Marco Baliani in "Kohlhaas", una pièce teatrale tratta dall´opera di Heinrich von Kleist
Tratto dall‘opera “Michael Kohlhaas” di Heinrich von Kleist, “Kohlhaas” segna una linea di faglia chiarissima: la totale acquisizione di una poetica e di una solidità linguistica che, dando forma a un’opera adulta e potente, resterà simbolo e talismano di tutto il suo lavoro.
È una scrittura scenica insieme inedita e persistente, che incontra il favore non soltanto della critica ma anche di un pubblico numeroso.
Uno spettacolo che va in scena al teatro Lelio venerdì 18 marzo alle 21.30: il sipario si alza su un attore, vestito di semplici abiti comuni, che siede in scena su di una sedia di legno, illuminato da una luce fissa. Nessuna scenografia, e spesso neanche un tecnico, né un amministratore di compagnia.
Le domande senza risposta, che solleva la storia di Kohlhaas (cos’è la giustizia, quella umana e quella divina, e come può l’individuo ricomporre l’ingiustizia) fanno parte, profondamente, dei percorsi della generazione di Marco Baliani, quella segnata dal numero di riconoscimento ’68.
È uno spettacolo che sta in una valigia, viaggia in macchina con il suo autore-attore e sa adattarsi a spazi anche non convenzionali; predilige condizioni di intimità nella relazione con il pubblico, può compiersi anche all’aperto, in una piazza o in un cortile.
Kohlhaas, scritto insieme a Remo Rostagno, rappresenta per Baliani il primo incontro con un racconto letterario preesistente. Lo spettacolo sancisce una tappa fondamentale della sua ricerca sulle tecniche di affabulazione. È in qualche modo l’inizio di un percorso, la formazione di un’identità di attore “narrante”.
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