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Lo vedi dal mare (e pensi a lei): il castello della Barunissa più amata dai palermitani

Lo conosci per la terribile tragedia che si è consumata all'interno. Una fortezza che, silenziosa e maestosa, sorveglia uno dei paesi preferiti dai palermitani in estate

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 11 agosto 2024

Il Castello di Carini

Una fortezza medievale si staglia su una collina. Le punte merlate svettano fino al cielo, mentre una coltre di vegetazione la difende per metà: è il Castello di Carini.

Bastione in provincia di Palermo che dall’esterno, appare una costruzione poderosa mentre scruta l’omonimo paese; invece all’interno, domina un’atmosfera scenica dove si è consumata una tragedia degna di un autore greco, quella della Barunissa di Carini.

Ma prima di cotanto dramma addentriamoci nella storia di questo bastione. Risalente al periodo normanno (XI e il XII secolo) e fatto edificare da Rodolfo Bonello, guerriero al seguito del conte Ruggero I di Sicilia, dapprima aveva funzione di avvistamento.

Ma fra il 1238 e il 1397 diventa luogo residenziale della famiglia Abate, successivamente spogliati di tutti i beni, compreso il Castello; così dopo di loro arrivano i Carini La Grua. Il matrimonio fra l’unica figlia di Umberto La Grua e Gilberto Talamanca porterà a una nuova dinastia, e con essa un nuovo nome per il Castello “La Grua Talamanca”.
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La vita al suo interno scorre fra l’architettura fastosa con elementi arabo - normanni, volte a crociera, portali e soffitti a cassettoni. Tra i fiori all’occhiello ci sono i luoghi di condivisione e solitudine: il salone delle feste, la cappella e le stanze affrescate, prima fra tutte quella raffigurante Penelope e Ulisse.

E proprio in una di queste stanze nel 1563 dimorava Laura Lanza di Trabia, nota come la Baronessa di Carini. A soli 14 anni diventa la sposa di Don Vincenzo la Grua Talamanca, uomo dedito agli affari, tanto da disinteressarsi alla moglie.

Così, Laura trascorre il tempo in compagnia di un amico d’infanzia: Ludovico Vernagallo. Gesto, che alimenta dicerie su una possibile relazione (di lui vi abbiamo parlato anche in un nostro articolo).

Ebbene, secondo la leggenda il padre della ragazza Don Cesare Lanza, scoperto il rapporto fra il giovane cavaliere Ludovico e la figlia, d’accordo con il marito di Laura, compie un atto abominevole. Per difendere l’onore del Casato, approfitta dell'oscurità e del silenzio notturni e insieme alla sua armata arriva al Castello, dove pugnala la figlia e fa uccidere Ludovico.

A instillare nel padre e nel marito di Laura il dubbio sul presunto tradimento con Ludovico, pare sia stata una figura tra le più insospettabili: un frate di un convento vicino al Castello. Orribile “soffiata” a cui segue l’atroce delitto conosciuto al tempo come “L’amaro caso della Baronessa di Carini”.

Un omicidio non subito di dominio pubblico, per i privilegi e il potere della famiglia Lanza che convince i diaristi del tempo a riportare solo la data e la notizia di morte della signora di Carini.

Secondo alcuni, avvenuta per motivi di denaro: la morte dell’amante avrebbe garantito al marito Vincenzo una parte del suo patrimonio, mentre al padre Cesare l’uccisione della figlia per motivi di onore di avere indietro la dote.

Certo è che il padre non sconterà la sua pena, anzi sarà assolto. E pare abbia espiato la sua colpa rifugiandosi nel Castello di Mussomeli, dove una leggenda narra si aggiri a Barunissa Laura ancora in cerca del padre che gli ha tolto la vita.

Secondo un’altra leggenda nel giorno dell’uccisione di Laura, il 4 dicembre, sul muro della stanza in cui è stata assassinata la giovane compare la sagoma della sua mano insanguinata. Un marchio indelebile nel silenzio di quelle mura.

Visibile dal mare, dall’isola delle Femmine e da Ustica, il Castello di Carini oggi è meta di amanti di storia, architettura e anche di curiosi che probabilmente in una delle stanze della fortezza sperano di assistere a un fugace incontro con quella Barunissa colpita dalla furia spietata di chi avrebbe dovuto amarla.
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