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Coronavirus "800A": a Palermo nasce una innovativa visiera protettiva anti Covid-19

Un gruppo di giovani innovatori ha realizzato un dispositivo di protezione, testato e validato dai medici del Policlinico di Palermo, da donare agli operatori sanitari

Elena Cicardo
Digital strategist
  • 13 aprile 2020

La maschera protettiva anti Covid-19 realizzata a Palermo

Da quando l’epidemia di Covid-19 ha colpito l’Italia, è emersa tragicamente la carenza dei dispositivi di protezione individuale negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie che, anche per questo motivo, sono diventati focolai del contagio. Medici e infermieri hanno denunciato la mancanza non solo di mascherine ma anche di camici, guanti, occhiali, calzari e visiere.

A dare una risposta a questa emergenza ci sta pensando, da nord a sud, la parte innovativa del Paese. A Palermo, Francesco Belvisi, con la sua azienda YAM che si occupa di progettazione e costruzione di barche a vela, ricerca sperimentale e tecnologie innovative in ambito di additive manufacturing, ha coinvolto un gruppo di giovani progettisti, designer e innovatori con l’obiettivo di mettere il loro know-how al servizio della comunità e mobilitarsi concretamente nella lotta al virus.

In poco più di quindici giorni, all’interno del Consorzio Arca, l’incubatore d’impresa dell’Università di Palermo, è nato CoronaScreen-800A, un innovativo dispositivo di protezione facciale da donare a medici e infermieri.
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«Lo abbiamo voluto battezzare, anche in modo scaramantico, con un nome provocatorio molto riconoscibile a Palermo, irriverente e sfacciato, che facesse sorridere», dice Monica Guizzardi, responsabile della comunicazione del Consorzio Arca e referente sui temi delle industrie culturali e creative e dell’innovazione sociale.

«Quando succedono cose della portata di quelle che stiamo vivendo, pensiamo di non poter fare niente se non siamo medici, infermieri o altre figure professionali in prima linea. Mi sono chiesto come avrei potuto aiutare le persone a lavorare meglio, cosa avrei potuto fare per ridurre il rischio del contagio - racconta Francesco. - Ho sentito al telefono una mia amica, dottoressa anestesista del Policlinico di Palermo, che mi ha segnalato l’esigenza da parte loro di una visiera protettiva che fosse semplice e comoda da indossare e soprattutto veloce da realizzare. Mi sono fatto un paio di nottate in laboratorio e ho studiato e provato tutti i progetti open source già esistenti che però non mi soddisfacevano».

Una decina di prototipi realizzati con i materiali più facilmente reperibili in tempi di lockdown, come tappeti in gomma per bambini o tappetini da yoga. Un’azione di co-design con medici e infermieri divenuti beta tester, che, provati i modelli, hanno fornito i loro feedback e suggerito modifiche soprattutto mirate a evitare l’appannamento, fino alla versione finale.

Il risultato è una visiera comoda ed ergonomica, che protegge il volto, il collo e le vie respiratorie da agenti esterni, liquidi e particelle contaminate, leggerissima e completamente avvolgente, composta da tre parti da assemblare: schermo facciale in PET, corona frontale che supporta lo schermo trasparente in gomma EVA ed elastico igienizzato.

L’innovazione sta nell’uso dei materiali e nella tecnologia scelta. «Pur essendo un grande sostenitore della stampa 3D devo dire che non è la tecnologia giusta in questo caso, perché ci vuole moltissimo tempo e il risultato è molto rigido. Meglio combinare laser cut e altri sistemi di taglio», spiega ancora Francesco.

Il dispositivo può essere pulito e igienizzato per essere usato più volte, viene consegnato in kit, così da ridurre i costi e ottimizzare packaging e trasporto, gli scarti sono ridotti al minimo e i materiali sono scelti prestando attenzione al minor impatto ambientale possibile.

Grazie al sostegno del Rotary Club Palermo Teatro del Sole, per martedì è prevista la consegna dei primi 2mila CoronaScreen-800A al Policlinico Paolo Giaccone di Palermo.

La domanda di pezzi però sta crescendo moltissimo e rapidamente. Per accogliere le numerose richieste, sono state chiamate a raccolta aziende di settori diversi, così da aumentare la produzione.

Sul sito dedicato al progetto è stata avviata una raccolta fondi, promossa dall’Associazione Rotary International Francesca Morvillo Onlus, per sostenere le spese di acquisto dei materiali e di trasporto, e poter donare il maggior numero di dispositivi a tutti gli operatori che ne hanno necessità per poter lavorare in sicurezza.
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