STORIE
A 10 anni componeva versi, era una ribelle: Lauretta, la poetessa bambina di Palermo
La grande passione civile e la dolcezza malinconica dei suoi versi la resero famosa già in tenera età. Un monumento funebre la ricorda nella chiesa di San Domenico
Lauretta Li Greci
Solo nell'Ottocento, nel periodo risorgimentale, assistiamo all'affacciarsi sulla scena letteraria di diverse voci femminili, appartenenti per lo più alla nobiltà e all'alta borghesia; donne che confidano nella scrittura per riuscire a far sentire finalmente la propria voce, per poter dare un contributo importante alla causa patriottica, senza limitarsi ad essere mere spettatrici di ciò che accade intorno a loro.
Tra il 1821 e il 1860 l'Italia meridionale viene scossa da diversi moti rivoluzionari, che terminano con l'unificazione della penisola, la fine del Regno delle due Sicilie e l'avvento di Casa Savoia.
Se quindi da una parte la scrittura rappresenta nel periodo del Risorgimento per molte letterate siciliane uno straordinario strumento di riscatto, per emanciparsi da una secolare condizione di inferiorità culturale e sociale, d'altro canto poetesse e scrittrici contribuiscono non poco al rafforzarsi del sentimento patriottico.
Lauretta nasce a Palermo il 15 novembre 1833. Suo padre, Sebastiano Li Greci, è un letterato siracusano che muore quando lei ha appena due anni; sua madre è Margherita Adamo, di estrazione alto-borghese, che ama riunire nel suo salotto alcuni tra i più celebri letterati dell'epoca.
Scrive Girolamo Ardizzone (1824-1893) poeta, letterato e fondatore de "L'Osservatore", "Il Poligrafo" e il "Giornale Officiale di Sicilia" (poi "Giornale di Sicilia"): «Io frequentavo la casa di una certa signora Adamo, madre di quella cara poetessa che fu Lauretta Li Greci. Conobbi questa giovanetta nella rivoluzione del 1848 e le fui maestro ed amico».
Lauretta cresce dunque in un ambiente stimolante, la sua mente è dotata di una notevole predisposizione per gli studi, si appassiona presto al latino e al greco, non tralascia l'inglese e il francese: è una bambina prodigio, comincia a scrivere versi a soli dieci anni.
Successivamente la fanciulla comporrà soprattutto carmi patriottici e civili, tentando nonostante la giovanissima età, una rielaborazione originale dei modelli letterari di riferimento da Monti a Foscolo, da Leopardi a Byron e a Manzoni.
La grande passione civile e la dolcezza malinconica dei suoi versi la renderanno presto famosa. Oggi è molto difficile riuscire a recuperare la produzione poetica della Li Greci, composta tra il 1848 e il 1849: due carmi (Messina e A Girolamo Ardizzone), un'ode-canzonetta (In morte di Giuseppina Turrisi Colonna), due traduzioni dal greco (l’Ode all’amica di Saffo e il Lamento di Danae di Simoni).
“Messina” è il canto dedicato alla spasmodica resistenza della città dello Stretto durante l'assedio borbonico del 1848. Lauretta elogia le coraggiose donne messinesi e in particolare la combattente Rosa Donato (1808-1867) una povera vedova che, pur non avendo nessuna cultura politica, nutre “un sacro affetto verso la patria”.
La Donato, protagonista di numerosi scontri armati, si era conquistata il titolo di “artigliera del popolo”: nelle cronache dell'epoca veniva raffigurata spesso nell'atto di caricare un cannone in piazza Duomo, per fare fuoco contro le truppe del re di Napoli..
Un sincero riconoscimento viene tributato nell'ode “In morte di G. Turrisi- Colonna” (1848) anche alla giovane poetessa Giuseppina (morta di parto) che viene invocata quasi in fervente preghiera affinchè ispiri Lauretta e ne faccia la sua degna erede, destinata a continuarne l’opera poetica.
Nel corso della loro breve esistenza le due giovani donne non ebbero mai occasione di conoscersi direttamente, ma Lauretta Li Greci nei suoi versi si rivolge a Giuseppina chiamandola «Dolce sorella»: ad unire le due poetesse è un forte legame - quasi familiare - di amore per le lettere e per la Patria e di insofferenza per la monarchia borbonica.
Altri due componimenti di Lauretta: “Alla Luna” e “A Girolamo Ardizzone” vengono pubblicati da Ardizzone nella sua raccolta poetica, “Canti” (1867). “Alla luna” è un canto del 1849: si tratta di pochi versi scritti dalla fanciulla alla vigilia della morte.
