Mozart e Schönberg al Teatro Massimo: il concerto con la voce recitante di Moni Ovadia

Moni Ovadia (foto di Maria Pia Ballarino)
Due capolavori musicali per il festival “Sotto una nuova luce” al Teatro Massimo di Palermo, in programma domenica 13 settembre alle 20.30 in Sala Grande.
Protagonista è "Messa dell’Incoronazione" di Mozart e a seguire "Un sopravvissuto di Varsavia" di Schönberg che vede sul podio il direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, Omer Meir Wellber, voce recitante Moni Ovadia, soprano Sarah Jane Brandon, mezzosoprano Maria José Lo Monaco, tenore Benjamin Hulett e basso Adam Palka. Orchestra e Coro del Teatro Massimo, Maestro del Coro Ciro Visco. La regia è di Marco Gandini.
La "Messa dell’Incoronazione in Do maggiore K 317", composta da Mozart nel 1779, a soli 23 anni, è una grande opera prevalentemente corale, suddivisa nelle tradizionali sei parti, Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedicttis e Agnus Dei, che presenta brani solistici rilevanti come l'assolo del soprano del Kyrie, interpretato da Sarah Jane Brandon.
Ancora oggi non è ben chiaro a quale “incoronazione” faccia riferimento il titolo della Messa, probabilmente composta per celebrare la cerimonia dell’incoronazione di un’immagine venerata come miracolosa della Vergine Maria che si svolgeva ogni anno nel santuario di Maria Plain, vicino Salisburgo, o forse così chiamata perché eseguita in occasione dell’incoronazione di Leopoldo II nel 1791 o per quella di Francesco I dell’anno successivo, dopo la morte di Mozart.
"Un sopravvissuto di Varsavia op. 46" di Arnold Schönberg è invece una breve composizione dodecafonica del 1947 per narratore, coro maschile e orchestra, che conta sulla voce narrante di Moni Ovadia, poliedrico attore cantante, musicista, di ascendenze ebraico-sefardite e cultura yiddish.
"Un sopravvissuto di Varsavia" nasce dall’urgenza di Schönberg di raccontare il dramma dell’olocausto che al compositore, esiliato negli Stati Uniti, era giunto principalmente attraverso il racconto dei sopravvissuti. Il testo, dello stesso Schönberg, è un racconto in prima persona di un momento nella vita del ghetto di Varsavia, con i maltrattamenti quotidiani, le decimazioni, le violenze. L’atroce racconto si conclude con l’intonazione all’unisono da parte del coro maschile di una delle preghiere più sentite della religione ebraica, "Shema Israel, Ascolta, Israele".
Protagonista è "Messa dell’Incoronazione" di Mozart e a seguire "Un sopravvissuto di Varsavia" di Schönberg che vede sul podio il direttore musicale del Teatro Massimo di Palermo, Omer Meir Wellber, voce recitante Moni Ovadia, soprano Sarah Jane Brandon, mezzosoprano Maria José Lo Monaco, tenore Benjamin Hulett e basso Adam Palka. Orchestra e Coro del Teatro Massimo, Maestro del Coro Ciro Visco. La regia è di Marco Gandini.
La "Messa dell’Incoronazione in Do maggiore K 317", composta da Mozart nel 1779, a soli 23 anni, è una grande opera prevalentemente corale, suddivisa nelle tradizionali sei parti, Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedicttis e Agnus Dei, che presenta brani solistici rilevanti come l'assolo del soprano del Kyrie, interpretato da Sarah Jane Brandon.
Ancora oggi non è ben chiaro a quale “incoronazione” faccia riferimento il titolo della Messa, probabilmente composta per celebrare la cerimonia dell’incoronazione di un’immagine venerata come miracolosa della Vergine Maria che si svolgeva ogni anno nel santuario di Maria Plain, vicino Salisburgo, o forse così chiamata perché eseguita in occasione dell’incoronazione di Leopoldo II nel 1791 o per quella di Francesco I dell’anno successivo, dopo la morte di Mozart.
"Un sopravvissuto di Varsavia op. 46" di Arnold Schönberg è invece una breve composizione dodecafonica del 1947 per narratore, coro maschile e orchestra, che conta sulla voce narrante di Moni Ovadia, poliedrico attore cantante, musicista, di ascendenze ebraico-sefardite e cultura yiddish.
"Un sopravvissuto di Varsavia" nasce dall’urgenza di Schönberg di raccontare il dramma dell’olocausto che al compositore, esiliato negli Stati Uniti, era giunto principalmente attraverso il racconto dei sopravvissuti. Il testo, dello stesso Schönberg, è un racconto in prima persona di un momento nella vita del ghetto di Varsavia, con i maltrattamenti quotidiani, le decimazioni, le violenze. L’atroce racconto si conclude con l’intonazione all’unisono da parte del coro maschile di una delle preghiere più sentite della religione ebraica, "Shema Israel, Ascolta, Israele".
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