I tesori della Chiesa e l’arco simbolo della città: a Catania tra il Museo Diocesano e il camminamento di Porta Uzeda

Porta Uzeda a Catania
Katane – questo uno dei nomi d’origine di Catania, che in greco antico significa “grattugia”, probabilmente per le irregolarità del territorio lavico su cui sorge – fu distrutta più volte da eruzioni, terremoti e invasioni. Quella che vediamo oggi è il risultato dell’ultima splendida ricostruzione del 1693. "Le Vie dei Tesori", quest’anno dal 4 ottobre al 3 novembre, apre oltre quaranta luoghi: anfiteatri, chiese, cupole, palazzi nobiliari: un’occasione unica per scoprire una città dall’inconsueta bellezza.
C’è tutta la storia della Chiesa etnea nelle sale di questo Museo, antico Seminario dei Chierici, raccontata in un allestimento moderno e accattivante. Argenti, paramenti, pitture, sculture e preziosi documenti. Qui rivivono il potere spirituale e temporale, i fasti della Diocesi catanese, le vicende storiche, culturali e religiose del territorio.
Tantissimi oggetti intarsiati, cesellati, finemente lavorati e dipinti, in quattro piani di esposizione. Non solo di culto, come i simulacri e gli ex voto per Sant’Agata, ma anche assolutamente laici, come lo spadaccino trovato nel sarcofago di Ludovico II d’Aragona.
Da qui si accede al camminamento sopra Porta Uzeda, uno dei simboli della città, che collega piazza Duomo alla settecentesca via Dusmet. Prende il nome da un viceré spagnolo, Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda, al quale si deve la ricostruzione di Catania dopo il terremoto del 1693. Fu realizzata nel 1695, nel tipico barocco locale, utilizzando la lava nera alternata al marmo bianco.
E si affaccia sul mare, con un varco aperto nell’antica cinta muraria cinquecentesca voluta dall’imperatore Carlo V, da dove si ammira il panorama del centro barocco sovrastato dall’Etna e, spaziando, gli archi della Marina e il mare.
A Catania sono più di 40 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 40 minuti ed è accessibile ai disabili limitatamente al pian terreno. Sono previsti dei pullman su prenotazione il 6 e il 27 ottobre da Palermo a Catania, al costo di 20 euro.
C’è tutta la storia della Chiesa etnea nelle sale di questo Museo, antico Seminario dei Chierici, raccontata in un allestimento moderno e accattivante. Argenti, paramenti, pitture, sculture e preziosi documenti. Qui rivivono il potere spirituale e temporale, i fasti della Diocesi catanese, le vicende storiche, culturali e religiose del territorio.
Tantissimi oggetti intarsiati, cesellati, finemente lavorati e dipinti, in quattro piani di esposizione. Non solo di culto, come i simulacri e gli ex voto per Sant’Agata, ma anche assolutamente laici, come lo spadaccino trovato nel sarcofago di Ludovico II d’Aragona.
Da qui si accede al camminamento sopra Porta Uzeda, uno dei simboli della città, che collega piazza Duomo alla settecentesca via Dusmet. Prende il nome da un viceré spagnolo, Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda, al quale si deve la ricostruzione di Catania dopo il terremoto del 1693. Fu realizzata nel 1695, nel tipico barocco locale, utilizzando la lava nera alternata al marmo bianco.
E si affaccia sul mare, con un varco aperto nell’antica cinta muraria cinquecentesca voluta dall’imperatore Carlo V, da dove si ammira il panorama del centro barocco sovrastato dall’Etna e, spaziando, gli archi della Marina e il mare.
A Catania sono più di 40 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 40 minuti ed è accessibile ai disabili limitatamente al pian terreno. Sono previsti dei pullman su prenotazione il 6 e il 27 ottobre da Palermo a Catania, al costo di 20 euro.
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