Ritorno al 1968: allo Spazio Mediterraneo la mostra "Paesaggi Sismici. Il Belice a 50 anni dal terremoto"

Immagine del terremoto nel Belìce
La mostra "Paesaggi Sismici" ripercorre la storia del terremoto della Valle del Belìce, attraverso 21 pannelli allestiti allo Spazio Mediterraneo di Legambiente Sicilia ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo, da lunedì 4 a mercoledì 27 marzo.
L'esposizione descrive l'evoluzione dei paesaggi (geologici, naturalistici, sociali ed urbanistici) prima e dopo il terremoto, per raccontare l'impatto che questa tragedia ha avuto nei luoghi e nelle comunità locali fino a oggi, per capire in che modo questo evento ha modificato il presente e per promuovere il valore della memoria e la consapevolezza del patrimonio di bellezza e di cultura del luogo.
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, la Valle del Belìce, comprendente una vasta porzione della Sicilia occidentale - nelle province di Palermo, Trapani ed Agrigento - fu sconvolta da un sisma di magnitudo 6.1, con epicentro tra le località di Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, portando morte e distruzione in territori che per lo più, all'epoca, non erano classificati come sismici.
Il terremoto sconvolse 14 centri, causando la morte di 296 persone. Fu il primo evento sismico dalle tragiche conseguenze a scuotere l'Italia.
Dopo le prime scosse, che non avevano causato crolli, molti abitanti dell'area, presi dal panico, decisero di dormire all'aperto o in macchina. Una precauzione che ha salvato la vita a molti quando, alle 3 di notte, l'area fu devastata da una scossa violentissima.
Oltre alle perdite in termini di vite umane, subì danni irreparabili il patrimonio edilizio rurale, in un'area la cui economia si basava pressoché esclusivamente sull'agricoltura.
Una tragedia raccontata dal percorso espositivo "Paesaggi Sismici. Il Belìce a 50 anni dal terremoto”, realizzato dall'INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, pensato per studenti, turisti, cittadini e specialisti.
L'esposizione descrive l'evoluzione dei paesaggi (geologici, naturalistici, sociali ed urbanistici) prima e dopo il terremoto, per raccontare l'impatto che questa tragedia ha avuto nei luoghi e nelle comunità locali fino a oggi, per capire in che modo questo evento ha modificato il presente e per promuovere il valore della memoria e la consapevolezza del patrimonio di bellezza e di cultura del luogo.
Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, la Valle del Belìce, comprendente una vasta porzione della Sicilia occidentale - nelle province di Palermo, Trapani ed Agrigento - fu sconvolta da un sisma di magnitudo 6.1, con epicentro tra le località di Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, portando morte e distruzione in territori che per lo più, all'epoca, non erano classificati come sismici.
Il terremoto sconvolse 14 centri, causando la morte di 296 persone. Fu il primo evento sismico dalle tragiche conseguenze a scuotere l'Italia.
Dopo le prime scosse, che non avevano causato crolli, molti abitanti dell'area, presi dal panico, decisero di dormire all'aperto o in macchina. Una precauzione che ha salvato la vita a molti quando, alle 3 di notte, l'area fu devastata da una scossa violentissima.
Oltre alle perdite in termini di vite umane, subì danni irreparabili il patrimonio edilizio rurale, in un'area la cui economia si basava pressoché esclusivamente sull'agricoltura.
Una tragedia raccontata dal percorso espositivo "Paesaggi Sismici. Il Belìce a 50 anni dal terremoto”, realizzato dall'INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, pensato per studenti, turisti, cittadini e specialisti.
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