietta degli spiriti di Federico Fellini (1965) Cruciale fu l'incontro con Federico Fellini, che contribuirà alla sua maturazione artistica e con il quale cominciò anche una relazione clandestina durata 17 anni.
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