Un blackout in città e due fratelli: "Paura del buio?" allo Spazio Franco di Palermo
Giuseppe Massa
Uno spazio dedicato alla creazione contemporanea che attraversa generi e linguaggi e diverse generazioni di artisti e artiste, per portare a Palermo il meglio del teatro del nostro presente.
Ritorna fino al 22 maggio allo Spazio Franco (Padiglione 18-A ai Cantieri culturali alla Zisa), "Scena Nostra" la rassegna prodotta da Babel in collaborazione con Rete Latitudini, con il sostegno di Regione Siciliana e Ministero della Cultura.
Il secondo appuntamento, in scena il 2 e 3 febbraio, alle 21.00, e il 4 febbraio alle 19.00, è con un'altra eccellenza della drammaturgia della scena siciliana.
La compagnia "Sutta Scupa", che promuove le nuove esperienze di drammaturgia contemporanea, va in scena con "Paura del buio?", di Giuseppe Massa che è fondatore, insieme a Fabrizio Ferracane e Giuseppe Provinzano, della compagnia..
Sul palco: Gabriele Cicirello, Sofia La Licata, Giuseppe Massa. Suono a cura di Giuseppe Rizzo; scene di Elena Amato: costumi di Linda Randazzo; aiuto regia: Simona Sciarabba.
All’interno del sotterraneo del Comune, Antonio e Bernardo si ritrovano invece a dover fare i conti con il loro passato e con un mondo che, all’apparenza e senza nessuna spiegazione logica, sembra essere piombato per sempre nell’oscurità.
«Ho scritto "Paura del buio?" durante la pandemia - spiega l'autore -, in un momento di estrema solitudine esistenziale.
Il lungo dialogo in palermitano che ne è scaturito lambisce il cabaret, le vastasate ma con un retro gusto beckettiano (in particolare Finale di partita).
Antonio e Bernardo (i due fratelli precari protagonisti della pièce) oppongono un’ardita quanto inutile resistenza al disfacimento dell’idea di famiglia, di comunità, sembrano dirci “senza l’altro io sono niente”.
Paura del buio? sperimenta le possibilità estetiche presenti nella gamma di cromature che separano la luce dal buio, fino ad addentrarsi nei meandri del buio totale.
Ampio spazio è stato dato dunque a una specifica ricerca sulla voce in quanto strumento dell’attore: voce “naturale”, voce amplificata da microfoni e più in generale sulle possibilità sonore che possono scaturire dall’espressività vocale aldilà di un razionale e comprensibile codice linguistico.
Il quasi totale occultamento di uno dei cinque sensi come la vista (così basilare e necessario per la messa in scena di uno spettacolo) ha aperto per paradosso la strada a percorsi di sperimentazione prettamente registici; mi riferisco in particolare all’illusione ottica generata da oggetti fluo e al possibilità evocative e narrative del suono.
L’assenza di luce come metafora della caducità umana».
Dieci spettacoli scandiscono il programma eterogeneo di Scena Nostra 2024 che accosta grandi nomi del teatro italiano a più giovani compagnie, mettendo in dialogo realtà artistiche locali e nazionali e presentando alcuni dei progetti più significativi nati e sviluppati nell’ambito del laboratorio permanente di Spazio Franco.
Leit motiv della sesta edizione della rassegna è "Se fosse l’ultimo?": un interrogativo provocatorio con cui Spazio Franco vuole puntare l’attenzione sul proprio futuro prossimo, in un momento di grande crisi delle imprese culturali.
Ritorna fino al 22 maggio allo Spazio Franco (Padiglione 18-A ai Cantieri culturali alla Zisa), "Scena Nostra" la rassegna prodotta da Babel in collaborazione con Rete Latitudini, con il sostegno di Regione Siciliana e Ministero della Cultura.
Il secondo appuntamento, in scena il 2 e 3 febbraio, alle 21.00, e il 4 febbraio alle 19.00, è con un'altra eccellenza della drammaturgia della scena siciliana.
La compagnia "Sutta Scupa", che promuove le nuove esperienze di drammaturgia contemporanea, va in scena con "Paura del buio?", di Giuseppe Massa che è fondatore, insieme a Fabrizio Ferracane e Giuseppe Provinzano, della compagnia..
Sul palco: Gabriele Cicirello, Sofia La Licata, Giuseppe Massa. Suono a cura di Giuseppe Rizzo; scene di Elena Amato: costumi di Linda Randazzo; aiuto regia: Simona Sciarabba.
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Lo spettacolo racconta la storia di una città, vittima di un blackout. Due fratelli, lavoratori precari, vengono chiamati per riparare quello che a prima vista sembra essere un piccolo guasto elettrico.All’interno del sotterraneo del Comune, Antonio e Bernardo si ritrovano invece a dover fare i conti con il loro passato e con un mondo che, all’apparenza e senza nessuna spiegazione logica, sembra essere piombato per sempre nell’oscurità.
«Ho scritto "Paura del buio?" durante la pandemia - spiega l'autore -, in un momento di estrema solitudine esistenziale.
Il lungo dialogo in palermitano che ne è scaturito lambisce il cabaret, le vastasate ma con un retro gusto beckettiano (in particolare Finale di partita).
Antonio e Bernardo (i due fratelli precari protagonisti della pièce) oppongono un’ardita quanto inutile resistenza al disfacimento dell’idea di famiglia, di comunità, sembrano dirci “senza l’altro io sono niente”.
Paura del buio? sperimenta le possibilità estetiche presenti nella gamma di cromature che separano la luce dal buio, fino ad addentrarsi nei meandri del buio totale.
Ampio spazio è stato dato dunque a una specifica ricerca sulla voce in quanto strumento dell’attore: voce “naturale”, voce amplificata da microfoni e più in generale sulle possibilità sonore che possono scaturire dall’espressività vocale aldilà di un razionale e comprensibile codice linguistico.
Il quasi totale occultamento di uno dei cinque sensi come la vista (così basilare e necessario per la messa in scena di uno spettacolo) ha aperto per paradosso la strada a percorsi di sperimentazione prettamente registici; mi riferisco in particolare all’illusione ottica generata da oggetti fluo e al possibilità evocative e narrative del suono.
L’assenza di luce come metafora della caducità umana».
Dieci spettacoli scandiscono il programma eterogeneo di Scena Nostra 2024 che accosta grandi nomi del teatro italiano a più giovani compagnie, mettendo in dialogo realtà artistiche locali e nazionali e presentando alcuni dei progetti più significativi nati e sviluppati nell’ambito del laboratorio permanente di Spazio Franco.
Leit motiv della sesta edizione della rassegna è "Se fosse l’ultimo?": un interrogativo provocatorio con cui Spazio Franco vuole puntare l’attenzione sul proprio futuro prossimo, in un momento di grande crisi delle imprese culturali.
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