L'arte erotica di due epoche a confronto: in mostra "Eros, dal mito al contemporaneo"
Opera di Giovanni Iudice
La mostra "Eros, dal mito al contemporaneo", allestita dal 26 gennaio al 24 febbraio nelle sale del Museo Archeologico Regionale, in corso Vittorio Emanuele 1, è curata da Alba Romano Pace con la consulenza di Angelo Mondo per la parte archeologica.
Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni, ognuna delle quali esplora un'espressione immutabile dell'eros: dal suo legame con l'amore a quello con la morte (Thanatos), dal rapporto con il corpo (Eros organico) a quello con il potere, fino al suo nesso con il perturbante, sentimento misto di familiarità ed estraneità che si prova dinanzi ad automi, donne-bambola, feticci e simili, descritto da Sigmund Freud in un saggio del 1919.
Esposte si trovano le opere di Philippe Berson, Barbara Cammarata, Giulio Catelli, Daniele Cascone, Gaetano Costa, Lou Dubois, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Kali Jons, Isa Kaos, Frédéric Léglise, Giacomo Rizzo, Ignazio Schifano, Marco Stefanucci, Jojo Wang, William Zanghi, accanto a reperti archeologici, come statuette fittili, anfore e vasi attici con figure rosse, rinvenuti nell'Acropoli dell'antica Gela. Il catalogo, pubblicato da Drago edizioni, è realizzato con il contributo di GB Oil.
Se gli antichi Greci raffigurano l'Eros, pulsione vitale universale, nei culti della fertilità femminile e della virilità maschile, nell'amore libero generatore di vita e negli amori proibiti di uomini e dei, nell'epoca contemporanea esso dimora al confine tra permesso e interdetto, casto e licenzioso, tra atto e immaginazione, libido e annientamento.
Lontano dalla volgarità e la pornografia, l'eros esprime eccitazione e desiderio ma è anche metafora della creazione artistica.
Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni, ognuna delle quali esplora un'espressione immutabile dell'eros: dal suo legame con l'amore a quello con la morte (Thanatos), dal rapporto con il corpo (Eros organico) a quello con il potere, fino al suo nesso con il perturbante, sentimento misto di familiarità ed estraneità che si prova dinanzi ad automi, donne-bambola, feticci e simili, descritto da Sigmund Freud in un saggio del 1919.
Esposte si trovano le opere di Philippe Berson, Barbara Cammarata, Giulio Catelli, Daniele Cascone, Gaetano Costa, Lou Dubois, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Kali Jons, Isa Kaos, Frédéric Léglise, Giacomo Rizzo, Ignazio Schifano, Marco Stefanucci, Jojo Wang, William Zanghi, accanto a reperti archeologici, come statuette fittili, anfore e vasi attici con figure rosse, rinvenuti nell'Acropoli dell'antica Gela. Il catalogo, pubblicato da Drago edizioni, è realizzato con il contributo di GB Oil.
Se gli antichi Greci raffigurano l'Eros, pulsione vitale universale, nei culti della fertilità femminile e della virilità maschile, nell'amore libero generatore di vita e negli amori proibiti di uomini e dei, nell'epoca contemporanea esso dimora al confine tra permesso e interdetto, casto e licenzioso, tra atto e immaginazione, libido e annientamento.
Lontano dalla volgarità e la pornografia, l'eros esprime eccitazione e desiderio ma è anche metafora della creazione artistica.
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