Una bambina ormai cresciuta e il suo amato giocattolo: "La Pupa di pezza" a Villa Filippina
"La Pupa di pezza" della compagnia La Bottega del Pane Young
Una storia che evoca la bellezza di radici ormai perdute, il rapporto tra la ragazzina di una Sicilia che non c’è più e il suo preziosissimo giocattolo.
"La Pupa di pezza" va in scena domenica 11 dicembre, alle 17.30, al Planetario di Villa Filippina nell'ambito della Rassegna Tutùi che fa parte della nuova stagione del Teatro Ditirammu di Palermo.
Sul palco le attrici Aurora Miriam Scala e Maria Chiara Pellitteri.
Lo spettacolo della compagnia La Bottega del Pane Young, vincitore del Premio Piccirè 2019, è una storia che evoca il rapporto con la fantasia, la voglia di creare da sé un mondo immaginario in cui entrare e uscire senza bisogno del filtro di uno schermo.
È notte. Nella stanzetta di una casa della provincia siciliana degli anni Cinquanta in mezzo a vestiti, cappelli, cappotti, mezzi busti, grucce e accessori accumulati c’è una sartina di nome Maria che si appresta a lavorare. Accanto a lei un baule con sopra alcuni indumenti da rammendare.
Ed è proprio in questo momento che dal baule comincia a fare capolino la sua Pupa, che senza farsi vedere da Maria, le fa qualche scherzetto.
Ma questa volta la Pupa non è piccola e indifesa, bensì grande come una "fimminedda" e anche un po’ arrabbiata perché è stata chiusa lì dalla madre di Maria proprio il giorno del suo matrimonio, per segnare la fine della sua infanzia e l’inizio dell’età adulta.
La gioia di averla ritrovata però è troppo grande, incontenibile, tanto che Maria vuole subito giocare di nuovo, approfittare di quella notte per sentirsi di nuovo bambina, libera come non è da troppo tempo.
"La Pupa di pezza" va in scena domenica 11 dicembre, alle 17.30, al Planetario di Villa Filippina nell'ambito della Rassegna Tutùi che fa parte della nuova stagione del Teatro Ditirammu di Palermo.
Sul palco le attrici Aurora Miriam Scala e Maria Chiara Pellitteri.
Lo spettacolo della compagnia La Bottega del Pane Young, vincitore del Premio Piccirè 2019, è una storia che evoca il rapporto con la fantasia, la voglia di creare da sé un mondo immaginario in cui entrare e uscire senza bisogno del filtro di uno schermo.
È notte. Nella stanzetta di una casa della provincia siciliana degli anni Cinquanta in mezzo a vestiti, cappelli, cappotti, mezzi busti, grucce e accessori accumulati c’è una sartina di nome Maria che si appresta a lavorare. Accanto a lei un baule con sopra alcuni indumenti da rammendare.
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Mentre Maria è intenta a cucire i bottoni su un vestito, parla fra sè e sè di quanto sia faticosa la sua giornata tra figli, marito, casa e lavoro, tanto che alcune volte è costretta a lavorare persino di notte, ripensando ai tempi felici e spensierati dell’infanzia, quando la sua più cara compagna di giochi era "La Pupa di pezza", oramai andata perduta.Ed è proprio in questo momento che dal baule comincia a fare capolino la sua Pupa, che senza farsi vedere da Maria, le fa qualche scherzetto.
Ma questa volta la Pupa non è piccola e indifesa, bensì grande come una "fimminedda" e anche un po’ arrabbiata perché è stata chiusa lì dalla madre di Maria proprio il giorno del suo matrimonio, per segnare la fine della sua infanzia e l’inizio dell’età adulta.
La gioia di averla ritrovata però è troppo grande, incontenibile, tanto che Maria vuole subito giocare di nuovo, approfittare di quella notte per sentirsi di nuovo bambina, libera come non è da troppo tempo.
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