"La natura nei miei occhi": 60 opere di Moschitta, l'artista dei piccoli formati

"La natura nello sguardo" dell'artista Giuseppe Moschitta non è imitazione puntuale di quello che lo circonda, di quello che il suo sguardo può incontrare quotidianamente. È semmai manifestazione di se stesso, narrazione di un linguaggio, originatosi dalla natura, e divenuto privato.
Identità del sé e identità di pensiero, racconto di una natura interiorizzata che si fa parola attraverso il segno grafico (china e biro) cercato con estrema dedizione e con ossessiva precisione. La percezione narrativa dello spazio, è per l'autore Giuseppe Moschitta (classe 1979), scevra da ogni sovrastruttura accademica e lontana (per esigenza) da certe direttive prospettiche.
Piuttosto si assiste ad una predilezione di allineamento dei soggetti, ritratti in un ritmo costante e apparentemente rassicurante. Raffigurazione che non contempla la vicenda umana o animale, ma esclusivamente la descrizione di silenzi che si alternano a bisbigli vegetali, in una narrazione a cui tendere attentamente l'orecchio.
In questa indefinibilità spaziale e temporale, il racconto segue un suo filo, prima nel rigore del bianco e nero, successivamente nelle cromie accese che riecheggiano una certa memoria kleeniana. L’infantilismo grafico è linguaggio vincente che sottende una profondità e un'inquietudine celata dietro le forme morbide e dietro un certo ordine che formalmente rassicura.
Una realtà unica e personale in cui confluiscono immagini, emozioni, sentimenti, sensazioni, in un solo concetto la propria essenza. Un dialogo allo specchio - dove la rappresentazione di alberi, di cespugli, di colline - è immagine riflessa dell'artista.
La mostra prevede alcune aperture straordinarie: 23 dicembre dalle 17 alle 19.30; 13 gennaio fino alle 17; 14 gennaio fino alle 13.
Identità del sé e identità di pensiero, racconto di una natura interiorizzata che si fa parola attraverso il segno grafico (china e biro) cercato con estrema dedizione e con ossessiva precisione. La percezione narrativa dello spazio, è per l'autore Giuseppe Moschitta (classe 1979), scevra da ogni sovrastruttura accademica e lontana (per esigenza) da certe direttive prospettiche.
Piuttosto si assiste ad una predilezione di allineamento dei soggetti, ritratti in un ritmo costante e apparentemente rassicurante. Raffigurazione che non contempla la vicenda umana o animale, ma esclusivamente la descrizione di silenzi che si alternano a bisbigli vegetali, in una narrazione a cui tendere attentamente l'orecchio.
In questa indefinibilità spaziale e temporale, il racconto segue un suo filo, prima nel rigore del bianco e nero, successivamente nelle cromie accese che riecheggiano una certa memoria kleeniana. L’infantilismo grafico è linguaggio vincente che sottende una profondità e un'inquietudine celata dietro le forme morbide e dietro un certo ordine che formalmente rassicura.
Una realtà unica e personale in cui confluiscono immagini, emozioni, sentimenti, sensazioni, in un solo concetto la propria essenza. Un dialogo allo specchio - dove la rappresentazione di alberi, di cespugli, di colline - è immagine riflessa dell'artista.
La mostra prevede alcune aperture straordinarie: 23 dicembre dalle 17 alle 19.30; 13 gennaio fino alle 17; 14 gennaio fino alle 13.
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