PALERMO AL DETTAGLIO
L'unica nebbia che conosciamo a Palermo: il fumo della brace il giorno di Pasquetta
Quando si alza in cielo è come la fumata bianca per l’elezione del nuovo pontefice: habemus stigghiolam. Per noi palermitani, l’arrostuta è una cosa seria
È l’unica nebbia che conosciamo. Quando si alza in cielo è come la fumata bianca per l’elezione del nuovo pontefice: habemus stigghiolam.
Non è un semplice barbecue o una grigliata di carne. La chiamiamo arrostuta proprio per identificare tutto quello che si cela dietro questa: dalla sua organizzazione alla sua conclusione.
Per noi, ogni giorno è buono per fare una arrostuta. Questo periodo dell’anno però è un vero e proprio trium virato dell’arrostuta: pasquetta, 25 aprile e primo maggio.
Chiaramente la Pasquetta è l’emblema dell’arrostuta, proprio perché è quella che apre la stagione. Quella che aspettiamo con tanto ardore dopo un lungo inverno, quella che letteralmente apre le danze. La pasquetta è un po’ come il Capodanno del periodo natalizio: la passi con chi vuoi. Ma è anche il Santo Stefano, perché non importa cosa tu abbia mangiato il 24 ed il giorno di natale, il 26 dicembre si continua a mangiare comunque.
Anzitutto, la ricerca del luogo più adatto. Deve essere un luogo consono ad arrostire, dunque serve una brace capace di ospitare 4 kg di carne ed uno spazio consono che per ospitare la pennichella post pranzo dei commensali, necessariamente al sole. Non importa che sia un villino semi abbandonato, una villa con piscina o il bosco della favorita. Conta solo una cosa: la griglia.
Una volta scelto il luogo in cui dovrà tenersi il grande evento, lo step immediatamente successivo: la spesa.
Questo è forse uno dei momenti più delicati dell’arrostuta e sul punto vi sono due tipologie di soggetti: quelli che si offrono sempre per farla – nonostante ogni anno si ripromettano di non farla mai più - e quelli che si tirano sempre indietro, lasciando fare lo sporco lavoro agli altri.
La scelta della carne da comprare è sempre molto ardua. Di norma si va sul classico: salsiccia, puntine e stigghiola.
Ma c’è sempre chi vuol far l’americano e richiede l’hamburger o l’amico a dieta che preferisce la carne di pollo. Per non parlare della disgrazia di avere un amico vegetariano. Non me ne vogliano gli appartenenti a questa categoria, ma l’arrostuta, non è il posto adatto a voi.
Un solo vegetale è ammesso durante l’arrostuta, il patron di ogni pasquetta che si rispetti: sua maestà il carciofo. Il “cacocciolo” è elemento essenziale di ogni Pasquetta che si rispetti.
Acqua, birra, cocacola e vino come se piovessero. Tutto pronto, la spesa è fatta, il menù è concordato ed ecco che arriva il giorno tanto atteso. L’arrostuta, ti mette sempre di buon umore. Arrivi sul posto, alle 12.30/13.00 ed inizia la divisione dei ruoli e le relative strategie di gioco.
L’unico vero eroe dell’evento è uno soltanto: l’addetto alla griglia.
In abbigliamento da spartano e con il suo forchettone in mano è sicuramente il Leonida dei 300 guerrieri di Sparta. Colui il quale dedica una totale dedizione alla griglia da non staccarsi da lì neanche sotto tortura, colui che è disposto a non mangiare per fare la brace perfetta. È il soggetto che va incontro alle esigenze di tutti: chi la vuole cotta e chi la vuole cruda. Letteralmente.
Nel frattempo ci sarà chi pulisce i carciofi, chi apparecchia, chi sostiene l’addetto alla griglia osservandolo e dirigendo i lavori, chi mette la musica, chi si sente legittimato a non far nulla, perché ha fatto la spesa.
La fase numero due della pasquetta: la caccia. Si perché l’arrostuta, non è un pranzo come gli altri, ma una vera e propria affermazione di supremazia, una sorta di legge della natura: il più forte mangia, tutti gli altri restano digiuni.
Allora ecco avvicinarsi il primo mammifero alla griglia, ha già annusato la sua preda ed è disposto a tutto per averla. Attende con finta indifferenza la discesa della carne dai carboni ardenti e …zac, con un gesto felino ha già divorato la sua vittima.
Per gli altri non resta che attendere. Infine, i dolci. Nessuno ha pensato ai dolci. Spesso e volentieri infatti è talmente tanta la foga dell’arrostuta che si pensa solo alla carne e non ai dolci. È così che una raccolta fondi collettiva, unitamente al temerario personaggio disposto a prendere l’auto, risolve il problema.
Dopo i dolci, di norma, arriva l’abbiocco post pranzo, ritorna la quiete o al massimo qualche immancabile gavettone (ormai esclusiva degli over 2000).
Ma è così che alle 17.00/18.00 quasi come per magia, spuntano i carciofi, depositati sulla carbonella dormiente, da qualche d’uno che al carciofo ci tiene particolarmente ed è così che si riaccende l’appetito e come tanti scoiattoli tutti cominciano, quasi fosse un passatempo, ad assaporare ogni foglia del carciofo.
Si ricomincia. Come un circolo vizioso, tanto che, gli arrostuta addicted, riaccenderanno la carbonella e si attiveranno per la cena.
Chiaramente queste abitudini andranno a scemare con l’avanzare dell’età ma, in cuor mio, spero che la forza dell’arrostuta rimanga sempre con me.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
|
GLI ARTICOLI PIÙ LETTI
-
ITINERARI E LUOGHI
È uno dei più alti in Europa: dov'è (in Sicilia) il ponte "vietato" a chi soffre di vertigini
-
ITINERARI E LUOGHI
Vedi il suo mare e ti senti ai Tropici: dov'è (in Sicilia) una delle spiagge più belle d'Italia