STORIE
È bella, è mamma, è tosta: vi presentiamo il primo vigile del fuoco donna della Sicilia
È stata la prima vincitrice di concorso e ancora oggi rimane l'unico vigile del fuoco donna della sua città, Agrigento: una storia bella quella di Margherita ma non sempre facile
Margherita Tripodo, primo vigile del fuoco donna della Sicilia, con il fratello
Margherita aveva 28 anni quando decise di seguire quella fiammella (e non è un gioco di parole) che le ardeva dentro; aveva un marito a quei tempi e aveva due bambine di 4 e 8 anni, faceva con amore e dedizione la casalinga, ma sentiva che le mancava qualcosa. Sentiva che la vita la chiamava a fare anche altro. Fu così che spinta da suo fratello, di cinque anni più piccolo e intento a presentare la domanda per il concorso di Vigile del Fuoco, la presentò anche lei.
«Sono sempre stata una donna dinamica - racconta - e dovevo trovare qualcosa che appagasse questa mia voglia di fare ma l'idea del vigile del fuoco non mi sfiorava. Eppure quando mio fratello mi propose di presentare insieme la domanda, non ci pensai un attimo ed è stata la scelta giusta». Una nuova vita si prospettava, ma per raggiungerla, per raggiungere quell'obiettivo, quanta fatica, quanto sudore. «Per partecipare bisognava avere un diploma da geometra o la patente per guidare i camion, o un attestato di lavoro come elettricista, carpentiere di legno o ferro, muratore, idraulico. Nulla di "femminile" insomma, per me non c'èra nulla. Io per altro avevo un diploma magistrale, sì, per fare la maestra».
«La prima cosa che ho dovuto fare - dice - è stato trovare qualcuno disposto a farmi lavorare e insegnarmi un mestiere e bussando bussando, trovai chi mi aprì la porta e iniziai, da zero, in una ditta di carpenteria di legno».
La sua giornata tipo prevedeva sveglia prestissimo, preparare la colazione e sitemare le figlie per la scuola, fare le pulizie di casa e poi dritta da sua madre per addestrarsi per la prova di mestiere del concorso. Erano sei le possibilità a sorteggio, quindi ogni giorno si allenava per una prova diversa, carpentiere di legno, puntellamento di un muro, realizzazione di una casseforme per il cemento e altro. Poi c'era la pausa pranzo, i compiti delle bambine e il pomeriggio continuava in palestra fino alle sette. Al rientro a casa una doccia, la cena e poi Margherita si metteva sui libri, per la teoria.
«Per sei mesi è stato così - continua Margherita -. La palestra era indispensabile perchè dovevo addestrarmi per una prova ginnica difficile, uguale sia per uomini che per donne, e dunque dovevo irrobustire braccia e gambe per saltare il muro di due metri ad esempio. Difficile quindi sia mentalmente che fisicamente, ma volevo farcela».
E così arrivò il giorno della prova, a Roma, erano circa centomila da tutta Italia per 814 posti. E di donne lei ne ricorda una soltanto oltre lei. Era il 1999.
Dopo la prima selezione erano rimasti in 4 mila. «I quiz ricordo che io e mio fratello li facemmo insieme, poi quando ci fu la parte dei "mestieri", siamo stati divisi necessariamente, lui era per autista di camion e io per carpentiere di legno. Fu un successo, arrivai undicesima e sono riuscita ad entrare non come idone, ma come vincitrice di concorso e quindi subito».
I vincitori vennero suddivisi in due plotoni per l'addestramento - uguale nemmeno a dirlo, per uomini e donne - e che sarebbe durato altri sei mesi. Lei fu inviata a Castelnuovo di Porto vicino Fiano Romano. Ed è così che dopo aver sostenuto l'esame ed averlo superato brillantemente, il vigile del fuoco donna Margherita Tripodo, il 13 novembre 2000, prese servizio.
La prima destinazione fu Piacenza, ma dopo un po' chiese l'aspettativa, a stipendio zero, unica chance che aveva per restare a casa sei mesi. «Non potevo più stare lontano dalle mie figlie - ricorda - avevamo bisogno di stare insieme. Così presi quella decisione. Ricordo che tornata a casa fu difficile per me appendere nell'armadio la mia amata divisa, ma era quello che andava fatto. Poi chiesi l'avvicinamento parentale essendomi intanto separata e così riuscì ad ottenere il trasferimento ad Agrigento». La sua città, dove ancora oggi lei rimane l'unica donna vigile del fuoco.
