Francesco Maria Romano: "Ehe.", una mostra pensata sulla scia delle vicende di Cagliostro

Installazione di Francesco Maria Romano (acrilico su carta, 2 acrilico su tela, acrilico spray e 40 sculture in cemento, sabbia, calce, pigmenti)
La pittura dell'artista è una narrazione misteriosa, in cui le vicende e le vicissitudini personali si intrecciano con viaggi reali e fittizi, immaginari ed invisibili, in un percorso che, dal mancato ritorno di Ulisse a Itaca e le nozze con Nausicaa, attraversa i secoli fino a ripercorre i passi di Goethe compiuti durante il suo Viaggio in Italia.
La dimensione interiore di Romano viene scandagliata verso un'esplorazione che dalla pittura giunge fino alla scultura, sottolineando la capacità dell'arte di aprire finestre su paesaggi nuovi e inesplorati, in un'indagine di possibilità e dimensioni divergenti.
Sogno e realtà si fondono e si confondono in una mescolanza di memorie e ricordi che conduce il visitatore ad indagare i confini fra mondo esteriore ed interiore, guidati da un singolare cane con cappello, der Kumpel.
L'artista palermitano si addentra a narrare una sua Sicilia, isola polimorfa e meta di viaggiatori, attraverso terre floride ricche di agrumi, la cui varietà di gialli e arancioni si cela tra il verde del fogliame. La sfericità delle arance è un'eco remota di forme architettoniche tipiche della Palermo arabo-normanna: cupole colorate dalla tiepida luce di un sole tramontante svettano contro il cielo, ergendosi lungo le strade della città. Questa è stretta in un abbraccio dal mare e da monte Pellegrino.
Palermo inevitabilmente si fronteggia con Catania, sorvegliata dall'ombra di colei che non dorme mai, la rabbiosa ed imprevedibile Etna, i cui brontolii e sbuffi di fumo rammentano l'imperitura e celata presenza del mostro Tifone, confinato da Zeus sotto il vulcano.
Fra questi ve n'è uno in particolare, e intorno alla sua storia c'è un alone di mistero: si tratta di Goethe e della storia del suo presunto rapporto con Giuseppe Balsamo, uomo dai mille volti, meglio conosciuto come Alessandro conte di Cagliostro, i cui leggendari poteri taumaturgici ne decretarono la fama nell'Europa settecentesca, suscitando l'interesse dello scrittore tedesco, al punto da renderlo protagonista della commedia "Der Gross-Cophta" (1792).
Goethe si mostrava preoccupato dalla dilagante moda esoterica del suo tempo, il cui rappresentante emblematico era lo stesso Cagliostro, e, nonostante fossero vicini su questo piano, lo scrittore riteneva comunque gli scandali legati all'occultista di origini palermitane come segnali "dell'irruzione delle forze oscure dell'anarchia e del caos".
Goethe, insieme a Christoph Heinrich Kniep, trascorse due settimane a Palermo e, poco prima di lasciare la città per proseguire l'esplorazione dell'isola, ebbe modo di incontrare i familiari del conte. L'ipotesi di un incontro realmente avvenuto fra Cagliostro e Goethe resta tutt'oggi un enigma e Francesco Romano si è divertito a restituirlo con una pittura densa ma leggera.
Francesco Maria Romano vive e lavora tra Palermo e Amburgo. Si è diplomato in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 2014 è vincitore di una residenza artistica a Düsseldorf in accordo tra l'Archivio SACS-Museo per l'Arte Contemporanea Palazzo Belmonte Riso e la Kunstverein zur Kunstausstellungen e V.
Entra a far parte dell'Archivio SACS e della collezione del Museo Riso nel 2014 e della collezione permanente dei libri d'artista dell'Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2016.
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