Non è vero ma ci credo
Il valore simbolico dei testi di Peppino De Filippo è una caratteristica peculiare dell’autore, il quale riesce a dare una dimensione profonda a temi e personaggi che, apparentemente, sono semplici trasfigurazioni di situazioni popolari. L’esilarante commedia "Non è vero ma ci credo" è di fatto un testo ricco di elementi simbolici che, con abile maestria, si mescolano alle credenze popolari, come quella della figura dello “Iettatore”.
Il commendatore Gervasio Savastano è tormentato dall’influsso delle superstizioni e attribuisce alle persone che gli stanno accanto la capacità di portare buona e cattiva sorte. Ma presto dovrà ricredersi: non tutto è quello che sembra e le antiche credenze popolari possono anche sbagliare. Questa messa in scena, diretta dal popolare personaggio televisivo Michele Mirabella e interpretata da Sebastiano Lo Monaco, ci offre l’immagine dell’Italia degli anni ’50, un’Italia prospera e autentica, dove l’essere scanzonato non era obbligatoriamente sinonimo di scostumato.
Come dice il regista: «La sola nostalgia potrà scaturire da questo, ma fermo resta l’intento di ridere dell’ignoranza e delle superstizioni, sopportando l’urgenza della scaramanzia e ricordando il filosofo che, pazientemente sornione, avverte: “Non è vero, ma ci credo”». Lo spettacolo si avvale della singolare interpretazione di Lelia Mangano De Filippo, ultima compagna di vita di Peppino.
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