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Così preziosa da essere sorvegliata 7 giorni su 7: l'oasi (magica) e sconosciuta in Sicilia

Gli appassionati di trekking possono scegliere un itinerario leggero in una strada immersa tra i vigneti e uliveti, ricalca il bel paesaggio collinare dell'entroterra

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 11 maggio 2023

La Diga Zaffarana

Rubino, Trinità, Paceco e Zaffarana sono le 4 dighe presenti nella provincia di Trapani. Quattro invasi che costituiscono una risorsa idrica importante per le colture del territorio. Raggiungere la diga Zaffarana è alquanto interessante perché inesplorata e sconosciuta.

Una volta superati i confini marsalesi (Madonna delle Cave) e messo piede in quelli trapanesi (contrade di Roccazzello e Falconiera), la strada non permette una viabilità perfetta.

Questo rappresenta il primo assaggio della sua posizione nell'entroterra. Il bacino idrico ha una dimensione di circa 12 ettari e può contenere fino a 1,2 milioni di metri cubi di acqua. È utilizzato per fini irrigui.

Gli inizi dei lavori si attestano attorno al 1975 e conclusi nel 1978. Una delle caratteristiche del bacino è la costruzione su terra e non, come in altri casi, con l’utilizzo di cemento. Un’altra particolarità è rappresentata dal collegamento diretto con il Lago Rubino.
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Nei periodi di siccità o massimo utilizzo, per evitare la mancanza (totale) di acqua, è stata progettata una struttura di prelievo dal lago per raggiungere in pochi minuti la diga.

Gli appassionati di trekking o lunghe camminate possono optare per un itinerario leggero (con partenza dalla centrale elettrica), su strada e immersa tra i vigneti e qualche uliveto.

Nel silenzio tombale per la mancanza di veicoli o quasi, la passeggiata è caratterizzata dalla presenza di un ambiente che ricalca a pieno il paesaggio collinare.

Il tragitto è segnato da un monumento in memoria di Paolo Agate e altri combattenti post-fascismo. Furono uccisi barbaramente in quelle zone nel 1948. Dopo 4 km circa si arriva al cancello d’entrata e cambia completamente lo scenario.

Il riflesso delle acque splende agli occhi del visitatore ed è possibile addentrarsi all’interno. La diga è sorvegliata h24 e 7 giorni su 7 dai custodi che controllano qualsiasi movimento interno.

Una volta a settimana è previsto il rilevamento e monitoraggio delle acque (batteri, volume e caratteristiche per eventuali risanamenti). Il luogo è diventato patrimonio ambientale a partire dal 2017.

L’area si è trasformata nel tempo in habitat ideale per diversi uccelli. Nel periodo migratorio, durante il loro passaggio, provvedono alla nidificazione.

Tra il 2016 e il 2017 furono trovate una Cicogna bianca deceduta e un’Aquila Bonelli ferita. La causa probabilmente è da attribuire alle linee elettriche o l’attività dei cacciatori. Si sono mosse tutte le associazioni ambientali provinciali e regionali.

Durante alcune manifestazioni, il Wwf di Trapani con la collaborazione dell’Università di Palermo hanno avviato un programma per valorizzare l’area e stimolare l’economia locale.

L’obiettivo è quello di realizzare un turismo alternativo e destagionalizzato. La diga Zaffarana offre valori di biodiversità non compatibili con altre zone e, permette di integrare diversi tipi di uccelli come l’Aquila imperiale, l’Aquila anatraia minore, i Nibbi reali e bruni.

Negli anni scorsi si è svolto anche un contest fotografico per studiare la "pressione antropica del suddetto luogo". Una serie di iniziative che hanno permesso di inserire l’intera area tra le zone umide IWC (International Waterbirds Census). L’incontro tra ambiente, fauna e paesaggio da sempre avvalora (almeno prova a farlo) la tesi di un avvicinamento tra l’essere umano col territorio di appartenenza.

Un legame che non riesce ancora a svilupparsi interamente. In un periodo dove il cambiamento climatico sta modificando la vita quotidiana, abbiamo il dovere necessario di rivalutare le nostre abitudini.
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