Stanca dalla lunga malattia che le ha consumato il fisico, si rivolge alla Luna e l'invoca per ottenere pietoso conforto, ma le forze vengono improvvisamente meno e Lauretta deve smettere di scrivere.
Stremata dalla tubercolosi la fanciulla si spegne il 3 Luglio del 1849 : «O amica Luna, che agli afflitti il core Dolcemente conforti, a te rivolgo Le mie querele; tu pietosa almeno A me sorridi».
Il carme prosegue, ma solo nella nota l’Ardizzone spiega che i versi stampati in corsivo sono di Lauretta mentre quelli successivi sono una sua personale integrazione: «Io ho tentato di continuarlo, seguendo le tracce de’ suoi pensieri e investendomi degli affetti della morente giovinetta», afferma.
A piangere la prematura scomparsa della giovanissima Lauretta Li Greci nell'estate del 1849 sono in tanti: la poetessa di Termini Imerese (Pa) Rosina Muzio Salvo, ad esempio, che le dedicherà il celebre canto “In morte di Lauretta Li Greci” (1850).
Concettina Ramondetta Fileti, considerata fino ai primi decenni del ‘900 come una delle più illustri poetesse d’Italia, che la ricorderà come l'estinta giovinetta nei suoi versi in “Ai miei figli F. e G. che studiano sul mio tavolino” (1876).
Dopo la morte di Lauretta, la madre Margherita cercherà di tenerne viva la memoria, come testimonia una lettera del 1851 inviata a Lionardo Vigo, autore della prima “Biografia di Lauretta Li Greci” (1850), opera a cui attingeranno la maggior parte dei biografi successivi.
«…Gratitudine! a pur troppo ne sento per voi; voi che avete scritto la Biografia di quell’essere che formò e formerà mai sempre l’oggetto di mia esistenza, voi che in tutti i modi voleste trovare i mezzi di eternarne il nome. La prima idea di innalzarne un monumento non fu vostra?
Non siete stato voi il primo di [sic] avere scritto di lei? Dunque tutti i principî buoni mi gridano gratitudine. Vi accludo venti copie della Biografia pubblicata per le stampe, corredata del disegno in Litografia del Monumento, […]. Ho divisato raccogliere in appresso in un bel volume, tutto quel poco che la Lauretta scrisse, con tutto quello che di lei si scriverà».
Il monumento funebre di Lauretta che si trova in una delle prime cappelle (a destra rispetto all’ingresso) nella chiesa di San Domenico, viene commissionato a Rosario Anastasi, allievo di Valerio Villareale.
Il Villareale è a sua volta autore del monumento commemorativo per Giuseppina Turrisi Colonna che si trova nella medesima chiesa, a sinistra, quasi specularmente alla tomba di Lauretta Li Greci.
Il «bel volume» che avrebbe dovuto contenere gli scritti della poetessa purtroppo non è mai stato pubblicato. Da Vigo in poi la critica letteraria ha sempre enfatizzato l'indole malinconica e la fragilità fisica della giovinetta, indebolita dal troppo studio e condannata a una morte precoce;
piuttosto bisognerebbe sottolineare l'originalità e il valore letterario della giovanissima Lauretta, un talento strappato troppo presto alla vita, una “penna” meritevole di attenzione che ha saputo celebrare con i suoi eleganti versi la passione e l’impegno civile.
FONTI
Marta Riccobono, Spettatore inerte / Non fu di tanto orror l'amabil sesso". Patriottismo e sorellanza in due poesie di Lauretta Li Greci, in Aa.Vv. Sorelle d’Italia. Scrittrici e identità nazionale, Palermo University Press, 2020.
Cristina Carnemolla, Il Lungo Ottocento. Madri, sorelle e figlie d’Italia: Il Risorgimento nei versi di Concettina Ramondetta Fileti (1829-1900), Teresa Iacono Roccadario (1842-1939) e Lauretta Li Greci (1833-1849), Anno XXXVIII, n. 1 BIBLIOTECA DI RIVISTA DI STUDI ITALIANI 2020.
Donatella Pezzino: https://donatellapezzinosicily.wordpress.com/2023/05/17e-quella-dolce- speme-di-lauretta-li-greci/ “Canti di Girolamo Ardizzone, 1867, Tipografia del Giornale di Sicilia.
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