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Un gioco (immersivo) tra suoni e immagini: "Sicilian Reflections", la nuova esperienza a Palermo

  • Politeama Garibaldi - Palermo
  • Dal 24 marzo al 18 settembre 2022 (evento concluso)
  • Dal lunedì al venerdì (dalle 10.00 alle 20.00), sabato e domenica (dalle 10.00 alle 24.00)
  • 10 euro (con sconto per studenti e gruppi)
  • Biglietti acquistabili online sul circuito Tickettando o direttamente alla Sala degli Specchi del Politeama Garibaldi (ingresso da via Amari). Ingresso con mascherina FFP2. Info al numero (anche Whatsapp) 351 7447081 o via mail a info@sicilianreflections.it 
Balarm
La redazione

"Sicilian Reflections"

È un gioco di immagini, suoni e riflessi che circondano il visitatore.

Si chiama "Sicilian Reflections" la nuova installazione immersiva che, dal 24 marzo al 18 settembre 2022, prende vita a Palermo nei locali della Sala degli Specchi del Teatro Politeama Garibaldi.

L'installazione immersiva è stata appositamente allestita con l’impiego di proiettori di ultima generazione superfici a specchio sul pavimento, al soffitto e alle pareti Il progetto, frutto dell’opera visuale e musicale di tre artisti, rappresenta un unicum nella proposta culturale della città.

Un'esperienza senza precedenti, fortemente voluta dalla Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana per valorizzare i meravigliosi spazi del Politeama prospicenti via Amari, organizzata con il patrocinio dell’Assessorato regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo e
del Comune di Palermo, prodotta e allestita da Sinergie Group Srl, con media partner BlogSicilia.it.
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L’installazione si configura come un viaggio in una dimensione inedita e sorprendente. La Sala degli Specchi diventa per questa esperienza una scatola di riflessi che annulla e trasforma la spazialità in una dimensione priva di confini. Grandi sculture tridimensionali in movimento, drappeggi, simboli, per un’opera che si discosta dai colori classici dell’arte figurativa, con tonalità forti ed inusuali, quasi pop.

Scansioni 3d di modelli reali, uomini e donne comuni, i cui dettagli anatomici sono volutamente sfumati quasi a voler togliere identità ai modelli e vestirli, oltre che dell’impalpabilità tipica della raffigurazione religiosa, di pattern inediti che decorano i corpi come delle gigantesche maioliche.

La governance della Fondazione sottolinea la prospettiva innovativa della mostra multimediale, che offre al fruitore una esperienza percettiva multisensoriale, avvolto come è da immagini e suoni, e che si pone in linea con la visione artistica generale che la FOSS sta mettendo in campo negli ultimi mesi.

Il fruitore esperisce la complessa semplicità del dualismo luce e buio, in una fusione mistica, attraversato dalle diverse lunghezze d’onda del suono, creato dalla sinergia tra il maestro Andrea Morricone e il producer Siciliano Cristian Viviano, che si traduce in colore generando una sinfonia di immagini pervasive.

Un cortocircuito di strumenti usualmente classici attraversati da sintetizzatori e drum machine tipici del sound elettronico. L’artista visuale Dario Denso Andriolo ha rielaborato le immagini, partendo da modelli reali.

Andriolo descrive il progetto come «un’indagine, una messa in scena che sottolinea come in una dimensione contemporanea masmediale si registri progressivamente uno sfaldamento della comunicazione. Non c’è spazio, luogo o tempo in questa mostra. Io vengo dal mondo della scultura, ho rielaborato immagini reali a modo mio e questo è il risultato».

Andriolo è legato al Politeama fin da quando era un bambino quando il bus che lo portava al liceo si fermava alle spalle del Teatro. Il suo stupore di bimbo nel circumnavigare il teatro vuole ora trasformarsi nello stupore di tutti, stupore vissuto dall’interno. Oltre alle immagini assumono grande rilevanza i suoni e le musiche che accompagnano l’esperienza multisensoriale.

Come sottolinea Viviano «le commistioni sonore a tratti dissonanti vogliono trasmettere tutta la tensione che abbiamo provato nella creazione dell’opera. Le drum machine sono il cuore pulsante di una esperienza viva, i synth invece portano su un altro piano di riflessione e di emozioni. L’esperienza finale è una cosa mai vista, mai sentita, mai provata».
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