ARTE E ARCHITETTURA
A Palermo ci sia "un monumento dedicato a Pasolini": l'appello della città al sindaco
Novanta esponenti del mondo della cultura, intellettuali, progettisti e artisti ritengono "indispensabile e salvifico", tributargli un'opera in città. Ecco perché
Pier Paolo Pasolini ritratto da Mara Cancellara
Un omicidio inutile e insensato entrato di diritto nella costellazione di quegli eventi oscuri che incisero la carne viva del Paese e che ancora proseguono nel solco oscuro di verità negate se non addirittura coltivate.
Il buio addosso al Pasolini poeta sensibile alle "lucciole" divorate dal sacco edilizio del boom economico italiano, animatore di pellicole avanguardistiche in cui la luce della conoscenza mutuata dagli studi umanistici bolognesi condotti alla cattedra di Roberto Longhi seppe diventare patrimonio immateriale dei nostri manuali di storia dell’arte e del cinema, oggi finalmente riscoperti.
Pasolini il sognatore concreto, l’intellettuale senza circoli a cui dover rendere conto, Pasolini che bacchetta i figli borghesi che caricano i figli del proletariato tra le fila delle forze dell’ordine.
Non fu certo la ferocia impressa al suo omicidio ancora senza verità né mandanti a decretarne l’attenzione mediatica, piuttosto la presa di coscienza dopo le parole impressionate della voce commossa di Moravia, che con quella barbarie intessuta nel registro della volgarità più estrema, l’Italia intera aveva perso il più importante intellettuale del Novecento, un poeta e di poeti, biascicava ancora addolorato Moravia, non ne nascono molti in un secolo.
Lo scorso anno, nel centenario dalla nascita, varie e pregiate sono state le iniziative culturali in giro per il territorio nazionale a supporto del suo ricordo e della sua poliedrica e puntuale produzione creativa.
Soli due anni invece ci separano dal mezzo secolo di bugie e storture che hanno, sin dai primi minuti del suo terribile assassinio, contraddistinto la mortificazione della verità e con essa il perpetrare della barbarie sul corpo ridotto a iconografia contemporanea della pietà del Cristo cristiano.
Una potenza evocativa talmente forte d’aver proiettato Pasolini persino fuori dalla storia, traducendone l’inutile barbaro martirio in monito, nel bene e nel male, delineando altresì il profilo positivo dell’icona stessa dell’intellettuale libero, quasi il contenuto di un nuovo ammodernato significato contemporaneo e al tempo stesso antico.
Pier Paolo Pasolini è diventato dopo la morte per tutti ciò che in vita da molti gli era stato negato: la metafora stessa del significante, colui che riesce ad animare il dibattito semplicemente ponendo le giuste domande in forma di disarmante semplicità esaustiva e trasversale, l’intellettuale autentico.
Ecco che allora, in un tempo che alla disgrazia di una cronaca globale sempre più schizofrenica unisce la disgraziata componente di quel brutale alzheimer culturale che divora pienezza immateriale come la malattia cancella pezzi importanti di vite individuali, ci sembra più che necessario e opportuno, diremmo piuttosto indispensabile e salvifico, tributare a Pier Paolo Pasolini, qui a Palermo, la quinta città d’Italia, un monumento scultoreo,
Per rammentarne alle nuove generazioni l’esempio virtuoso del suo esempio contro la banalità del brutto, il valore del sacrificio imposto realmente dalla misura più intima della passione civile, la bellezza del bello umanistico a supporto del racconto del proprio tempo, il primato della luce della giustizia sul buio della menzogna in grado di costruire sublimi espansioni di necessario e incisivo spirito di comunità “culturale”.
Un monumento a lui dedicato, che sappia premiare attraverso la sacralità del modello concorsuale aperto ai migliori talenti artistici, il “migliore” tra i progetti passati dal vaglio di una apposita commissione giudicatrice di altissimo spessore culturale.
Un monumento alla storia e alla storia della bellezza, quella bellezza che in Pasolini fu sempre proiettata alla verità delle cose terrene, verità a lui ancora oggi negata a cinquanta lunghi e imbarazzanti anni dal rosso mischiato al brunito della terra ostiana.
Che parta da Palermo allora, una nuova stagione di richiesta di verità attraverso il riscatto culturale di quell’idea universale di bellezza che vince tempo e barbari, paure e mediocrità e che ci ispira a voler sentire accanto il poeta e l’intellettuale, l’artista e l’essere umano malgrado tutto.
Un nutrito gruppo di intellettuali, progettisti e artisti ne condivide la richiesta che oggi inviamo virtualmente all’indirizzo del sindaco Roberto Lagalla unitamente ai suoi assessori, e all’intero Consiglio comunale, affinché, svuotato di retorica, il concetto di bellezza torni a generare quella consapevolezza nutrita in vita dalla poetica espressiva di Pier Paolo Pasolini e rendersi concretamente visibile nello spazio reale della città, magari nel nuovo asse ciclo-pedonale della via Emerico Amari dove i flussi turistici attraversano continuamente la città moderna.
Ecco alcuni nomi. Francesco Piazza, Raffaello Piraino, Fulvio Di Piazza, Roberto Garufi, Eleonora Marrone Basile, Giovanni Travagliato, Maurizio Vitella, Massimiliano Marafon Pecoraro, Laura Cappuggi, Enzo Fiammetta, Calogero Pumilia, Renzo Botindari, Francesco Massaro, Davide Camarrone, Tommaso Romano, Paola Nicita, Marcello Panzarella, Caterina Greco, Igor Scalisi Palminteri, Giuseppe Antista, Vincenzo Di Dio, Francesco Ferla, Maurizio Oddo, Alida Fragale, Tony Collura, Antonello Tolve, Giuseppe Nuccio Iacono, Maddalena De Luca, Federica Fernandez, Margherita Perez, Mario Di Liberto, Dario Piombino Mascali, Giulio Perricone, Andrea Giuseppe Cerra, Carmelo Galati Tardanico, Dario Russo, Valentina Certo, Fabio Alfano, Catalano, Ignazio Schifano, Margherita Lo Iacono, Nilla Manzullo, Salvatore Requirez.
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