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"Ferdinandea", l'isola che disse no ai potenti: le opere di Gulino in una mostra (diffusa) a Sciacca

  • Ex Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, Corso Vittorio Emanuele, 216 - Sciacca (Ag)
  • Dal 25 marzo al 10 aprile 2022 (evento concluso)
  • Dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.30 alle ore 18.30 (sabato e domenica)
  • Inaugurazione ad ingresso gratuito. La mostra fruibile con i coupon luoghi
  • Info e biglietti sul sito delle Vie dei Tesori 
     
Balarm
La redazione
C’è un filo rosso che lega Franco Accursio Gulino all’Isola Ferdinandea: l’artista saccense ha da sempre considerato l’isoletta nata all’improvviso e scomparsa esattamente allo stesso modo, nel mare a 16 miglia da Sciacca, come una terra “pensante”, estrema.

Un vero simbolo di libertà. Da quel lontano 1831 in cui al largo della Sicilia apparve la lingua di terra che attirò subito l’occhio dei potenti (e che si inabissò leggera beffando chiunque avesse mai pensato di possederla), scrittori, pescatori, artisti si sono innamorati di Ferdinandea: Gulino ha avviato da qui la sua ricerca, che dura ormai da quarantacinque anni.

Si inaugura venerdì 25 marzo alle 19.00 nell’ex chiesa di Santa Maria dello Spasimo, a Sciacca, "Ferdinandea. Lo studio del pensiero", a cura di Anthony Francesco Bentivegna, retrospettiva sull’opera di Gulino che raccoglie il filo e anticipa il festival FerdinanDea - costruito dalle Vie dei Tesori e dal Comune di Sciacca - che occuperà i successivi tre weekend, da sabato 26 marzo al 10 aprile.
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Ognuno dei 12 luoghi visitabili durante il festival (chiese, campanili, case private, musei), sarà “segnato” da un’opera dell’artista, orme di un unico percorso contro ogni prevaricazione.

La mostra racchiude 14 opere tra installazioni site-specific, tele, poesie e il riallestimento del famoso “studio del pensiero” che nel 2000  (con il corposo ciclo di opere dedicate all’isola che non c’è) catturò l’attenzione dell’Herald Tribune che gli dedicò un lungo articolo: un angolo morbido, illuminato solo da una candela, destinato alla meditazione e alla scrittura.

Gulino scopre una sua personalissima Ferdinandea, una vasta piattaforma rocciosa che oltre a manifestare la propria incorruttibilità verso le assurde pretese dei potenti, è soprattutto un immenso palcoscenico animato da organismi pittorici, segnici e scultorei riletti da un artista che ha da sempre incanalato le sue forze per dar voce a coloro che gridano a squarciagola all’interno di spesse ed insonorizzate barriere costituite da una tacita e assordante indifferenza.
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