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Caparezza, la lingua lunga del rap italiano

  • 5 agosto 2006

Ferragosto adrenalinico in quel di Cefalù. Il 15 agosto, per l’appunto, all’area Dafne, alle 21.30, si terrà il concerto di Caparezza, il rapper pugliese dal capello a raggiera e la lingua biforcuta. Reduce dalla pubblicazione del terzo album, "Habemus Capa", Michele Salvemini da Molfetta prova a bissare il successo non indifferente (centomila copie) del precedente "Verità Supposte ". E le premesse sembrano essere molto positive: "La mia parte intollerante", canzone che sembra voler proseguire il discorso emotivo di "Fuori dal tunnel" ha già assunto il ruolo di "radiotormentone", con solidi e autorevoli consensi, trascinando il disco ai vertici delle classifiche.

Una biografia molto strana, quella di Caparezza, che affonda le radici nell’inimmaginabile. Correva l’anno 1997, infatti, e un Festival di Sanremo già piuttosto scarno di idee proponeva un cantante "filo hiphopparo", tal Mikimix, un clone sottotono dei Sottotono: difficile immaginare qualcosa di più imbarazzante. Si ricorda con sgomento il brano "E la notte se ne va", la strofa più coinvolgente era "Ed è dolce come panna l'eco della ninna quando vado a nanna".
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Una cosa era certa: di tal Mikimix la discografia italiana avrebbe fatto tranquillamente a meno. Una certezza, questa, che divenne realtà nel giro di un paio di mesi. Deo gratias! Di quest’artista-meteora si persero subito le tracce ed è davvero buffo, a distanza di quasi dieci anni, accettare che quello stesso personaggio, irritante come una puntura di zanzara tigre sia diventato un tempio della musica italiana, uno che colleziona ossequi e consensi.

Perduta la voce da "sono hip hop, ma sono molto dolce" Mikimix si traforma in rospo, la sua voce diventa "a cartone animato", la ninna non va più a nanna, ma inizia a studiare, irritare e giudicare il comportamento dell’uomo. Le parole da dolci si trasformano in taglienti. Da lì inizia l’avventura Caparezza che ad oggi si traduce in tre album, un dvd, concerti affascinanti in location televisivo-giovanili, comparsate d’autore con gruppi altrettanto storici, come nel caso di "Facce", ultimo singolo dei Bisca.

Oggi Caparezza è il Paperino dell’hip hop, veloce e tagliente, giocoso e serioso, psicanalitico e faceto. Divertente ma con un retrogusto malinconico: è difficile restare indifferenti alla sua voce buffa e alla sua lingua lunga. Un artista sul serio e che piace a tutti, alle mamme e ai bambini, ai sinistrorsi e agli ultras, ai ragazzini con le scarpe "Rich" e ai "giaccacravattati". Un cumulo di capelli e talento arrivato da chissà dove, proprio quando lo scenario hip hop, tolta qualche rara cricca di nicchia, sembrava non aver più nulla da dire in Italia. Lui nel frattempo si gode il suo "magic moment", ci tiene a precisare che detesta quei programmi televisivi vuoti che usano i motivi delle sue canzoni e si concede con gioia alle Markette di Chiambretti, evitando la De Filippi e i trenini in tv.

Un film già visto, per certi aspetti. Anche il guru Jovanotti prima di scalare il massiccio di Capo Horn, saltellava tarantolato in tv con cappellini "Yo", incitando a feste e casini. Si cresce, a quanto pare. E il terzo album di Caparezza è un’ulteriore crescita, con un’attenzione particolare agli arrangiamenti e all’uso dei campioni, come in "Torna Catalessi" o la divertente "postuma" "Annunciatemi al pubblico". Certo, a tratti il ragazzo la butta un po’ troppo sul facilone, l’intuito geniale si mischia con l’ovvio e gli echi del Miximix pensiero li senti ancora nell’aria, ma il suo personaggio buca il video e le casse, le sue rime a cento all’ora non dispiacciono assolutamente e le sue istintive provocazioni stanno tracciando un periodo. Chissà se il ragazzo si farà, anche se ha la "capa rezza".
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