Non è stato semplice esserlo in un contesto lavorativo che è appannaggio di uomini, ma preferisce non dilungarsi su questo, che di certo l'ha segnata ma l'ha rafforzata, perchè il maschilismo è purtroppo sempre presente, così come gli imbecilli, figuriamoci vent'anni fa. Ma lei ce l'ha fatta e a testa alta sempre, «Mi sono spesa tantissimo nella vita io, al di là di tutto, le mie giornate le ho sempre sudate - dice con voce emozionata e consapevole -. C'è gente per bene e gente che non lo è, ma oggi io sono più forte e i miei colleghi mi rispettano. C'è collaborazione e mi conoscono.
Ho sempre lavorato senza rispariarmi, senza lamentarmi, sempre sul camion pronta ad andare a spegnere incendi, col freddo, col caldo cocente e con il ciclo mestruale, ma che ne sanno gli uomini... di cosa vuol dire non potersi cambiare o trovare facilmente un posto per fare la pipì. Sembrano banalità ma noi sappiamo che non lo sono, soprattutto in lavori del genere. Ti parlo da donna a donna, stremata sì ma mai passare il naspo a nessuno».
Ci tiene a precisare che non mi racconta queste cose per autocelebrarsi, ma perchè ha scelto un lavoro in cui bisogna essere dinamici, sempre all'erta, operativi appunto, e se scegli questo mestiere sai a cosa vai incontro e lo fai anche se con più ostacoli. E il vigile del fuoco Tripodo è un "operativo", sta sul camion, per strada, si sporca le mani. Da sempre.
«L'intervento più bello che ricordo? Beh sono tanti, sono tutti quelli in cui fisicamente aiuti qualcuno che è nei guai. Una volta abbiamo soccorso una vecchietta che non poteva deambulare e che era rimasta chiusa in casa. La sua badante era uscita sul pianerottolo per un momento e la porta si era chiusa per un colpo di vento. L'anziana signora era sulla sua poltrona e non poteva muoversi. Arrivati sul posto, nonostente le nostre manovre la porta non si apriva, così abbiamo preso l'autoscala. Arrivata lassù ed entrata in casa, ho trovato la vecchietta tremante e mi guardava come una bambina impaurita e felice allo stesso tempo di vedermi. Era tenerissima, e ti senti una sorta di angelo custode. Le persone ti aspettano, fiduciose, sanno che ce la facciamo».
Se le chiedi se ha paura ti risponde che è normale averne «Non c'è vigile del fuoco che non ne abbia. La paura è necessaria per essere attenti e prudenti ma l'ho sempre governata. Devi salire al sesto piano, la scala lassù oscilla, pensi "ok, sto per cadere", ma stai lì, a compiere il tuo dovere. Ho stima del corpo dei Vigili del Fuoco e di tanti miei colleghi e delle loro mogli. Perchè lo so che non deve essere facile per loro».
E di certo, di un vigile del fuoco in particolare ha molta stima ed è chiaro da come ne parla, suo fratello Angelo: «Se non fosse stato per lui non sarei quello sono oggi. Mio fratello mi ha sostenuta sempre ed è sempre presente. È, con le mie figlie e mia madre, la mia famiglia. Le mie figlie belle, che credo siano orgogliose del mio lavoro anche se non me lo dicono a parole. Ho conciliato il mio essere madre e il mio essere vigile del fuoco, non è stato facile ma ci sono risucita, anche perchè non sono tipa da panini o robe surgelate e quindi ho sempre cucinato per come si deve. Ho fatto tante rinunce, è vero, ma quello che faccio è bello, facciamo del bene, diamo alla gente, per questo le persone amano i vigili del fuoco».
E subito dopo intona il motivetto "Il pompiere paura non ne ha..." e sorride. E fa bena a sorridere Margherita, perchè anche se ha fatto tante rinunce e non si è goduta il tempo libero, le uscite nei locali, i divertimenti, ha solo 49 anni e tutta una vita davanti. È tosta margherita, oltre che bella, anche se della sua bellezza credo che non se ne renda conto.
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