"Le cicogne sono immortali": a Palermo la mostra dell'artista romana Solveig Cogliani

Un dipinto del progetto "Le cicogne sono immortali" di Solveig Cogliani
L’arte contemporanea diventa il mezzo per raccontare ciò che sta cambiando: l'esperienza migratoria è protagonista della mostra "Le Cicogne sono immortali" di Solveig Cogliani (Roma, 1967), nella storica galleria palermitana Spazio Contemporaneo Agorà dal 9 al 23 marzo, con il contributo critico di Paolo Battaglia La Terra Borgese e la voce narrante di Antonio Buttazzo.
La mostra, frutto della collaborazione tra la Pegaso Università, l’Associazione Antonio e Lidia Bellomo e la Cosessantuno Artecontemporanea, prende a prestito il titolo dal libro dello scrittore Alain Mabanckou, da sempre affascinato dalla questione della coesistenza tra culture diverse.
Quella di Solveig Cogliani è dunque la condivisione di un progetto urgente e doveroso che ha l'ambizione di raccontare il presente come un territorio instabile e in fibrillazione in relazione alle trasformazioni epocali che stanno segnando lo scenario globale e la storia contemporanea.
Una grande tela dipinta replica un fotogramma di alcuni scatti che l'artista ha realizzato in prossimità di una striscia di terra del Sinai dalla quale è possibile scorgere l'Arabia Saudita, luogo, per chi osserva, verso la libertà che ha a che fare non solo con la scelta ma anche con la responsabilità e la promessa.
Questa fotografia, riprodotta ed esposta unitamente ad un'altra ai soli fini documentali, ha un potere narrativo ed evocativo. La sua presenza si duplica ed amplifica nella sala principale con lo spiazzante accostamento della pittura e del filo spinato, per simboleggiare ciò che può liberare dalla detenzione di noi stessi.
L'astratta perfezione dell'installazione si basa su un semplice principio di partizione matematica: una linea al centro della tela divide la superficie in due parti uguali. Una sezione suddivide la tela fino a evocare un infinito potenziale ma al tempo stesso tangibile.
La ricerca dell'alterità è altresì difesa da un rotolo di carta recante le relazioni scritte riportate dall'artista nell'interazione tra intimismo e tragedia politica e da altre forme di narrazione video e audio anche in lingua araba che accolgono riflessioni e microstorie personali di singoli individui che, insieme, tracciano il percorso dell'esperienza verso un cammino nuovo. Altre tre tele dipinte diventano ulteriori elementi dell'installazione, traccia di un ordine che sta per essere infranto ma destinato ad essere ricomposto.
L’intento è quello di destare le coscienze, di restituire al pubblico almeno una parte di queste esperienze, perché possano trasformarsi in conoscenza, fornendo risorse e strumenti utili alla ricerca di un equilibrio armonico tra gli esseri umani.
La mostra, frutto della collaborazione tra la Pegaso Università, l’Associazione Antonio e Lidia Bellomo e la Cosessantuno Artecontemporanea, prende a prestito il titolo dal libro dello scrittore Alain Mabanckou, da sempre affascinato dalla questione della coesistenza tra culture diverse.
Quella di Solveig Cogliani è dunque la condivisione di un progetto urgente e doveroso che ha l'ambizione di raccontare il presente come un territorio instabile e in fibrillazione in relazione alle trasformazioni epocali che stanno segnando lo scenario globale e la storia contemporanea.
Una grande tela dipinta replica un fotogramma di alcuni scatti che l'artista ha realizzato in prossimità di una striscia di terra del Sinai dalla quale è possibile scorgere l'Arabia Saudita, luogo, per chi osserva, verso la libertà che ha a che fare non solo con la scelta ma anche con la responsabilità e la promessa.
Questa fotografia, riprodotta ed esposta unitamente ad un'altra ai soli fini documentali, ha un potere narrativo ed evocativo. La sua presenza si duplica ed amplifica nella sala principale con lo spiazzante accostamento della pittura e del filo spinato, per simboleggiare ciò che può liberare dalla detenzione di noi stessi.
L'astratta perfezione dell'installazione si basa su un semplice principio di partizione matematica: una linea al centro della tela divide la superficie in due parti uguali. Una sezione suddivide la tela fino a evocare un infinito potenziale ma al tempo stesso tangibile.
La ricerca dell'alterità è altresì difesa da un rotolo di carta recante le relazioni scritte riportate dall'artista nell'interazione tra intimismo e tragedia politica e da altre forme di narrazione video e audio anche in lingua araba che accolgono riflessioni e microstorie personali di singoli individui che, insieme, tracciano il percorso dell'esperienza verso un cammino nuovo. Altre tre tele dipinte diventano ulteriori elementi dell'installazione, traccia di un ordine che sta per essere infranto ma destinato ad essere ricomposto.
L’intento è quello di destare le coscienze, di restituire al pubblico almeno una parte di queste esperienze, perché possano trasformarsi in conoscenza, fornendo risorse e strumenti utili alla ricerca di un equilibrio armonico tra gli esseri umani.
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