Uno sguardo impietoso sul reale: "La Fabbrica degli Stronzi" allo Spazio Franco

Tommaso Bianco, Francesco d’Amore, Luciana Maniaci e Maurizio Sguotti
Dal sorprendente incontro tra le "Kronotreatro", la compagnia fondata ad Albenga nel 2004 e spesso presente nei cartelloni dei più noti festival nazionali e internazionali, e "Maniaci d’Amore", la compagnia formata da Luciana Maniaci e Francesco d’Amore nasce La Fabbrica Degli Stronzi.
Appuntamento venerdì 9 maggio alle 21.00 allo Spazio Franco ai Cantieri culturali alla Zisa con una pièce che riflette sul paradigma vittimario così radicato oggi nella società, tenendo insieme lo stile sospeso e surreale, dei Maniaci d'Amore con quello "abrasivo" di Kronoteatro.
Una produzione di Kronoteatro con la drammaturgia di "Maniaci d’Amore".
In scena gli attori: Tommaso Bianco, Francesco d’Amore, Luciana Maniaci e Maurizio Sguotti. Regia di Kronoteatro e Maniaci d’Amore. Scene e costumi Francesca Marsella, disegno luci e responsabile tecnico Alex Nesti.
SINOSSI
L’incontro tra le due compagnie ci porta in un mondo isterico, meschino, fatto esclusivamente di vittime.
Siamo attorno alla salma di una donna. I tre figli devono lavarla, truccarla e vestirla prima del funerale. Mentre la preparano ripercorrono piccoli episodi significativi della vita familiare.
Si tratta di eventi neutri ma sempre vissuti come terribili abusi, alibi perfetto per continuare una vita senza responsabilità.
Per questi personaggi la colpa di ogni loro sofferenza, frustrazione e sventura è sempre attribuita a qualcun altro: la crudeltà dell’altro sesso, la ferocia dei bulli, il duro mondo del lavoro. Ma soprattutto, lei: la madre.
A partire da alcune letture fondamentali, tra cui "Critica della vittima" di Daniele Giglioli e “La società senza dolore" di Byung-chul Han, lo spettacolo esplora, con livido umorismo e qualche baluginio di tenerezza, il paradigma vittimario così radicato oggi nella psicanalisi, nei media, nella famiglia, nel nostro modo di abitare il mondo.
Lo stile sospeso, surreale, dei Maniaci d'Amore si sposa così, con quello abrasivo, amaro, di Kronoteatro, in un lavoro originale che esplora il gusto tutto contemporaneo di riconoscersi non in chi agisce ma in chi subisce, la gara popolare a chi sente di bruciare di più nell’inferno che sono gli altri.
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