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Balarm, il primo romanzo di Germana Fabiano

«Volevo rendere la magia di una città vivace e rassegnata insieme» commenta l'autrice, ma anche «raccontare le lotte dei volontari nei quartieri difficili»

Fabio Vento
Web developer e giornalista
  • 12 aprile 2009

Tanti secoli or sono Federico II di Svevia cercava risposta alla sua sete di conoscenza. Ai saggi d'oriente accorsi alla sua corte poneva domande senza tempo sul paradiso e l’inferno, sul potere degli uomini e l’indifferenza di Dio. Per nulla soddisfatto dalle risposte, un giorno invocò direttamente Balarm, la sua città, perchè dall'alto del suo fasto imperscrutabile sciogliesse i suoi interrogativi. Il primo romanzo della palermitana Germana Fabiano dal titolo "Balarm" inizia proprio qui, da questa vertiginosa invocazione che «ai giorni nostri ancora vaga per le strade», fondendosi con le voci e i rumori della città.

Ma Balarm non ha mai risposto, non ha una risposta: nello splendore regale di ieri come nella decadenza di oggi, tra palazzi fatiscenti, strutture che mancano, criminalità e disoccupazione, conserva la sua indifferenza sorniona, vive di quell'atavica indolenza che nella sua gente si fonde in modo unico con l'energia e la vitalità. Anzi, «si diverte a confondere la gente che si avventura per i suoi vicoli; gioca scherzi crudeli, disincantata e lunatica».«La realtà più cruda si mescola alla fantasia, strizzando l’occhio al “realismo magico” di cui sono maestri gli scrittori sudamericani, che adoro» dichiara l'autrice.

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Così a Toni, un ragazzino che guida i turisti per conto di un’associazione di volontariato, basta attraversare un varco per rivedere la città così com’era secoli prima, ai tempi della fulgida dinastia normanno-sveva. Attorno a lui tanti piccoli personaggi, al limite del surreale eppure straordinariamente “veri”: Claude, sfuggito alla guerra e approdato a un semaforo della Marina; Sebastiano, poeta alcolizzato; l’ottantenne Nina, la depositaria di un’antica saggezza; il Professore, che lotta con la sua associazione per i diritti degli abitanti del quartiere e infine Giulia, che «cerca disperatamente una sigla (co.co.co., co.co.pro., L.S.U.) che giustifichi, se non la laurea, almeno il diploma».

Tutti animati da un'istanza di riscatto, e tutti vittima dell'indifferenza di Balarm, che “li spingeva nelle strade per un suo disegno segreto o forse solo per vincere la noia, e quando ne avesse avuto voglia li avrebbe di nuovo rinchiusi dentro le sue frontiere”.«Spero di avere trasmesso almeno una parte della magia di questa città che non ha eguali. La sua atmosfera di luogo in sospeso tra lo splendore e la decadenza, l’energia e la rassegnazione»: precisa Germana Fabiano. E continua: «Volevo anche raccontare della lotta, a volte troppo silenziosa, dei volontari nei quartieri più difficili, troppo spesso ignorata».

Germana Fabiano è nata a Palermo nel 1971 ed è cresciuta tra Bagheria e Santa Flavia. Ha collaborato sia in Italia che all’estero con organizzazioni attive nella promozione dei diritti umani. Vive tra Tübingen (Germania), dove insegna, e la Sicilia. È autrice di un “Manuale di sopravvivenza per Italiani in Germania”. “Balarm”, 377 pagine e 15 euro per le edizioni Robin, è già in libreria. per maggiori informazioni visitare www.lafeltrinelli.it/products/9788873714422/Balarm/Fabiano_Germana.html?prkw=Balarm&srch=0&cat1=1&prm=&Cerca.x=44&Cerca.y=15.

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