Un dialogo tra storia e contemporaneità: artisti italiani e greci in mostra per "Icone" a Monreale
Piana degli Albanesi - Deisis, Apostoli, Scuola cretese, Tardo sec. XVII
Esaltante il connubio tra antico e moderno, spirituale l'idea alla base della mostra che giustappone artisti distinti e distanti tra loro per stile, visione ed epoca, vincente la scelta del luogo, evocativa la decisione di tessere un ponte tra Italia e Grecia con sei artisti italiani e sei artisti greci, molti dei quali presenti all'inaugurazione ma voglio lasciare che a parlarne sia l'ideatore di questa intensa esperienza sensoriale avvolta nella bellezza.
La mostra, ideata da Francesco Piazza e Vassilis Karampatsas, è organizzata dalla Comunità Ellenica Siciliana “Trinacria”.
L’allestimento evidenzia il rapporto tra le icone antiche e i dipinti di nuova produzione, che ogni artista elabora secondo la propria poetica e cifra stilistica, mantenendo intatta l’iconografia originale pur attingendo al proprio background culturale e al proprio vissuto, per raccontare, in forme nuove e attuali, il tema del sacro.
Storicamente, prima della nascita dell’Eparchia di Piana degli Albanesi nel 1937, i centri di Mezzojuso, Contessa Entellina e Palazzo Adriano dipendevano dall’Arcidiocesi di Palermo, mentre Piana dei Greci e Santa Cristina Gela da quella di Monreale.
Il progetto vuole anche porre l’attenzione sulle diverse contestualizzazioni locali, sulle scuole e gli iconografi del XVII secolo, come Ioannìkios Cornero (o Gornero) da Candia, pittore dotato di eccezionale forza e resistenza, alla tradizione iconografica, che nel piccolo centro di Mezzojuso avviò una pregevole produzione artistica post-bizantina. A lui sono attribuite alcune icone ancora esistenti nelle chiese di Mezzojuso, Piana degli Albanesi e nel Museo Diocesano di Monreale.
Sempre della seconda metà del Seicento si evidenzia la tavola illustrativa di un inno megalynarion mariano della Divina Liturgia di San Basilio, che accomuna cinque temi iconografici distinti.
Le icone, sia quelle ereditate da generazioni passate, sia quelle prodotte in tempi più recenti, testimoniano una continuità di fede e di espressione artistica memore di antiche ed originali tradizioni figurative e liturgiche. Ho chiesto infatti a Francesco Piazza, ideatore del progetto e curatore per l'arte contemporanea, il perché di questa mostra e perché qui nella "pancia normanna".
«Perché da sempre la mia ricerca volge a indagare il rapporto tra storia e contemporaneo» risponde il curatore.
Nella convinzione che nell'arte contemporanea sia racchiusa tutta l'esperienza artistica dei secoli passati e che sia importante per recuperare anche quel ruolo di testimone della società che l'arte ha sempre avuto. Come lo è stato nei secoli passati.
Perché a Monreale? perché come ha detto l'arcivescovo di Monreale Michele Pennisi siamo all'interno di una grande icona e nessun posto era più adatto per presentare questo progetto del museo Diocesano.
«Il mio progetto per l'allestimento - continua Piazza - riprende in pianta una croce, simbolicamente racchiude e accoglie le storie dei santi, della Madonna e di Cristo, i veri protagonisti della mostra. Al centro, imponente, si staglia la croce astile bifacciale, conservata a santa Maria delle Grazie di Mezzojuso, oggetto di culto portato in processione dalla popolazione».
I 12 artisti contemporanei hanno reinterpretato le 12 icone attingendo al proprio bagaglio culturale, al proprio rapporto con la fede e con la storia dell'arte.
Le loro opere non sono icone, ma 12 letture dense di simbologia ad esse ispirate, frutto di una ricerca stilistica che ha toccato punte di grande originalità e spiritualità.
Alle parole del curatore, fa eco l'ottimo risultato in termini di affluenza che ha toccato picchi di almeno un'ora in cui era davvero difficile muoversi all'interno della sala.
L'ottimo e immancabile catalogo a corredo della mostra palesa l'importanza di eventi culturali di altissimo profilo artistico in cui il vero protagonista diviene il fruitore.
Ecco, se dovessi fare un complimento ai curatori e a tutti gli attori qui in campo, direi loro che l'evento costruito tra le mura solide del Duomo Normanno, muove in quella direzione luminosa e necessaria che è la convenzione di Faro del 2005 finalmente in via di ratifica anche in Italia.
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