Prima tappa della collettiva "Dopo l'umano": opere di artisti da tutta Italia e non solo

"Flesh for Eve" di Nicola Bertellotti
La prima tappa della mostra collettiva "Dopo l'umano" a cura di Eliana Urbano Raimondi, contiene le opere di Paolo Assenza, Francesco Balsamo, Nicola Bertellotti, Gianluca Capozzi, Pierluca Cetera, Tito Huang, Rossana Taormina, Nicola Vinci, William Marc Zanghi, ed è sostenuta dalle gallerie IAGA Contemporary Art e Sensi Arte, Fotograph - stampatori digitali e Terre di Giafar.
Lo scopo del progetto, visitabile su appuntamento fino al 15 marzo, è anche il suo ampliamento, volto a sviluppare nuove tappe espositive e non, da proporre a istituzioni e nuove realtà del panorama artistico-culturale nazionale.
Restituendo il valore letterale alla definizione "Post Human", la mostra riflette sullo stato di fatto della realtà dopo il passaggio o l’intervento dell’uomo, testimoniato dalle tracce antropiche in luoghi concreti o immaginari.
Proprio perché fisicamente assente nelle raffigurazioni, l’uomo domina la scena delle opere selezionate con tutto il suo portato culturale-antropologico, descrittivo delle numerose sue sfaccettature, fornendo attraverso gli oggetti con cui ha interagito, negli ambienti (fisici o mentali) che lo hanno ospitato o che ne sono stati sopraffatti, indicazioni su ciò che ha fatto, su come ha agito, sulle sensazioni che ha vissuto.
Nel 1992 Jeffrey Deitch riuniva un gruppo di artisti le cui poetiche erano state influenzate dal dilagare dell'artificialità nella vita umana mediante il sempre più frequente ricorso a biotecnologie, chirurgia estetica e robotica. Frutto delle associazioni del critico fu la mostra itinerante dal titolo "Post Human". Da qui, l’intento di voler recuperare alla locuzione inglese il suo significato letterale.
Testimonianze concrete della sottintesa consecutio temporum sono le immancabili tracce antropiche in luoghi reali, realistici o immaginari, comunque concretizzati nella rappresentazione foto-pittorica, figurativa o astratta che sia.
Se il movimento artistico degli anni Novanta era alimentato da una spontanea adozione di tematiche scottanti, quali la grottesca ma accattivante possibilità di mutare il proprio aspetto fisico e con esso l’identità, a circa trent’anni di distanza si trova un diverso rapporto con la cosmesi.
Questa, non più al centro dell’attenzione quale tema, diviene forma, da alcuni artisti naturalmente adottata quale scelta estetica, da altri altrettanto naturalmente rifuggita, col risultato di un'estetica meno artificiosa.
Proprio perché fisicamente assente nelle raffigurazioni, l’uomo domina la scena delle opere selezionate con tutto il suo portato culturale-antropologico, descrittivo delle numerose sue sfaccettature, fornendo attraverso gli oggetti con cui ha interagito, negli ambienti (fisici o mentali) che lo hanno ospitato o che ne sono stati sopraffatti, indicazioni su ciò che ha fatto, su come ha agito, sulle sensazioni che ha vissuto.
Lo scopo del progetto, visitabile su appuntamento fino al 15 marzo, è anche il suo ampliamento, volto a sviluppare nuove tappe espositive e non, da proporre a istituzioni e nuove realtà del panorama artistico-culturale nazionale.
Restituendo il valore letterale alla definizione "Post Human", la mostra riflette sullo stato di fatto della realtà dopo il passaggio o l’intervento dell’uomo, testimoniato dalle tracce antropiche in luoghi concreti o immaginari.
Proprio perché fisicamente assente nelle raffigurazioni, l’uomo domina la scena delle opere selezionate con tutto il suo portato culturale-antropologico, descrittivo delle numerose sue sfaccettature, fornendo attraverso gli oggetti con cui ha interagito, negli ambienti (fisici o mentali) che lo hanno ospitato o che ne sono stati sopraffatti, indicazioni su ciò che ha fatto, su come ha agito, sulle sensazioni che ha vissuto.
Nel 1992 Jeffrey Deitch riuniva un gruppo di artisti le cui poetiche erano state influenzate dal dilagare dell'artificialità nella vita umana mediante il sempre più frequente ricorso a biotecnologie, chirurgia estetica e robotica. Frutto delle associazioni del critico fu la mostra itinerante dal titolo "Post Human". Da qui, l’intento di voler recuperare alla locuzione inglese il suo significato letterale.
Testimonianze concrete della sottintesa consecutio temporum sono le immancabili tracce antropiche in luoghi reali, realistici o immaginari, comunque concretizzati nella rappresentazione foto-pittorica, figurativa o astratta che sia.
Se il movimento artistico degli anni Novanta era alimentato da una spontanea adozione di tematiche scottanti, quali la grottesca ma accattivante possibilità di mutare il proprio aspetto fisico e con esso l’identità, a circa trent’anni di distanza si trova un diverso rapporto con la cosmesi.
Questa, non più al centro dell’attenzione quale tema, diviene forma, da alcuni artisti naturalmente adottata quale scelta estetica, da altri altrettanto naturalmente rifuggita, col risultato di un'estetica meno artificiosa.
Proprio perché fisicamente assente nelle raffigurazioni, l’uomo domina la scena delle opere selezionate con tutto il suo portato culturale-antropologico, descrittivo delle numerose sue sfaccettature, fornendo attraverso gli oggetti con cui ha interagito, negli ambienti (fisici o mentali) che lo hanno ospitato o che ne sono stati sopraffatti, indicazioni su ciò che ha fatto, su come ha agito, sulle sensazioni che ha vissuto.
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