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Con i viaggi si può vivere di lusso: il copia e incolla che farebbe bene al turismo in Sicilia

Le statistiche sul mondo del turismo in Sicilia potrebbero essere ben più floride e basterebbe copiare il lavoro di alcune regioni per decollare davvero in questo settore

  • 23 gennaio 2020

Una spiaggia delle Canarie (foto Pixbay)

Il Trentino è una piccola regione che basa parte importante della sua economia sul turismo con circa 18 milioni di presenze. Un territorio di quasi 14.000 kmq e poco più di un milione di abitanti. Il caso del Trentino è quello di una regione italiana che ha investito con intelligenza sul turismo. Il trentino dispone di una sola risorsa, la natura.

Più a sud la nostra Sicilia, cinque volte più popolosa del trentino, con una superficie quasi doppia (25511 kmq). Ed una offerta che parte dal Sole, il bene turistico per eccellenza, che si unisce al mare con circa 1650 km di coste (più del 20% delle coste nazionali), ed un’offerta naturalistica, artistico-monumentale, enogastronomica unica al mondo per varietà e ricchezza.

Per dare qualche altro parametro la regione italiana più visitata è il Veneto che è anche la sesta in Europa con oltre 60 milioni di presenze, la Toscana 42 milioni, Lombardia e Lazio oltre 30 milioni. Qui trovate di dati pubblicati dall’ISTAT a fine dello scorso anno.
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La Sicilia non arriva a 15 milioni. Nelle prime venti città italiane nessuna città siciliana. La prima è Palermo al 38° posto. Con poco più di 1,3 milioni di presenza. Napoli fa 3,2 milioni di presenze. Roma è prima con 29 milioni.

La regione più visitata d’Europa sono le Canarie, con quasi 90 milioni di presenze circa 7500 mq di superficie ed una lunghezza costiera comparabile con quella siciliana.

La Sicilia pur con basi ottime per una offerta turistica che potrebbe porla in cima alle classifiche Europee fa numeri risibili. Non fatevi incantare dalle crescite percentuali a doppia cifra che annunciano la fine di ogni stagione. Se hai un turista e l’anno dopo ne hai due hai aumentato del 100% ma sempre due persone sono venute. Il motivo è che non basta avere qualcosa da offrire, devi anche essere in grado di costruire un sistema e promuoverlo. Serve un progetto ed un piano.

Il sistema turistico siciliano, peraltro mai stato realmente forte, è allo sbando definitivo da quando sono state abolite le AAPIT. Che hanno cessato l’operatività dal 2006. Sia chiaro io credo sia stato un provvedimento giusto. Le AAPIT erano organizzazioni obsolete. Il punto è che si è abolito un sistema non funzionate per sostituirlo con niente. Dal 2006 non esiste alcuno strumento operativo pubblico o privato per la pianificazione turistica in Sicilia. A leggerlo dopo averlo scritto vengono i brividi.

Io ho una proposta. La rivolgo al governo ed alla politica tutta. La mia proposta è copiare da quelli che hanno successo. Senza inventare ricette particolarmente magiche. A volte basta guardare come fanno i più bravi.

Il turismo in Trentino è gestito attraverso una società autonoma di proprietà pubblica, la Trentino Marketing. Il turismo a Gran Canaria è gestito da “Patronato de turismo de gran Canaria”, una società autonoma di proprietà pubblica che cura il marketing turistico dell’isola.

Se queste destinazioni hanno un successo così rilevante non lo devono solo al loro patrimonio di partenza (rispetto al quale la Sicilia non avrebbe nulla da invidiare). Ma alla capacità di rendere questo un prodotto turistico. Per farlo occorre visione e capacità di management. Soprattutto occorre separare le scelte operative dalla direzione politica. Perché converrete che per una ricaduta a breve per un assessore è preferibile finanziare una bella sagra di paese.

Anche se questa non porterà mai alcun turista sul territorio. Un progetto turistico ha bisogno di un piano a breve almeno annuale, ed un pianificazione almeno triennale. Con gente che studi i mercati ed i trend, dia indicazioni ed una linea agli operatori, coordini comparti tra loro non necessariamente affini.

Il passaggio di testimone tra un assessore e l’altro (solo questo governo ne ha già avuti due), unito all’assenza di uno strumento operativo, ha portato in questi anni all’assenza di una direzione precisa.

La mia proposta è l’istituzione di una agenzia autonoma con finalità pubbliche che come la Trentino Marketing e la Patronato de turismo de gran Canaria abbia lo scopo di organizzare e promuovere il turismo in Sicilia.


Questa struttura dovrebbe avere compiti di coordinamento sugli aeroporti (è mai pensabile che gli aeroporti siciliani siano in competizione tra loro?). Azione di gestione ed organizzazione di tutte le attività promozionali. Interventi programmatici sulle destinazioni. Se ad esempio sappiamo che il trend per il futuro è il cosidetto Mice Travel (conferenze fiere ed esibizioni) la società avrà in compito di fare si che il comparto possa organizzarsi, indirizzando anche l’assessorato Programmazione che pianifica gli interventi strutturali nel caso in cui ravvisi l’esigenza di realizzare strutture adeguate.

Lo stesso vale per assi di collegamento strategici e per le infrastrutture. Non basta il mare, devi anche poterci arrivare. C’è poi la gestione del portale. Gran parte delle intermediazioni nel turismo oggi avvengono su Internet. Sapete che esiste un portale ufficiale della Regione Siciliana? (visitsicily.info). Visitatelo, sembra realizzato alla fine del secolo scorso. Levatevi la curiosità di visitare anche la versione inglese. Pensate che questo è il modo in cui ci rappresentiamo nel mondo.

A chi pensa che una nuova società pubblica sarebbe una ulteriore occasione di spreco io rispondo che il problema non sono le società pubbliche, ma lo spreco. Per impedire il secondo non ha senso impedire le prime. Perché nei fatti l’incapacità del sistema turistico siciliano di produrre valore mi pare uno spreco decisamente inaccettabile.

Io a mio figlio quando sbaglia un calcio di rigore non dico di non tirarne più, ma di imparare a tirarli. Ragione per cui se il modello di società autonome che si occupano di turismo funziona dal Trentino alle Canarie dovremmo solo occuparti di farlo funzionare. E mi chiedo in questi quindici anni che sono passati da quando la legge sulla abolizione delle AAPIT è stata approvata gli assessori al turismo esattamente cosa hanno fatto.

Non credo che questa come altre proposte che ho fatto verrà presa in nessuna considerazione. Mi piace però pensare che non è mancato per me renderla pubblica. È il mio modo di testimoniare che non tutti in Sicilia siamo rassegnati a quell'immobilismo, anche intellettivo e mentale, che caratterizza la nostra classe politica e amministrativa.
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