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Viaggio nella mente del primo pentito di mafia: "Atto di dolore" allo Spazio Franco

  • Scena Nostra - Winter Edition 2025
  • Spazio Franco - Palermo
  • 1 marzo 2025
  • 21.00
  • 10 euro
  • Biglietti acquistabili online sul sito di Spazio Franco. Maggiori info al numero 379 2876196
Balarm
La redazione

Riccardo Lanzarone

Il penultimo appuntamento di Scena nostra Winter edition è "Atto di dolore" che va in scena sabato 1 marzo, alle 21.00, allo Spazio Franco all'interno dei Cantieri culturali alla Zisa di Palermo.

Lo spettacolo è scritto, diretto e interpretato da Riccardo Lanzarone, uno dei tanti talenti siciliani che ha dovuto affermare il proprio talento lontano dalla propria città che torna in scena a Palermo dopo oltre 10 anni.

Con le musiche di Valerio Daniele, lo spettacolo si ispira alla storia di Leonardo Vitale, primo collaboratore di giustizia, precedentemente affiliato a Cosa Nostra, che rivelò segreti profondi e oscuri delle strategie mafiose.

Uno spettacolo che vuole essere un viaggio dentro la sua mente, dai suoi primi passi nel mondo mafioso al calvario del manicomio nel quale fu internato, e delle torture fino al giorno in cui riacquista la libertà e viene ucciso per aver violato le incontrovertibili leggi dell'omertà.
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SINOSSI
Leonardo Vitale nasce in una famiglia affiliata a cosa nostra, lo zio paterno Giovanbattista detto "Titta" è alla guida della cosca mafiosa di Baida dove Leonardo si forma come uomo di mafia trovandosi anche costretto a uccidere.

Il 29 marzo 1973 dovrebbe essere una data storica per l’Italia, ma in realtà nessuno la ricorda, pochi ne hanno parlato, tranne Giovanni Falcone 20 anni dopo.

Quel giorno Vitale si presentò alla questura di Palermo e dichiarò che stava attraversando una crisi religiosa e intendeva cominciare una nuova vita.

Si autoaccusò di due omicidi, di un tentato omicidio, di estorsione e di altri reati minori, e fece i nomi di Salvatore Riina, Giuseppe Calò, Vito Ciancimino ed altri mafiosi, collegandoli a precise circostanze, e rivelò per primo l'esistenza di una "Commissione", descrivendo anche il rito di iniziazione di cosa nostra e l'organizzazione di una famiglia mafiosa.

Quelle dichiarazioni lo trasformarono nel primo e ultimo "pentito di mafia", i casi noti degli anni Ottanta e Novanta hanno un’altra natura e un altro nome e sono passati alla storia come "collaboratori di giustizia": mi pento per avere in cambio la protezione, mia e della mia famiglia.

Leonardo Vitale si pente in preda a una crisi religiosa, vuole chiedere scusa a Dio, denuncia per pulirsi la coscienza e ricominciare una vita nuova. Quelle dichiarazioni portarono all'arresto di quaranta mafiosi delle borgate palermitane, ma la metà di questi si resero latitanti o furono rilasciati qualche tempo dopo per insufficienza di prove.

Lo stesso Vitale finì nel carcere dell'Ucciardone per le sue dichiarazioni, dove venne sottoposto a numerose perizie psichiatriche e dichiarato seminfermo di mente, affetto da schizofrenia, venendo rinchiuso nel manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto.

A quel punto le sue, erano solo le parole di un pazzo che coincidevano col boom dei manicomi e delle sperimentazioni psichiatriche come l’elettroshock.

Così il 29 marzo 1973, L’Italia avrebbe potuto conoscere il suo primo pentito di mafia e invece quello è il giorno in cui un uomo sano, pentito delle sue azioni entra dentro la casa dello stato, consegna informazioni molto scomode e diventa pazzo.

Lo spettacolo è una produzione Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole, realizzato con il sostegno di Trac Residenze Teatrali - Factory Compagnia Transadriatica.

Aiuto regia: Barbara Petti
Scene: Paolo Romanini
Luci: Silvia Baiocco
Costumi: Chiara Pettenati
Organizzazione: Marina Bianchi
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