I Led Zeppelin "da camera": gli Archibugi String Trio al Museo Baglio Florio di Selinunte
Archibugi String Trio
I Led Zeppelin raccontati da violino, violoncello e contrabbasso: sabato 14 aprile alle 17 l'appuntamento è all'interno del Parco Archeologico di Selinunte con "Archibugi String Trio plays Led Zeppelin".
Lo spettacolo è inquadrato all'interno della seconda parte della rassegna "Le Forme del Rito", progetto, ideato dal Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa in collaborazione con Estreusa e Capuantica Festival è volto alla valorizzazione e promozione del Museo Baglio Florio.
Sul palco Alessandro Librio (violino) Giuseppe Guarrella (violoncello) e Lelio Giannetto (contrabbasso), in arte gli Archibugi String Trio, porta in scena le le avanguardie della musica rock su le trascrizioni originali dello storico gruppo dei Led Zeppelin.
A rendere speciale il concerto è il fatto che il Trio si ponga come gruppo di rottura dal repertorio decisamente non allineato, eppure formato da un organico (a)tipico della tradizione strumentale da camera, il trio d’archi.
Dotato di un impatto sonoro esplosivo, è composto da musicisti provenienti da esperienze musicali diverse. Durante la serata presentano brani quali Kashmir, Four Sticks, Whole lotta love, Moby Dick o la sempre magica Stairway to heaven – ma anche alcune trascrizioni di brani di Frank Zappa, Fred Frith, Iva Bittova e John Zorn.
Lo spettacolo è inquadrato all'interno della seconda parte della rassegna "Le Forme del Rito", progetto, ideato dal Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa in collaborazione con Estreusa e Capuantica Festival è volto alla valorizzazione e promozione del Museo Baglio Florio.
Sul palco Alessandro Librio (violino) Giuseppe Guarrella (violoncello) e Lelio Giannetto (contrabbasso), in arte gli Archibugi String Trio, porta in scena le le avanguardie della musica rock su le trascrizioni originali dello storico gruppo dei Led Zeppelin.
A rendere speciale il concerto è il fatto che il Trio si ponga come gruppo di rottura dal repertorio decisamente non allineato, eppure formato da un organico (a)tipico della tradizione strumentale da camera, il trio d’archi.
Dotato di un impatto sonoro esplosivo, è composto da musicisti provenienti da esperienze musicali diverse. Durante la serata presentano brani quali Kashmir, Four Sticks, Whole lotta love, Moby Dick o la sempre magica Stairway to heaven – ma anche alcune trascrizioni di brani di Frank Zappa, Fred Frith, Iva Bittova e John Zorn.
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