Dodici fotografie analogiche di Fabio Lo Re: la mostra "Etere" a Messina
Una delle fotografie esposte all'interno della mostra
La mostra fotografica “Etere” di Fabio Lo Re, a cura di Angelica Oliva e Barbara Lanza, si compone di dodici fotografie analogiche, di grande formato, che rimarranno in mostra tutti i giorni dalle 16.30 alle 20.30 fino al 21 aprile, escluso la domenica, presso l’associazione culturale La Stanza dello Scirocco, in via del Vespro 108 a Messina.
«L’opera di Fabio Lo Re, dichiara Barbara Lanza, ha ricondotto la mia memoria alla fotografia di Franco Vimercati, le cui opere si trovano in alcune delle più importanti collezioni italiane e utilizzano solo presenze del quotidiano. E pure a quella di Mimmo Jodice, con le sue ricerche sulle statue di Canova.
Ho amato da subito il lavoro di Lo Re soprattutto per una sua peculiarità: l’immersione nelle tenebre di oggetti quotidiani, nello specifico statuette che appartengono a una collezione della sua famiglia da diverse generazioni e provenienti dai più reconditi anfratti del mondo, e la modalità di catturare la luce ricreandola con i Led e puntandola sui dettagli dei soggetti fotografati [...]».
Lo stesso autore, così descriveva la sua ricerca: «Per quanto riguarda la luce si evolve sempre sulla strada dei LED, anche se sarebbe meraviglioso poter intrappolare quella naturale allo stesso modo, credo impossibile», mentre per il critico della rivista online “Insideart”, Claudia Quintieri, le opere di Lo Re sono «fotografie notturne, frutto di un lavoro intimista che crea un'emersione inconscia e un'immersione sensitiva. Che gioca con ciò che si cela, che acuisce con ciò che si vede: svelamento/occultazione».
«L’opera di Fabio Lo Re, dichiara Barbara Lanza, ha ricondotto la mia memoria alla fotografia di Franco Vimercati, le cui opere si trovano in alcune delle più importanti collezioni italiane e utilizzano solo presenze del quotidiano. E pure a quella di Mimmo Jodice, con le sue ricerche sulle statue di Canova.
Ho amato da subito il lavoro di Lo Re soprattutto per una sua peculiarità: l’immersione nelle tenebre di oggetti quotidiani, nello specifico statuette che appartengono a una collezione della sua famiglia da diverse generazioni e provenienti dai più reconditi anfratti del mondo, e la modalità di catturare la luce ricreandola con i Led e puntandola sui dettagli dei soggetti fotografati [...]».
Lo stesso autore, così descriveva la sua ricerca: «Per quanto riguarda la luce si evolve sempre sulla strada dei LED, anche se sarebbe meraviglioso poter intrappolare quella naturale allo stesso modo, credo impossibile», mentre per il critico della rivista online “Insideart”, Claudia Quintieri, le opere di Lo Re sono «fotografie notturne, frutto di un lavoro intimista che crea un'emersione inconscia e un'immersione sensitiva. Che gioca con ciò che si cela, che acuisce con ciò che si vede: svelamento/occultazione».
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