Il "tempio dell'acqua" sfruttato dagli Arabi: le visite alla scoperte della Sorgente del Gabriele a Palermo

La sorgente del Gabriele a Palermo (foto di Giusi Lombardo)
Un piacevole senso di frescura e il gorgoglio dell’acqua accolgono il visitatore che raggiunge le sorgenti naturali ai piedi della “conigliera”, oggi gestite dall’Amap. Un luogo dall’atmosfera suggestiva, la Sorgente del Gabriele, un antico “tempio dell’acqua”, che ancor ora rifornisce l’acquedotto palermitano.
Nei preziosi quaderni del marchese di Villabianca si fa risalire il nome “Gabriele” alla parola araba “Al Garbal”, che significa grotta irrigante, segno che le sorgenti erano conosciute già nel X secolo.
Oltre che per usi domestici, l’acqua era impiegata dalla popolazione per alimentare il funzionamento dei mulini. Geologicamente il sito è costituito da quattro sorgenti da contatto, nelle quali l’acqua sgorga tra le rocce per naturale deflusso. L’alimentazione della falda proviene dal massiccio Sagana-Monte Cuccio.
A Palermo sono 18 le visite dei luoghi su prenotazione (guarda i siti aperti). La visita ha una durata di 20 minuti e non è accessibile ai disabili.
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