Il grido di denuncia verso la società dei consumi: “Black Friday” di Franco Accursio Gulino

L’immagine, figlia del progresso tecnico e digitale, diventa così, obsoleta, inutile, usa e getta, prossima al riciclo o all’inceneritore dopo la sua scadenza. Anche nel mondo dell’Arte avviene questa speculazione onnivora dell’immagine che induce galleristi e collezionisti ad investire, non più sulla qualità o su un’intuizione linguistica, bensì sulla facilità di piazzamento di un prodotto artistico preconfezionato e di rapida riconoscibilità.
Manifesti, poster, pubblicità e cataloghi delle collezioni d’abbigliamento diventano supporti ospitanti della pittura di Franco Accursio Gulino, e rilevano alcune parti salienti dell’immagine stampata alterando le espressioni facciali (come il sorriso della modella che si tramuta in un ghigno malefico o in un urlo).
Quello che l’artista riesce a veicolare è un significato ulteriore da quello definito dal supporto-immagine digitale. Anche parole come "Saldi", "Fuori tutto", "Sottocosto", "Prendi due paghi uno" assumono valenza diversa, e insieme, sinergicamente, mutano il significato referenziale dell’immagine-base.
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