Un cast d'eccezione per la commedia politica di Aristofane: "I Cavalieri" a Siracusa

L'attore Francesco Pannofino
Ne "I Cavalieri" pare (ma la notizia non è certa) che Aristofane sia stato costretto ad interpretare lui stesso, sulla scena, il personaggio di Paflagone poiché, data la virulenza dell'attacco plateale che veniva portato a Cleone (un politico) nessun attore, né alcun artigiano, aveva dato la propria disponibilità.
Infatti, con una personificazione, Aristofane presenta sulla scena Demos (il Popolo), vecchio, bisbetico e mezzo sordo, completamente in balia di uno dei suoi servi, Paflagone (che sarebbe Cleone appunto), che lo imbroglia e lo manda in rovina senza che egli se ne accorga.
Trama: due servi di un vecchio chiamato Popolo detestano un terzo servo, Paflàgone, poiché quest'ultimo si è assicurato i favori del padrone con un comportamento ipocrita e falsamente adulatorio, ed è arrivato a spadroneggiare in casa facendo tutto ciò che vuole. Inaspettatamente, un oracolo dà soccorso inasperato ai due fedeli servi del vecchio, rivelando che Paflagone sarà estromesso da un salsicciaio. La scelta di utilizzare un salsicciaio è tutt'altro che casuale: costui è un individuo ancora più immorale, cinico ed ignorante di Paflagone stesso, e quindi particolarmente adatto allo scopo.
Il salsicciaio (appoggiato dal coro dei cavalieri) affronta il rivale in una ridda di minacce, insulti, vanterie e aggressioni fisiche. Il duello poi continua nell'ecclesia e infine davanti al padrone, Popolo, in una serie di scontri verbali, ma anche di lettura di responsi oracolari e persino di preparazione di prelibatezze culinarie, in cui i due contendenti si rivelano sempre più beceri ed abietti. Il salsicciaio, con discorsi di bassa demagogia, riesce infine a risultare vincitore.
Popolo, tuttavia, a questo punto afferma di non essere così stupido come sembra, e che il suo obiettivo era quello di attendere il momento giusto per punire i disonesti. Ecco quindi che, con un rito magico, il salsicciaio (ormai diventato un uomo civile e stimato di nome Agoracrito) ridona a Popolo la giovinezza e gli presenta una bella fanciulla, la Tregua, con la quale il vecchio ora ringiovanito convolerà a nozze e vivrà ricco di sani propositi.
Paflagone viene invece condannato a svolgere il vecchio lavoro del suo rivale: il salsicciaio. Con questa commedia Aristofane si propone di mettere in guardia gli ateniesi dai pericoli insiti nella demagogia di Cleone.
Prodotto da Fondazione Inda, lo spettacolo è interpretato da: Demostene è Giovanni Esposito, Nicia è Sergio Mancinelli, il Salsicciai è Francesco Pannofino, Paflagone è Gigio Alberti, Corifeo è Roy Paci e Demo è Antonio Catania. Il Coro è composto dagli Allievi dell'ADDA del II e III anno.
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