"FuORIpercorso": reperti in oro dai depositi del museo archeologico di Agrigento
Diadema ellenistico decorato da foglie di quercia in lamina d'oro
Al Museo archeologico "Pietro Griffo" di Agrigento è esposta la mostra dal titolo "FuORIpercorso" - curata da Giuseppe Parello, Carla Guzzone, Donatella Mangione, promossa dal Polo Museale con il sostegno di CoopCulture - che, al di espositivo tradizionale, sceglie e valorizza alcuni tra i più significativi materiali presenti nei suoi depositi, con particolare attenzione ad una selezione di reperti in oro.
Aureo, per esempio, è il diadema ellenistico che apre la narrazione, decorato da foglie di quercia in lamina di squisita fattura. Tra i reperti, numerosi esempi di solidus che "il dollaro del Medioevo" perché in uso in tutto il Mediterraneo fino all’XI secolo: una moneta in oro puro istituita dall’imperatore Costantino nel IV secolo e da cui discendono sia i sistemi monetali del mondo germanico occidentale che quelli dell'Oriente islamico.
Accanto ai solidi, il tesoro contiene anche monete di taglio minore: il semissis (metà del solidus), il tremissis (un terzo del solidus) e un rarissimo semi-tremissis. Tutte queste monete avevano unil valore complessivo del tesoro corrispondeva al reddito annuo di una trentina di famiglie modeste, oppure a otto giorni di stipendio del prefetto bizantino.
E in oro massiccio è anche l’anello (recentemente donato al Museo dai proprietari agrigentini nel cui terreno fu scoperto) forse appartenuto ad una fanciulla diciassettenne sepolta in un sarcofago litico con iscrizione (II – III sec d.C.) interrato nella necropoli romana fuori Porta Aurea.
Sempre in mostra, una selezione di monili di varie epoche (dall'VIII al VII sec. a.C.) e di diversi materiali, dal bronzo alla pasta vitrea policroma, alle pietre dure, che gettano uno sguardo trasversale nel campo dell'ornamentazione femminile, con esemplari spesso caratterizzati da una sorprendente attualità.
Aureo, per esempio, è il diadema ellenistico che apre la narrazione, decorato da foglie di quercia in lamina di squisita fattura. Tra i reperti, numerosi esempi di solidus che "il dollaro del Medioevo" perché in uso in tutto il Mediterraneo fino all’XI secolo: una moneta in oro puro istituita dall’imperatore Costantino nel IV secolo e da cui discendono sia i sistemi monetali del mondo germanico occidentale che quelli dell'Oriente islamico.
Accanto ai solidi, il tesoro contiene anche monete di taglio minore: il semissis (metà del solidus), il tremissis (un terzo del solidus) e un rarissimo semi-tremissis. Tutte queste monete avevano unil valore complessivo del tesoro corrispondeva al reddito annuo di una trentina di famiglie modeste, oppure a otto giorni di stipendio del prefetto bizantino.
E in oro massiccio è anche l’anello (recentemente donato al Museo dai proprietari agrigentini nel cui terreno fu scoperto) forse appartenuto ad una fanciulla diciassettenne sepolta in un sarcofago litico con iscrizione (II – III sec d.C.) interrato nella necropoli romana fuori Porta Aurea.
Sempre in mostra, una selezione di monili di varie epoche (dall'VIII al VII sec. a.C.) e di diversi materiali, dal bronzo alla pasta vitrea policroma, alle pietre dure, che gettano uno sguardo trasversale nel campo dell'ornamentazione femminile, con esemplari spesso caratterizzati da una sorprendente attualità.
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